0 risultati
video suggerito
video suggerito
28 Maggio 2025
13:00

Il Giappone vieta i nomi bizzarri per bambini: i motivi dello stop ai “nomi Kirakira”

Il Giappone mette fine ai nomi stravaganti ispirati a personaggi o brand famosi e introduce nuove regole che limitano la libertà nella scelta. La legge non vieta i kanji, ma richiede di indicarne la lettura fonetica e permette di respingere pronunce eccentriche per semplificare la burocrazia e garantire nomi comprensibili nei documenti ufficiali.

34 condivisioni
Il Giappone vieta i nomi bizzarri per bambini: i motivi dello stop ai “nomi Kirakira”
nomi giappone

In Giappone, chiamare il proprio figlio “Pikachu” o “Akuma” (cioè “Diavolo”) non sarà più possibile. O almeno, non sarà più così semplice. Il governo giapponese ha introdotto nuove regole che limitano l’uso di nomi considerati troppo creativi o “bizzarri”, nel tentativo di mettere ordine in un fenomeno diventato un vero e proprio rompicapo sociale: quello dei nomi Kirakira, cioè “luccicanti” o “brillanti”, con pronunce e interpretazioni dei caratteri molto fantasiose. I genitori potranno continuare a scegliere tra circa 3000 caratteri approvati, ma dovranno indicare alle autorità la pronuncia esatta del nome. Se questa si discosta troppo dalle letture considerate standard, le autorità potranno chiederne la modifica.

L’obiettivo non è solo evitare nomi troppo bizzarri, ma anche semplificare la digitalizzazione del sistema amministrativo giapponese. Con nomi impossibili da leggere, compilare documenti o accedere a servizi pubblici può diventare un rompicapo. La legge aiuterà quindi anche a rendere più efficiente il registro Koseki, il documento ufficiale che raccoglie le informazioni su ogni famiglia giapponese. Ma cosa si nasconde dietro questa scelta? E perché un nome può diventare un problema per l’intera società?

Cosa sono i nomi Kirakira e perché fanno discutere

In Giappone, dare un nome a un figlio non è solo una questione di gusto: è una scelta che può riflettere valori, speranze… o semplicemente passione per i Pokémon. I cosiddetti Kirakira names (dove kirakira significa “scintillante” o “luccicante”) sono nomi particolarmente originali, spesso costruiti con kanji convenzionali ma letti in modi del tutto inusuali. Alcuni esempi? Il carattere (che normalmente si legge Umi o Kai, ovvero “mare”) può diventare Marin; altri genitori hanno usato kanji per dare nomi come Akuma (“diavolo”), Naiki (Nike) o addirittura Pikachu. L’idea è quella di distinguersi, magari dando al proprio figlio un nome “unico” o legato alla cultura pop. Ma se per i genitori è un modo per esprimere creatività, per le autorità è un problema crescente che rischia di trasformare i documenti pubblici in un puzzle linguistico.

In altri casi, i nomi erano legati a eventi sportivi. L’ex atleta e dirigente olimpica Seiko Hashimoto, per esempio, ha chiamato i suoi figli Girishia (Grecia) e Torino, perché nati negli anni delle Olimpiadi in quelle città. Lei conosceva bene la pronuncia dei kanji scelti, ma in molti altri casi i nomi risultavano difficili da leggere, da scrivere o persino da capire, causando problemi nelle scuole, negli ospedali e negli uffici pubblici.

Dai certificati scolastici al passaporto: i nomi troppo creativi possono bloccare tutto

Potrebbe sembrare una curiosità folkloristica, ma dietro ai nomi Kirakira si nasconde un problema molto concreto. Quando un nome ha una pronuncia troppo insolita o poco chiara, può mandare in tilt l’intero sistema burocratico. Se un impiegato comunale non sa come leggere un nome, potrebbe inserire una lettura sbagliata nei documenti ufficiali, con ripercussioni su tutto – dal passaporto alle cartelle cliniche. Inoltre, con l'avanzare della digitalizzazione, i sistemi informatici devono essere in grado di "capire" automaticamente i dati. Ma se un nome scritto in kanji può avere 10 pronunce diverse, i software vanno nel panico. Ecco perché il governo ha deciso di intervenire: standardizzare le letture è l’unico modo per garantire un’amministrazione moderna ed efficiente.

Dopo decenni di dibattiti, la maggior parte della popolazione sembra favorevole a questa stretta. Non è un ritorno al passato, ma una semplificazione necessaria per convivere meglio nel presente, dove i sistemi digitali richiedono ordine, coerenza e – soprattutto – nomi leggibili.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views