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Negli ultimi giorni il governo statunitense avrebbe inviato a Taiwan 500 consiglieri militari incaricati di supportare le Forze armate di Taipei, formandole per resistere a un assalto anfibio. L'aumento del coinvolgimento degli USA nella difesa di Taiwan giunge proprio ora e non a caso, nella prospettiva che la Cina decida di tentare un'invasione dell'isola in tempi non troppo lontani, viste le numerosissime violazioni dello spazio aereo (e le incursioni nelle acque) da parte degli aerei cinesi accadute solo nell'ultimo mese.
A fornire la cifra dei consiglieri — senza specificare se si tratta di personale civile o militare (in servizio o in congedo) — è stato il contrammiraglio della riserva Mark Montgomery durante un'audizione di fronte al Congresso degli Stati Uniti il 16 maggio 2025. Secondo Montgomery, gli Stati Uniti dovrebbero portare ben presto il contingente ad almeno 1000 uomini per aiutare l’esercito taiwanese a costituire una forza capace di contrastare un eventuale attacco. La questione di Taiwan rimane un nodo geopolitico importante nell'Asia-Pacifico, con possibili ripercussioni in tutto il mondo.
La preparazione di Beijing e Taipei
L'aumento dell'assistenza militare a Taiwan è giustificata da molti analisti con il fatto che è ormai chiara la volontà del Partito comunista cinese e del Presidente cinese Xi Jinping di riannettere l'isola, da sempre considerata da Pechino una provincia ribelle da riassorbire.
Secondo alcuni report, infatti, le Forze armate taiwanesi potrebbero essere in grado di difendersi da un assalto anfibio (cioè un'operazione in cui truppe da combattimento sbarcano dal mare su una costa nemica) su larga scala entro il 2030, ma l'Esercito di Liberazione Popolare cinese potrebbe essere in grado di sferrare un attacco già nel 2027. Per questo, il consiglio di Montgomery al governo statunitense è aumentare l'assistenza a Taiwan: «forniamo a Taipei miliardi di dollari di assistenza alla difesa, vendiamo attrezzature militari per miliardi di dollari, ha un senso essere al loro fianco sul terreno con addestramento e lavoro».

L'aumento dell'aggressività cinese
Negli ultimi anni, l'aggressività cinese nelle acque al largo di Taiwan è diventata sempre più massiccia e frequente. Per esempio, i primi giorni dell'aprile 2025 la Marina militare cinese aveva dispiegato nell'area un gruppo navale da 21 navi da guerra (compresa la portaerei Shandong) e 71 aerei per la più grande esercitazione militare di routine registrata nel corso dell'anno fino a oggi. Inoltre, sono sempre più frequenti gli atti di intimidazione come sorvoli con velivoli militari o incursioni con imbarcazioni nella "defence identification zone" taiwanese.
Secondo il governo di Taipei, nel mese di maggio 2025 sono state più di 400 violazioni dello spazio aereo da parte di aerei cinesi e oltre 250 le incursioni nelle acque di competenza dell'isola. Appena cinque anni fa, gli sconfinamenti nello stesso periodo dell'anno erano appena una decina al mese, mentre ora sono diversi al giorno e coinvolgono ogni volta numerosi mezzi offensivi.
La "strategia del porcospino" di Taiwan per la sua difesa
Viste la disparità di forze in campo, molti analisti sostengono che Taiwan dovrebbe puntare a una strategia difensiva e di deterrenza nei confronti della Cina, adottando la cosiddetta "strategia del porcospino". In pratica, le Forze armate di Taipei dovrebbero soprattutto investire in tecnologie militari difensive e di deterrenza come sistemi missilistici antinave e droni, formando il loro personale militare per usarle. La presenza dei consiglieri militari statunitensi accertata nelle ultime settimane potrebbe proprio confermare questo approccio da parte del governo taiwanese.
Anche il ministro della Difesa taiwanese Wellington Koo ha dichiarato in una recente intervista al New York Times:
Se si riesce a far capire alla Cina che i costi potenziali [di un’invasione, NdR] sarebbero estremamente, estremamente elevati, allora per essa sarà estremamente difficile prendere una decisione. È ciò che pensano anche gli Stati Uniti, cioè che preservare la sicurezza dell’Indo-Pacifico, in particolare la stabilità dello Stretto di Taiwan, attraverso la deterrenza per evitare la guerra, sia un interesse condiviso.