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19 Aprile 2024
7:00

Il paradosso di Peto: perché gli animali grandi si ammalano così poco di cancro?

Il paradosso di Peto è il fenomeno secondo cui gli animali di grossa taglia hanno una probabilità molto bassa di sviluppare tumori nonostante abbiano molte più cellule. Gli elefanti, per esempio, hanno un DNA con più informazioni utili alla soppressione di cellule cancerose.

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Il paradosso di Peto: perché gli animali grandi si ammalano così poco di cancro?
elefanti non si ammalano di tumore

In alcuni animali di grossa taglia, tra cui gli elefanti, c'è una bassissima probabilità di ammalarsi di tumore nonostante abbiano un numero di cellule molto maggiore rispetto agli animali più piccoli. Questo paradosso è dovuto alle scoperte di Richard Peto, un famoso epidemiologo, e per questo è noto come paradosso di Peto. È uno dei paradossi più eclatanti della storia evoluzionistica. Attorno a questo paradosso si sono attivate diverse ricerche, ma gli studi continuano perché è probabilmente una delle chiavi per capire come sconfiggere i tumori e procedere nella ricerca oncologica. Ma quindi perché gli elefanti non si ammalano quasi mai di tumore? Vediamo quindi nel dettaglio in cosa consiste il paradosso di Peto e perché gli animali grandi non si ammalano quasi mai di tumore

Cos'è il paradosso di Peto

Richard Peto è un medico ed epidemiologo inglese, famoso per aver formulato appunto, nel 1977, il paradosso di Peto. Il Dott. Peto si mise a contare il numero di tumori che c'erano tra i topi e tra gli esseri umani e si accorse una cosa un po' particolare: il numero era circa lo stesso e questa cosa lo colpì perché lui si aspettava che il numero di tumori all'interno degli esseri umani fosse più grande. Questo perché per logica più il numero di cellule di un individuo è grande, più si ha la probabilità che una di queste cellule "impazzisca" e inizi a proliferare in modo incontrollato diventando un tumore.

Questa cosa è effettivamente stata dimostrata all'interno della specie umana. Nel senso che nella nostra specie si vede che, per esempio, la probabilità di sviluppare il cancro è correlata con l'altezza: tanto più si è alti, tanto più è probabile sviluppare un qualsiasi tipo di tumore. Una persona più alta infatti ha più cellule e quindi ha anche più probabilità che una di queste si trasformi in una cellula cancerosa.

Peto si chiese se questo fenomeno verificato negli umani potesse valere anche in specie diverse. D'altronde un topo dovrebbe quindi sviluppare molti meno tumori date le sue ridotte dimensioni e quindi le poche cellule rispetto a un umano. Oppure viceversa animali enormi, come elefanti e balene, i quali hanno molte più cellule di noi, dovrebbero essere praticamente destinati a morire di tumore. Eppure, questo non succede.

Si è visto quindi che questa regola è vera intraspecie (nella specie), ma non interspecie (tra le specie). Questo è il Paradosso di peto.

Paradosso di peto
Grafico che rappresenta l’andamento delle mutazioni in funzioni del numero di cellule del colon. Credit: Aleah F. Caulin, Trevor A. Graham, Li–San Wang, Carlo C, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Perché gli animali grandi, come gli elefanti, sviluppano pochissimo tumori

Esiste una spiegazione scientifica a questo paradosso? Perchè gli animali grandi, nonostante l'enorme quantità di cellule rispetto agli umani, sviluppano meno tumori? La risposta è nel DNA.

Nelle cellule umane, infatti, ma anche di altre specie, ci sono dei controlli durante la replicazione del DNA per evitare che si formi una cellula tumorale. In un certo senso si può dire che la cellula sta molto attenta se vengono o meno commessi errori di copiatura e, se ci sono stati gli errori, prevede alla correzione di questi, o addirittura elimina l'intera neo-cellula.

All'interno del DNA umano, per esempio, ci sono le informazioni per produrre una proteina in grado di correggere gli errori commessi nella replicazione del DNA, ma anche di "uccidere" le cellule tumorali. Nello specifico, negli umani, grazie ad un gene che è presente in unica copia in ogni cellula, viene prodotta la proteina P53, appunto capace di sopprimere e impedire la crescita di cellule "impazzite". Se questo gene viene danneggiato, è molto più probabile sviluppare un tumore, poiché non verrebbe prodotta la proteina P53 e la cellula non disporrebbe più di nessun controllo.

proteine p53 che riparano il DNA

Negli elefanti ci sono 20 copie, per ogni singola cellula, del gene da cui viene sintetizzata la proteina P53, la proteina "poliziotto". Vuol dire che in ogni cellula del corpo dell'elefante ci saranno 20 proteine P53 a controllare che tutto funzioni bene, cioè 19 in più rispetto all'essere umano. Quindi, all'interno del genoma dell'elefante, c’è una bassissima probabilità che tutte e venti questi geni perdano la loro funzione simultaneamente dando via libera allo sviluppo di tumori. Ne consegue che questi animali, pur avendo tantissime più cellule, hanno molte meno probabilità per singola cellula di sviluppare un tumore.

Dopodiché c'è da dire che cellule di animali molto grandi tendono ad avere un metabolismo più lento, il quale sicuramente rallenta lo sviluppo eventuale di un tumore. Questo perché le reazioni che richiedono o rilasciano energia avvengono molto lentamente. Grazie a ciò ci sarebbero in circolazione molte meno molecole molto reattive (dette radicali liberi), le quali son note per danneggiare le strutture della cellula, in particolare il DNA. Meno radicali liberi in circolazione grazie al metabolismo lento, significa meno probabilità di sviluppare un tumore.

Inoltre la dimensione cellulare è uguale in tutte le specie, quindi una piccola cellula che impazzisce e inizia a propagarsi all'interno di un elefante, prima che diventi abbastanza grande da diventare un tumore che possa uccidere l'elefante ha bisogno di moltissimo tempo.

Questi meccanismi sono stati riscontrati anche in altri animali oltre gli elefanti, sempre di grossa taglia, come per esempio le balene. Storicamente quindi è probabile che a mano a mano che la dimensione di queste specie cresceva, la pressione evolutiva abbia selezionato delle strategie per poter contrastare il tumore all'interno di questi corpi immensi.

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