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3 Agosto 2024
7:00

Cubomeduse, cosa sono, quanto sono pericolose e dove si trovano in italia e nel mondo

Le cubomeduse sono tra gli animali più velenosi e pericolosi al mondo, ma la specie presente in Italia (Carybdea marsupialis) non è particolarmente pericolosa.

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Cubomeduse, cosa sono, quanto sono pericolose e dove si trovano in italia e nel mondo
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Credit: Alessandro Sabucci, via Wikimedia Commons

Le cubomeduse, note anche come "meduse scatola", sono invertebrati marini altamente velenosi appartenenti alla classe Cubozoa. Caratterizzate da una forma cubica e tentacoli lunghi, possiedono organi dell'equilibrio e occhi ben sviluppati. Sono eccellenti nuotatrici e predatrici, capaci di causare gravi ustioni con le loro nematocisti. Non serve però preoccuparsi eccessivamente: nonostante alcune specie siano letali, come la Chironex fleckeri (“vespa di mare”), altre come la Carybdea marsupialis sono meno pericolose. In Italia, la specie presente è la Carybdea marsupialis, quindi non così pericolosa. C'è da sottolineare comunque che questa medusa, dotata di tentacoli che possono raggiungere i 30 cm, è piuttosto urticante e può causare ustioni significative. È frequentemente avvistata al largo di Siracusa, nel Golfo di Trieste, vicino a Lignano Sabbiadoro e nella laguna di Grado, ma si sta espandendo anche in altre aree. Vediamo quindi nel dettaglio la biologia di queste meduse.

Caratteristiche delle cubomeduse: come sono fatte e dove vivono

Note in inglese come “meduse scatola” o “vespe di mare”, le cubomeduse sono piccoli invertebrati marini facenti parte della classe Cubozoa, phylum Cnidaria. Sono conosciute per essere tra gli animali più velenosi che vivono nei nostri mari. Il loro nome deriva dalla forma tipicamente cubica dell’ombrella, da cui si dipartono 4 gruppi di tentacoli lunghi e sottili che usano per nuotare e cacciare.

Possiedono degli organi dell’equilibrio e sono ottime nuotatrici, possono raggiungere velocità ragguardevoli rispetto alle comuni meduse (Scyphozoa) e catturare efficacemente le proprie prede grazie ad un sistema visivo composto da occhi ben formati (fino a 6 in totale) in grado di percepire la luce e lo spazio circostante.

Alcune specie possiedono occhi semplici chiamati ropali (ropalio al singolare), altre possono sfruttare lenti simili al nostro cristallino per una visione molto ben sviluppata. Non possiedono un cervello centrale ma sembrano avere capacità cognitive e abilità di associazione. La loro dieta è composta principalmente da crostacei e piccoli pesci che catturano con l’ausilio dei propri tentacoli urticanti.

Esistono circa 50 specie di cubomeduse in tutto il mondo, distribuite maggiormente nelle regioni tropicali, dove colonizzano le acque superficiali (fase medusoide) e i substrati sabbiosi e/o rocciosi (fase polipoide). Particolarmente nota qui in Italia è la specie Carybdea marsupialis: si tratta di una specie piuttosto urticante con tentacoli lunghi fino a 30 cm in grado di provocare ustioni serie. Viene spesso avvistata a largo di Siracusa, nel Golfo di Trieste, presso Lignano Sabbiadoro e la laguna di Grado ma sta colonizzando aree sempre più vaste.

Chironex fleckeri
Chironex fleckeri

Pericolosità per l’uomo

Le cubomeduse possiedono sui propri tentacoli delle strutture urticanti chiamate nematocisti che utilizzano per predare, difendersi e competere spazialmente. Sono delle sorte di fiocine iniettate di veleno che vengono estroflesse per paralizzare e catturare le prede. Le nematocisti contengono miscele altamente complesse e tossiche di proteine, peptidi e piccole molecole organiche in composizione variabile. Questi “arpioni”, a contatto con la pelle, possono provocare un dolore estremamente intenso, in grado di portare nei casi più gravi allo svenimento, all’arresto cardiaco e alla morte.

Essendo attratti dalla luce, dalle attività costiere ed avendo piccole dimensioni, questi animali possono avvicinarsi alla spiaggia e raggiungere i bagnanti senza essere notati. Inoltre, avendo tentacoli che si estendono per decine di centimetri possono avvinghiare facilmente braccia e gambe generando ustioni importanti.

Il grado di pericolosità varia da specie a specie, con un buon grado di letalità nelle specie australiane. Non serve però preoccuparsi eccessivamente: delle circa 50 specie di cubozoi, solamente alcune sono davvero letali e colonizzano le regioni indo-pacifiche e l’Australia settentrionale come la cubomedusa Chironex fleckeri considerata l'animale marino più pericoloso al mondo.

Nel caso di Carybdea marsupialis, una delle specie più comuni e avvistate in Mediterraneo, si tratta di organismi urticanti ma non così pericolosi come i mass media vogliono far credere. Gli effetti possono essere dolorosi ma spesso durano poco e non richiedono particolari trattamenti post puntura. Per evitare incontri spiacevoli gli esperti raccomandano di evitare la balneazione nelle ore notturne, in special modo sotto costa e di non farsi prendere dal panico in caso di avvistamento.

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I problemi ambientali per la proliferazione delle cubomeduse

Al di là della pericolosità per l’uomo, c’è un altro grande problema di cui dobbiamo parlare e cioè ruolo ecologico delle cubomeduse nell’ambiente. Le cubomeduse sono invertebrati molto antichi e adattabili, colonizzano i nostri mari ormai da tempo immemore ma la loro proliferazione è stata favorita dall’azione dell’uomo, in particolare dalla modificazione del profilo di costa e dalla creazione di nuovi punti di attecchimento dei polipi (stadio bentonico del loro ciclo di vita). Molte specie hanno bisogno di substrati rocciosi dove attaccarsi e negli ultimi anni stanno trovando punti sicuri dove riprodursi.

La loro presenza massiccia e inusuale va tenuta sotto controllo: più meduse che si cibano di larve vuol dire favorire l’impoverimento delle popolazioni ittiche, già pressate dalla pesca intensiva. Un modo potenzialmente efficace per limitarne il numero consiste nel favorire i predatori naturali di cubomeduse (tartarughe nella fattispecie), riequilibrando il sistema ecologico e la rete trofica alimentare. Questa accortezza, oltre a migliorare la coesistenza con noi umani, andrebbe accompagnata da una buona e corretta informazione per garantire sicurezza e tranquillità alla popolazione durante il periodo estivo.

Giusto un piccolo reminder: in caso di contatto diretto con questi animali ricordatevi di segnalarne la presenza e di fare riferimento sempre alle unità competenti!

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Nicole Pillepich
Divulgatrice
Credo non esista una parola giusta per definirmi: sono naturalista, ecologa, sognatrice e un po’ artista. Disegno da quando ho memoria e ammiro il mondo con occhio scientifico e una punta di meraviglia. Mi emoziono nel capire come funziona ciò che mi circonda e faccio di tutto per continuare a imparare. Disegno, scrivo e parlo di ciò che amo: natura, animali, botanica e curiosità.
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