Il Congresso del Partito Comunista Cinese, avvenuto dal 16 al 22 ottobre 2022, ha incoronato Xi Jinping per il terzo mandato, rendendolo di fatto l'uomo più potente della storia della Cina dai tempi di Mao Zedong, leader della rivoluzione comunista. Ma cosa significa il trionfo di Xi per la Cina e per gli equilibri geopolitici mondiali? Su quali elementi baserà la sua azione la Cina del futuro?
La vittoria di Xi Jinping
Xi Jinping non ha vinto: ha stravinto. Il Presidente e Segretario uscente del Partito Comunista Cinese, infatti, non si è limitato ad imporsi durante il Congresso, ma ha anche umiliato le fazioni rivali, sia da un punto di vista simbolico che politico. Addirittura, l'ex Presidente Hu Jintao è stato portato via a forza dalla sala del Congresso. La scena, avvenuta stranamente in diretta e ripresa dalle telecamere, ha un significato molto chiaro: per gli oppositori di Xi Jinping non esiste spazio di manovra.
Sbarazzatosi dei rivali, Xi ha riempito il comitato centrale del Partito di suoi fedelissimi, escludendo in larga parte i giovani membri del Partito, segno che non sta ancora preparando la sua futura successione. Xi, insomma, ha intenzione di guidare la Cina ancora per molto, anche perché il suo pensiero filosofico è entrato nella Costituzione cinese, al pari di quello di Mao Zedong e Deng Xiaoping (il leader che ha portato la Cina all'interno dell'economia di mercato).
I punti chiave della politica interna
Da un punto di vista programmatico, Xi Jinping vuole mantenere una certa continuità con quanto fatto a partire dal 2012. La nuova Cina, insomma, somiglierà molto a quella che abbiamo conosciuto negli ultimi anni. In generale, la politica interna di Xi si articolerà su quattro direzioni fondamentali:
- Unità interna e pacificazione delle aree "ribelli", in particolare Tibet, Hong Kong e Xinjang. Ovviamente, dal punto di vista di Xi, anche l'isola di Taiwan è considerata un'area "interna" rivoltosa ma, dato lo scontro geopolitico che sta avvenendo per quest'isola, è più idoneo considerarla un problema di politica estera.
- Riduzione della corruzione interna al Partito e quindi interna allo Stato. In Cina la corruzione è presente e abbastanza diffusa; tuttavia sotto la bandiera della "lotta alla corruzione" Xi Jinping si muove per trovare e punire soprattutto i suoi oppositori politici.
- Sviluppo del socialismo cinese, con particolare attenzione alle aziende tecnologiche. Nei prossimi anni assisteremo sempre di più a un forte intervento dello Stato nell'economia, anche per far fronte a varie crisi economiche già in corso o future (soprattutto quella dei semiconduttori).
- Lotta al Covid-19. Xi Jinping continuerà a promuovere in Cina la politica zero-Covid che non va intesa solo come un'operazione sanitaria, ma in parte anche come un meccanismo di controllo della popolazione e come strumento per far chiudere la Cina a riccio in una fase di crescente tensione internazionale.
Gli elementi chiave della politica estera
La politica estera di Xi avrà un centro nevralgico: Taiwan. L'isola del Pacifico sarà il luogo in cui la Cina si giocherà il suo futuro: se essa finirà sotto il controllo cinese, allora Xi Jinping probabilmente riuscirà a trasformare il suo Paese in una potenza marittima e dunque a sfidare apertamente il dominio degli oceani degli Stati Uniti; se, invece, Xi dovesse fallire, allora questo potrebbe significare la più grande sconfitta strategica di Pechino dai tempi della seconda guerra sino-giapponese (1937-1945).
Senza Taiwan (o addirittura con Taiwan in orbita statunitense), infatti, la Cina potrebbe essere esposta a un blocco navale totale da parte degli americani che, chiudendo lo stretto di Malacca (in Indonesia), potrebbero tagliare la Cina fuori da buona parte del commercio mondiale.
Considerando che il progetto cinese delle nuove vie della seta aveva l'Ucraina come Paese preferenziale per arrivare in Europa e che quindi al momento è bloccato, appare evidente che per Pechino la priorità è proprio sbloccare Taiwan. Si tratta, però, di un'operazione molto difficile, vista la superiorità navale congiunta di Stati Uniti, Giappone e Australia.
Per questi motivi Xi Jinping sarà sostanzialmente obbligato a mantenere viva un'alleanza con la Russia di Putin. Ciononostante, il rapporto con il Presidente russo è ai minimi storici.
In conclusione, la nuova Cina di Xi Jinping assomiglierà molto alla vecchia, con una differenza fondamentale: la Cina ora è consapevole della sua forza e sa che il momento in cui i suoi interessi e quelli americani entreranno in conflitto potrebbe essere sempre più vicino.