Nelle ultime ore si parla molto di luci telluriche o luci sismiche, cioè quel fenomeno ottico luminoso che può essere visibile durante i violenti terremoti. Dopo la scossa 7.9 registrata ieri in Turchia, infatti, molte persone hanno immortalato sui propri smartphone la formazione di presunte luci sismiche in diverse zone del Paese.
Al momento in realtà non è ancora possibile confermare se quelle fossero effettivamente luci telluriche, anche perché non esiste ancora un modello in grado di spiegare con certezza come si formino. Vediamo però quali sono le principali teorie formulate dalla comunità scientifica.
Cosa sono le luci telluriche?
Chiamate anche EQL (EarthQuake Lights), le luci telluriche sono bagliori, luci globulari, nubi diffuse e lampi simili a quelli di una tempesta ma più duraturi, con colori che variano molto: generalmente si tratta di luci bianche e azzurrine, ma ci sono casi in cui assumono tinte sul rosso e verde. Sebbene siano osservate sin dall’antichità (il primo testo a riguardo può essere fatto risalire a 2mila anni fa, “Historia Naturalis” di Plinio il vecchio), l’origine delle luci telluriche non è ancora certa: questo fenomeno è tuttora oggetto di studio e sono varie le teorie dei ricercatori – senza contare il fatto che alcune delle luci che vengono osservate durante un sisma non sono necessariamente collegate a questo fenomeno. Un caso celebre è quello del terremoto in Messico nel 2021 quando si scoprì che le luci blu osservate non erano telluriche ma dei semplici trasformatori esplosi.
Le teorie sulla formazione delle luci telluriche
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) al momento conferma che ci sono solo ipotesi a riguardo, cioè non possiamo dare con certezza una spiegazione. Tuttavia possiamo individuare due teorie che sembrano avere più rilevanza di altre.
Campi elettrici generati dal quarzo
La prima teoria, quella storica, riporta la creazione delle luci sismiche a campi elettrici intensi che si generano all'interno di rocce contenenti quarzo: questo minerale è piezoelettrico, quindi può diventare elettricamente carico se sottoposto a pressioni – come quelle che si possono verificare nella roccia durante un sisma. Questo accumulo di carica, in teoria, potrebbe a sua volta dar vita a piccoli fulmini e scariche luminose.
Ionizzazione dell'ossigeno
Passiamo alla seconda teoria. Alcuni recenti modelli suggeriscono che la generazione delle luci sismiche possa coinvolgere la ionizzazione dell'ossigeno contenuto in alcuni tipi di rocce (come dolomite o riolite) a seguito degli sforzi tettonici prima e durante un terremoto. Gli ioni sarebbero in grado di attraversare strati di roccia, anche attraverso le fratture della roccia stessa, e una volta raggiunta la superficie, a contatto con l'atmosfera, potrebbero addirittura ionizzare piccoli volumi di aria, trasformandoli in pacchetti di plasma emettenti luce.
Ovviamente è un fenomeno molto complesso da studiare. Si cerca di replicare le dinamiche in laboratorio per riuscire a isolarlo dal fattore meteorologico e cercare di risolvere il problema dell’attendibilità e credibilità dei testimoni (molti affermano che le luci telluriche si verifichino dal basso verso l’alto), ma la strada è ancora lunga e tortuosa. Sta di fatto che la ricerca è l'unica arma che abbiamo per indebolire i punti interrogativi legati ai fenomeni naturali.