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20 Novembre 2025
7:00

Napoleone forse sconfitto da due batteri, non solo dal gelo: la nuova scoperta sulla campagna di Russia

Dalla fossa comune di Vilnius, scavata nel 2001, sono emerse prove che la Grande Armée di Napoleone non è crollata soltanto per il freddo o per la strategia russa, ma anche per due batteri responsabili della febbre paratifoide e della febbre ricorrente, che avrebbero quindi ulteriormente debilitato un esercito già in difficoltà, contribuendo alla sconfitta.

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Napoleone forse sconfitto da due batteri, non solo dal gelo: la nuova scoperta sulla campagna di Russia
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In molti raccontano la ritirata di Napoleone da Mosca come una lunga agonia fatta di gelo, fame e marce interminabili. Ma bastava ascoltare i testimoni dell’epoca per intuire che, tra quelle file stremate, c’era qualcosa di più subdolo del freddo: febbri che comparivano a ondate, diarree violente, corpi che cedevano all’improvviso. Uno studio appena pubblicato su Current Biology da Barbieri e colleghi ricostruisce per la prima volta, grazie a del DNA antico, cosa si nascondeva davvero dietro quei sintomi. Analizzando i denti di tredici soldati recuperati da una fossa comune di Vilnius, gli autori hanno trovato tracce genetiche di due agenti batterici: Salmonella enterica, sierotipo Paratyphi C, responsabile della febbre paratifoide, e Borrelia recurrentis, che causa la febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi. I risultati mostrano che quattro soldati erano infettati da Salmonella e uno – forse due – da Borrelia. Le analisi escludono invece la presenza di Rickettsia prowazekii (tifo) e Bartonella quintana (febbre delle trincee), che per anni erano stati considerati i principali sospetti. Quel mosaico di infezioni, unito alla stanchezza e al clima, potrebbe aver accelerato il collasso della Grande Armée di Napoleone.

La disfatta in Russia di Napoleone Bonaparte e lo studio sui due batteri

Nel giugno 1812 Napoleone partì per la Russia con 500.000–600.000 uomini. La ritirata, iniziata il 19 ottobre e terminata il 14 dicembre, lasciò sul terreno circa 300.000 soldati. I resoconti dei medici dell’epoca – come quello del dottor J.R.L. de Kirckhoff – descrivono febbri, diarrea, dissenteria, polmoniti e ittero. Arrivati in Lituania, molti soldati bevevano il liquido delle barbabietole salate conservate in barili presenti nelle case (“buraki kwaszone”), una pratica che, secondo Kirckhoff, irritava fortemente l’intestino. Una condizione perfettamente compatibile, oggi lo sappiamo, con una possibile infezione da paratifoide.

napoleone batteri mosca
La campagna di Napoleone in Russia decimò centinaia di migliaia di soldati e gli agenti infettivi e le malattie connesse potrebbero essere state un fattore aggravante della sconfitta.

Per capire quali malattie colpirono i soldati della Grande Armée, i ricercatori hanno iniziato da un materiale sorprendente: i denti. Ne hanno analizzati tredici, tutti provenienti dalla grande fossa comune di Vilnius, un sito enorme che contiene oltre 3.269 individui. Dai denti si estrae il DNA meglio conservato, anche quello di eventuali agenti infettivi che circolavano nel sangue al momento della morte.

Una volta estratto il DNA, ogni campione è stato trasformato in milioni di minuscole sequenze (chiamate in gergo tecnico "reads": circa 20 milioni di “reads” per ciascun soldato. A quel punto bisognava capire se dentro questo miscuglio di frammenti ci fosse il segno di qualche batterio patogeno. Il primo passaggio è stato far analizzare i dati da un software chiamato KrakenUniq, che confronta ogni frammento con enormi database genetici. Gli autori hanno poi incrociato i risultati con una lista di 185 specie batteriche note per causare malattie nell’uomo. Per evitare falsi allarmi, hanno stabilito una regola semplice: considerare solo quei microrganismi che comparivano con almeno 200 frammenti unici. Sotto questa soglia, il rischio era che si trattasse di contaminazioni ambientali.

Da questo primo filtraggio sono spuntati 14 possibili patogeni, ma la maggior parte non aveva abbastanza caratteristiche coerenti per essere considerata attendibile. Dopo ulteriori controlli, ne sono rimasti soltanto due, che tornavano sia con i numeri sia con i sintomi descritti dai medici dell’epoca: Salmonella enterica (sierotipo Paratyphi C) e Borrelia recurrentis.

I sintomi delle due malattie che hanno colpito i soldati francesi

La Salmonella enterica, sierotipo Parathypi C, è la causa della febbre paratifoide, e si trasmette attraverso acqua o cibo contaminati da feci infette. In ambienti dove l’igiene è compromessa o l’approvvigionamento idrico è precario, basta una bevuta o un pasto fatto alla svelta per entrare in contatto con l’agente patogeno. Senza cure, la malattia può prolungarsi per settimane e diventare pericolosa, perché colpisce l’intestino in profondità. La febbre paratifoide è un’infezione che inizia in modo lento, quasi sfumato: prima un senso di stanchezza che non passa, poi febbre che sale giorno dopo giorno, mal di testa, poca fame. A volte il tratto digestivo è il primo a cedere: qualcuno ha stitichezza, altri diarrea, altri ancora nausea o crampi alla pancia. In certi casi, sulla pelle compaiono piccole macchioline rosate che durano poco.

salmonella
Ricostruzione 3D di batteri della salmonella.

L’agente Borrelia recurrentis, invece, è un batterio che vive nel pidocchio del corpo umano, ed è responsabile della febbre ricorrente. Ma il problema non è tanto il parassita in sé: sono le condizioni che lo favoriscono. Vestiti sporchi, scambi continui di indumenti, persone ammassate e impossibilità di lavarsi creano l’ambiente perfetto perché il pidocchio proliferi e la malattia si diffonda rapidamente. In situazioni del genere, cioè proprio quelle nelle quali vivevano i soldati durante la ritirata invernale, una sola infezione può trasformarsi in un focolaio in pochissimo tempo. La febbre ricorrente ha un andamento del tutto diverso rispetto alla febbre paratifoide. Qui la febbre arriva di colpo, alta, accompagnata da brividi che scuotono tutto il corpo, dolori intensi alle ossa e ai muscoli, e spesso una debolezza improvvisa. Poi, quasi inspiegabilmente, i sintomi spariscono: per un paio di giorni sembra di stare meglio. Ma è solo una tregua. La febbre ritorna, e poi di nuovo cala, e così via, finché l’infezione non viene trattata.

I due batteri sovrapposti

Lo studio non pretende di attribuire l’intera catastrofe della Grande Armée ai due batteri individuati: 13 campioni sono troppo pochi rispetto agli oltre 3.000 scheletri presenti nel sito. Tuttavia, la presenza contemporanea di malnutrizione, gelo estremo, marce forzate, febbre paratifoide, febbre ricorrente trasmessa dai pidocchi, compone un quadro credibile sull'effettiva decimazione della Grande Armata di napoleone. Di fatto, Borrelia recurrentis da sola non è sempre letale, ma in un soldato già debilitato poteva essere devastante. E la paratifoide, con i suoi sintomi gastrointestinali, poteva accelerare il collasso di un esercito già in crisi.

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