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27 Luglio 2025
18:30

Perché gli indù fanno il bagno nel Gange, uno dei fiumi più inquinati al mondo, e quanto è pericoloso?

Il bagno rituale nel Gange è un gesto sacro per gli hindu, che credono purifichi l’anima e interrompa il ciclo delle reincarnazioni. Nonostante il fiume sia tra i più inquinati al mondo, la fede nella sua forza spirituale resiste, superando timori per la salute e richiami alla prudenza.

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Perché gli indù fanno il bagno nel Gange, uno dei fiumi più inquinati al mondo, e quanto è pericoloso?
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Il bagno rituale nel Gange, fiume sacro dell'India, è uno dei gesti più iconici e misteriosi della cultura indiana: il Gange infatti è considerato dagli hindu una dea vivente capace di purificare l’anima. Milioni di fedeli vi si immergono ogni anno, sfidando l’inquinamento del fiume e il rischio sanitario per la forza della tradizione e della fede.

Non un semplice fiume, ma una divinità viva

Il Gange, o Ganga in lingua hindi, non è solo il fiume più sacro dell'India, ma una vera e propria divinità vivente per milioni di fedeli indù: è infatti considerato la manifestazione terrena della dea Ganga, una madre generosa che discende dal cielo per purificare gli uomini dai loro peccati e liberarli dal ciclo delle reincarnazioni. Questo fiume ha una presenza costante nelle leggende, nei testi sacri e nella vita quotidiana degli indiani, che lo venerano da millenni.

Secondo la tradizione, immergersi nelle sue acque ha un potere salvifico e purificatore: non si tratta solo di lavare il corpo, ma soprattutto l'anima. Fare il bagno nel Gange, soprattutto in determinati periodo dell'anno o in occasione di grandi feste religiose come il Kumbh Mela, è visto come un gesto che permette di liberarsi dalle colpa accumulate e di ottenere una sorta di benedizione eterna. Ogni anno, milioni di pellegrini si recano in città sacre come Varanasi, Haridwar e Allahabad, dove le rive del fiume diventano teatri di rituali che uniscono preghiera, canto, offerte e immersioni collettive.

Il significato spirituale del bagno rituale

Per capire il senso profondo di questo gesto, bisogna immergersi nella visione del mondo induista, che lega strettamente il corpo, l'anima e gli elementi della natura. L'acqua del Gange è considerata "amrita", ossia "nettare dell'immortalità", un dono divino in grado di sciogliere le impurità spirituali, infatti, nella visione induista, sofferenza e male non sono solo conseguenze delle azioni compiute nella vita attuale, ma si originano da un karma che si accumula lungo il ciclo delle reincarnazioni.

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Bagno rituale nel Gange.

Immergersi nel Gange permette, quindi, di interrompere questa catena, offrendo un sollievo immediato non solo per sé ma anche per i propri antenati. Tant'è che le ceneri dei defunti vengono spesso sparse nel fiume proprio per garantire loro un passaggio più sereno verso la liberazione finale, il moksha, che rappresenta la fine del ciclo di nascita, morte e rinascita. Per i credenti, il Gange è un ponte tra il mondo visibile e l'invisibile, tra la vita e la morte.

Quanto è pericoloso immergersi nel Gange?

Nonostante la sua aura di sacralità, il Gange oggi è anche uno dei fiumi più inquinati al mondo. Nelle sue acque confluiscono rifiuti industriali, scarichi fognari, resti animali e perfino cadaveri umani, che vengono abbandonati al fiume per ragioni rituali o per scarsità di risorse economiche per permettersi rituali funebri.

In alcune aree, il livello di contaminazione batterica supera di migliaia di volte i limiti considerati sicuri dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Infatti, le infezioni più comuni per chi si immerge nel Gange vanno dalle dermatiti ai problemi intestinali, fino a malattie più gravi come epatiti ed encefaliti.

Tuttavia, la maggior parte dei fedeli non percepisce questo rischio come prioritario: la fede nella potenza purificatrice del fiume supera la paura della contaminazione fisica. C'è la convinzione diffusa che il Gange non possa fare del male ai veri credenti. Alcuni studi hanno anche osservato la presenza nell'acqua di batteriofagi naturali che ridurrebbero parzialmente la carica batterica del fiume, alimentando questa percezione di invulnerabilità per chi ha fede, sebbene ciò non elimini affatto i rischi sanitari.

Un rituale sacro che resiste ancora oggi

Malgrado gli appelli delle autorità e i numerosi progetti di bonifica lanciati dal Governo indiano negli ultimi decenni, il bagno rituale nel Gange continua a essere un atto di fede che resiste a qualsiasi modernità. Per molti indiani, immergersi nelle acque del Gange non è comportamento irrazionale, ma una scelta spirituale che risponde a bisogni profondi: la ricerca di perdono, di pace interiore, di legami familiari eterni. Non a caso, il turismo religioso legato al fiume continua a prosperare, attirando anche stranieri curiosi di osservare o partecipare a queste pratiche.

Nonostante le polemiche sull'inquinamento e i pericoli per la salute pubblica, l'immagine del pellegrino che si immerge al sorgere del sole resta uno degli archetipi più forti e poetici della cultura indiana.

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