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27 Luglio 2025
15:00

Perché in alcune spiagge della Spagna è vietato fare la pipì in mare: ecco i possibili danni

Nuove ordinanze in alcune aree della Spagna vietano di fare pipì in mare, con l'obiettivo di preservare la biodiversità e salvaguardare flora e fauna marittima.

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Perché in alcune spiagge della Spagna è vietato fare la pipì in mare: ecco i possibili danni
spagna mare

In alcune spiagge della Spagna occidentale, quindi affacciate sull’Oceano Atlantico, è in vigore un’ordinanza che vieta di fare pipì in mare: una disposizione che può sembrare bizzarra – ed è sicuramente difficile verificare se viene rispettata! – ma è stata introdotta per preservare l’ambiente marino e la barriera corallina. Anche se negli anni ci sono stati pareri e studi contrastanti, ci sono ricerche che dimostrano che alcuni componenti che vengono emessi con l’urina umana possono danneggiare la biodiversità. Si trovano notizie di un analogo divieto anche in Portogallo: il fenomeno che si cerca di evitare è quello dell’eutrofizzazione, ovvero un eccesso di azoto, fosforo e altre sostanze fitostimolanti, e di diffusione nelle acque di sostanze nocive presenti nell’urina umana, come residui di farmaci e di altri elementi chimici.

L’ordinanza sulle spiagge spagnole: vietato urinare in mare e in spiaggia

Il bollettino ufficiale della Deputación Provincial de A Coruña riporta in data 4 giugno 2025 alcune norme di comportamento da adottare sulle spiagge della regione. Tra queste, leggiamo all’articolo 13 tra le norme di carattere igienico-sanitario, il primo punto, che proibisce l’evacuazione fisiologica in mare o in spiaggia.

La stessa regolamentazione è stata emessa dal Comune di Marbella, con un’ordinanza comunale datata agosto 2024, il cui testo è consultabile qui, dove troviamo specificato all’articolo 19 che è vietata “la evacuación (deposición, micción, etc.) en la playa” – l’evacuazione (defecamento, urina, etc) sulla spiaggia.

L’ordinanza di Marbella non cita espressamente che è vietato “in mare”, ma pone fortemente l’attenzione su perché è necessario avere un’attenzione particolare all’utilizzo della zona costiera:

La nostra costa è interessata da un forte aumento demografico e dalla conseguente intensificazione del turismo. Questa popolazione può triplicare stagionalmente, soprattutto durante l'estate, con una netta tendenza al rialzo. A causa di questo forte afflusso di bagnanti sulle spiagge e dell'influenza dei cambiamenti climatici, che allungano la stagione estiva e aumentano i mesi di utilizzo delle spiagge, è necessario intervenire per garantirne la sicurezza, l'organizzazione e il corretto utilizzo.

Il comune di Concello de Guarda, al confine con il Portogallo, ha poi emesso un’ordinanza parlando di “divieto di evacuazione fisiologica in mare o in spiaggia” (articolo 11) già nel maggio 2012.

Fare pipì in mare può essere pericoloso per la biodiversità l'ecosistema marino

Come evidenziato da uno studio pubblicato dalla Florida Agricultural and Mechanical University, ciò che può danneggiare l’ecosistema marino, specialmente se in casi di sovraffollamento e overtourism, come sottineato anche dalle stesse ordinanze, è la contaminazione dell’acqua con fosforo e batteri presenti nell’urea, componente di scarto della nostra urina, che entrano in contatto con flora e fauna marittima.

Inoltre, nell’urina umana, vengono emessi anche residui di farmaci – nonché di droghe o altre sostanze tossiche – che possono danneggiare, e quindi inibire, la corretta riproduzione di piante e animali.

Dannoso per le acque, per le piante, gli animali e per la barriera corallina, è poi il fenomeno dell’eutrofizzazione, ovvero dell’aumento della concentrazione di azoto e fosforo e altri componenti nell’acqua che è dovuto sia alla diffusione di componenti chimici – detersivi, cosmetici, creme, eccetera – ma anche all’urina umana.

Questa condizione interessa anche le nostre acque, pur non essendo direttamente collegato alla necessità di preservare una biodiversità elevata, come accade in Spagna e Portogallo. Come dichiarato anche dall’ISPRA:

L’eutrofizzazione consiste in un processo a catena caratterizzato da diverse fasi: a) arricchimento delle acque di nutrienti, in particolare composti dell’azoto e/o del fosforo; b) aumento della produzione primaria e della biomassa algale favorito dall'abbondanza dei nutrienti; c) accumulo di sostanza organica derivante dalla biomassa algale non consumata a sufficienza dai livelli trofici superiori che se ne nutrono; d) fenomeni di ipossia/anossia delle acque di fondo dovuti alla digestione principalmente aerobica della sostanza organica da parte delle comunità batteriche con conseguente consumo di ossigeno; e) possibili stati di sofferenza delle comunità bentoniche e morie di pesci a seguito dei fenomeni di ipossia/anossia delle acque di fondo.

Pur non essendo dovuta unicamente all’emissione di urina in mare, in ambienti delicati e sovraffollati, quindi, la pipì in acqua può accelerare un processo poco salubre.

Allo stesso tempo, però, un documento del 2014 emesso dall’American Chemical Society ci informa che “Yes, It's Ok to Pee in the Sea!”. Riguardo a questa notizia, ripresa anche della Federazione Italiana degli Informatori del Farmaco, si chiarisce comunque che il principale problema, qualora si urini in mare, è dovuto agli scarti, anche di natura chimica, presenti nell’urea, quindi il consiglio è comunque quello di evitare di fare pipì specialmente in tratti di mare chiuso o dove l’acqua non circola verso il largo.

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