A Ischia, nella località di Casamicciola, nella parte settentrionale dell'isola, c'è stata una frana che ha causato otto vittime accertate e ancora quattro dispersi. Purtroppo tragedie e fenomeni simili non sono una novità perché l'isola, cosi come gran parte del nostro territorio è soggetto a eventi franosi. Nella notte tra venerdì 25 e l'alba di sabato 26 novembre il maltempo si è abbattuto sull'isola del golfo di Napoli, l'alluvione ha provocato frane e allagamenti. I soccorsi continuano, nonostante le difficoltà di intervento causate dalle condizioni meteorologiche avverse, per recuperare le vittime, evacuare circa 230 persone e supportare le autorità nella ricerca dei cittadini ancora dispersi, al momento quattro. Disposto lo Stato di emergenza dal Cdm e stanzionati i primi aiuti economici.
Raccontiamo cosa sta succedendo a Ischia e quali sono le cause della frana a Casamicciola in un'intervista all'esperto geologo Francesco Peduto, ex Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
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Cosa è successo
Dal monte Epomeo il terreno di origine vulcanica ha ceduto dopo le intense piogge e una valanga di fango è venuta giù sradicando gran parte della vegetazione e lasciando nudo il fianco del rilievo. La colata ha percorso parte dell'isola portando con sé alberi, macchine e diversi detriti. Diverse le abitazioni a rischio crollo. Per ora dalle ultime notizie sono salite a 8 le vittime accertate, i dispersi sono 4, anche se da recenti dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e Trasporti il bilancio dei decessi potrebbe salire a otto. La frana di Ischia è l’ennesimo evento che dovrebbe far capire che siamo in un Paese la cui geologia e geomorfologia necessitano di azioni preventive. Mettersi in moto dopo le catastrofi non risolve il problema.
Le cause della frana a Casamicciola
Per far luce sulla situazione abbiamo intervistato Francesco Peduto, geologo di grande esperienza ed ex Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
Perché c’è stata questa frana ad Ischia?
Ischia è un’isola vulcanica, ricoperta in gran parte da uno strato superficiale di materiale vulcanico poco consolidato, o sciolto (come se fosse terriccio per intenderci); quando piove tanto questo materiale, caricandosi di acqua, può franare. È quello che è successo purtroppo in questi giorni.
La frana ad Ischia non è una novità, perché?
Quando si tratta di frane, di novità non ce ne sono: il 70% delle frane identificate in Europa si trovano sul territorio italiano. L’Italia è geologicamente predisposta a fenomeni franosi, soprattutto nelle zone più interne dove ci sono i rilievi. È un territorio sismicamente e tettonicamente molto attivo ed è geologicamente giovane, quindi ricco di rilievi (non ancora erosi dal tempo) che, ricoperti spesso da sedimento non consolidato o sciolto, è soggetto a frequenti fenomeni franosi.
È colpa dei geologi?
I geologi hanno fatto e fanno il loro compito molto bene. Lo dimostrano le carte del dissesto idrogeologico delle autorità di bacino: la stragrande maggioranza dei dissesti avvenuti negli ultimi dieci anni, e parliamo di oltre il 90%, si sono verificati in aree identificate dai geologi e classificate ad alto rischio. In altri termini noi sappiamo bene quali sono le aree ad alta pericolosità, le abbiamo identificate, classificate e messe su carta; ad oggi sono perimetrate circa 800 mila frane, sia in atto che potenziali. Lottiamo da anni per far capire alla politica che è vitale prendere provvedimenti.
Il punto quindi non è più di carattere tecnico-scientifico ma politico, mi conferma? E quali sono i provvedimenti a cui si riferisce?
Si, il problema è di carattere politico; si dovrebbero destinare molte più risorse per combattere il rischio idrogeologico in Italia altrimenti ci saranno sempre vittime e ingenti danni.
Da anni noi proponiamo di affiancare alle cosiddette misure strutturali, cioè misure post-evento calamitoso, delle misure non strutturali, come per esempio il presidio territoriale. S’intende un lavoro di monitoraggio preventivo delle aree volto a evitare, o quanto meno ridurre il rischio idrogeologico. In altri termini avere geologi e ingegneri, costantemente attivi sulle aree più a rischio per evitare vittime e danni ingenti.
Perché la politica fa così tanta difficoltà a capire che c’è necessità ad agire con approccio preventivo, quindi prima che succedono le sciagure e non dopo?
Ricordo quando ero presidente del consiglio dei geologi, presentammo la nostra proposta di misure non strutturali; riuscimmo a parlare anche con l’allora ministro degli interni e il ministro dell’Ambiente; la proposta piacque parecchio, ma purtroppo dopo poco tempo il governo cambiò. Eravamo punto e da capo.
Un po’ come i videogiochi degli anni 80-90, quando perdevi le tre vite si ripartiva da capo.
Esatto, in un certo senso si.