E se vi dicessimo che il Gin Tonic una volta era una "medicina" per contrastare la malaria? Eh già, nell’acqua tonica è presente una sostanza con proprietà antimalariche: il chinino! Ovviamente nell'acqua tonica di adesso, la quantità di chinino è così bassa da non avere effetti come farmaco, ma è sufficiente per dare il gusto amaro e per rendere le bevande fluorescenti. Ma perché l'acqua tonica contiene questa molecola? In questo video-articolo vediamo nel dettaglio cos'è il chinino, com'è stato scoperto e la storia del Gin Tonic.
La "medicina" nel Gin Tonic contro la malaria
Il Gin Tonic è un cocktail che si prepara con il gin (la componente alcolica), acqua tonica e lime. Se prendiamo l'etichetta dell’acqua tonica c’è proprio scritto: contiene cloridrato di chinino. Che vuol dire cloridrato e cos’è il chinino? Se guardiamo la molecola, si vede bene che abbiamo da una parte il chinino e dall’alta il “cloridrato”.
Cos'è il chinino
Il chinino è una sostanza (un alcaloide) naturalmente presente nella corteccia delle piante appartenenti al genere Cinchona. Il chinino però da solo non si scioglie molto bene in acqua, e quindi i chimici, attraverso un processo, lo trasformano in cloridrato di chinino che è una forma solubile del chinino, così lo possiamo sciogliere in acqua.
E sia il chinino che anche il chinino cloridrato hanno proprietà antimalariche. Come hanno scoperto che aveva proprietà antimalariche?
La scoperta del chinino
Prima di tutto specifichiamo che le piante da cui si estrae il chinino sono originarie dell’America Meridionale, in particolare dalla catena montuosa delle Ande, tra Bolivia e Perù.
Il modo in cui l’hanno scoperto, in realtà, non è ancora ben chiaro, ci sono diverse leggende. Una di queste narra che un giorno un nativo americano con una febbre bella potente, si perse in una foresta delle Ande, era assetato e bevve da una pozza che trovò per caso. L’acqua di questa pozza però era molto amara, ma lui la bevve lo stesso perché appunto aveva sete. Gli sparì la febbre e andò chiaramente subito a raccontarlo ai membri del villaggio. Scoprirono che l’acqua era amara perché era stata contaminata dalle cortecce della Cinchona officinalis, che appunto conteneva chinino e da lì cominciarono ad utilizzare l’estratto della corteccia di questi alberi per far passare la febbre.
Però questa leggenda non sembra avere delle basi solide.
La seconda leggenda infatti sembra essere la più plausibile: si narra che la contessa spagnola di Chinchon, mentre era in Perù, contrasse la febbre e per farla guarire usarono la corteccia di un albero. Da quel momento, il botanico Carl Linnaeus chiamò quell’albero Cinchona, in suo onore, ovvero della contessa di Chincon.
Circa dal 1600, cominciarono a utilizzare l’estratto della corteccia per curare la febbre, che è tra l’altro uno dei principali sintomi della malaria. In particolar modo questo estratto veniva bevuto dai soldati dell’esercito britannico quando esploravano i nuovi mondi per evitare di contrarre la malaria, quindi in modo preventivo.
Perché si aggiungeva Gin al chinino
Quello che si faceva all’inizio era seccare la corteccia, macinarla fino ad ottenere una polvere e mescolarla con liquidi vari. Il problema era che sta bevanda che ottenevano era estremamente amara e quindi i soldati per riuscire a berla, aggiungevano di tutto per mitigare il sapore. Ed è qui che subentra il gin! Il gin, cioè una bevanda alcolica che si otteneva dalla fermentazione di cereali vari e bacche di ginepro, veniva fornito per i suoi effetti calmanti (banalmente era alcolico e migliorava il morale ai soldati che sicuramente non se la passavano bene).
Quindi i soldati britannici aggiungevano il gin alla bevanda al chinino per contrastare il saporaccio amaro.
La nascita dell'acqua tonica
Alcune aziende, che notarono l’enorme potenzialità del mercato del chinino a scopo medico, cominciarono a produrre una bevanda che contenesse il chinino, e per renderla più gradevole la fecero frizzante e zuccherata: nacque quindi la cosiddetta “acqua tonica”. Chi fondò una delle aziende che produsse più acqua tonica in assoluto? Il chimico Johann Jacob Schweppe, che tra l’altro fu anche il primo ad aver sviluppato il processo per la produrre l’acqua gasata in bottiglia.
Dalla messa in commercio dell'acqua tonica le forze armate britanniche cominciarono a usare la tonica di Schweppe al posto dell’intruglio di chinino, e aggiungevano sia il gin ma anche anche il lime.
La funzione del lime nel Gin Tonic
L’acqua tonica era contro la malaria, il gin per migliorare l’umore, e il lime, dato che contiene vitamina C, per evitare lo scorbuto, un’altra malattia.
Quindi i soldati non si prendevano la malaria grazie al Gin Tonic?
In realtà non era così efficace: la quantità di chinino contenuta nell’acqua tonica prodotta in quel tempo non era sufficiente a prevenire la malaria al 100%. Addirittura si stima che per avere l’effetto protettivo completo ogni soldato avrebbe dovuto bere circa 70 L di acqua tonica. Adesso invece, l’acqua tonica contiene ancora meno chinino quindi per avere qualche effetto dovremmo assumerne, probabilmente più di 200 L. Diciamo "probabilmente" perché la quantità di chinino nell’acqua tonica odierna non si sa dato che è sotto segreto industriale.
Cosa si usa contro la malaria ora
Viene ancora usato come farmaco antimalarico con dosi molto più alte rispetto alle quantità presenti nell’acqua tonica, ma se ne usano anche altri sia per prevenire che per curare. Per prevenire ad esempio si usa la clorochina, un derivato del chinino, ma non è così efficace contro il Plasmodium falciparum, ovvero il più pericoloso dei parassiti che portano la malaria. Per curare la malaria invece ad oggi si preferisco derivati dell'artemisinina, un’altra molecola.
La fluorescenza del Gin Tonic
Il chinino è una molecola che oltre ad avere proprietà antimalariche riesce ad assorbire la luce ultravioletta, che spesso è presente nei locali, ed emettere luce blu. Questo fenomeno si chiama appunto fluorescenza: si vede benissimo se spegniamo le luci e accendiamo una lampada ad ultravioletti