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14 Settembre 2022
13:01

Perché la sonda DART della NASA si schianterà su un asteroide tra il 26 e 27 settembre

La NASA ha in programma di fare impattare la sonda DART contro l'asteroide Dimorphos nella notte tra il 26 e il 27 settembre. Perché vogliono fare una cosa del genere?

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Perché la sonda DART della NASA si schianterà su un asteroide tra il 26 e 27 settembre
Immagine
Credit: NASA/JHUAPL/Steve Gribben

Nella notte del 12 settembre, alle 1:14 italiane, un piccolo satellite italiano si è separato dalla sua sonda madre a 14 milioni di km di distanza da noi. Il satellite si chiama LICIACube e la sonda, americana, si chiama DART. LICIACube è la prima sonda interplanetaria interamente italiana e detiene il record per essere l’oggetto realizzato in Italia che è arrivato più distante dalla Terra. Scopo del satellite è documentare un evento storico che avverrà tra pochi giorni: il primo test su scala reale della deviazione di un asteroide. Ma andiamo a scoprire insieme cosa prevede questa ambiziosa missione.

La missione DART della NASA

DART (Double Asteroid Redirection Test), realizzata dalla NASA, è stata lanciata il 24 novembre 2021 alla volta di un sistema binario di asteroidi: Didymos e il suo satellite naturale Dimorphos. Si tratta di due asteroidi near-Earth, cioè la cui orbita è vicina a quella della Terra: nel punto più lontano dal Sole, i due asteroidi si trovano a 1,6 unità astronomiche, cioè 1,6 volte la distanza media Terra-Sole. Il primo è largo 780 metri e il secondo 160 metri. La distanza tra i centri dei due piccoli corpi celesti è di circa 1,18 km.

Modello tridimensionale di Didymos e Dimorphos.
Questo modello tridimensionale di Didymos e Dimorphos è basato su osservazioni radar compiute da terra (credit: NASA/Naidu et al).

Il nome Didymos deriva dalla parola greca che significa “gemello”: un evidente riferimento al suo piccolo satellite. Dimorphos (letteralmente “doppia forma”) si chiama invece così perché cambierà letteralmente la sua forma dopo l'incontro con DART. Eh sì, perché lo scopo di DART è schiantarsi su Dimorphos. Perché fare una cosa del genere? Nel caso in cui un asteroide dovesse entrare in rotta di collisione con la Terra, una delle strategie per difenderci è quella del cosiddetto impatto cinetico: un modo pomposo per dire “deviarlo andandoci a sbattere contro”. Questa strategia non è mai stata testata con un vero asteroide, ed è proprio questo che farà DART!

Quando in Italia sarà la notte tra il 26 e 27 settembre, la sonda di 500 kg colliderà con Dimorphos a 6,6 km/s, abbastanza per alterarne l’orbita attorno a Didymos. Questa variazione non sarà imponente. Schiantandosi in direzione contraria a quella del moto di Dimorphos, quest'ultimo diminuirà la sua velocità e di conseguenza la sua orbita si avvicinerà a Didymos di meno dell'1%. Del resto lo scopo della missione non è deviare significativamente i due asteroidi, ma semplicemente testare la bontà della tecnologia di impatto cinetico.

Vale la pena ricordare che tutto questo non altererà in modo trascurabile la traiettoria del sistema binario nel sistema binario, quindi non ci sarà alcun rischio di impatto futuro con il nostro pianeta.

Il ruolo di LICIACube

A questo punto la domanda sorge spontanea: se DART si distruggerà nello schianto, chi verificherà che il test ha avuto successo? È proprio qui che entra in gioco LICIACube!

LICIACube.
La nanosonda LICIACube. Sono visibili i piccoli pannelli solari (credit: NASA/Johns Hopkins APL/Ed Whitman).

Questo è un cubesat, cioè una sonda molto piccola e leggera. È grande pressappoco come una scatola di scarpe (10 x 20 x 30 cm) e ha una massa di appena 14 kg. È progettato e realizzato da Argotec, azienda italiana con sede a Torino, in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Italiana.

L'acronimo “LICIA” sta per Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids. È dotato infatti di due fotocamere, LUKE e LEIA (per la gioia dei fan di Star Wars!), la prima a grande campo e la seconda a campo stretto ad alta risoluzione, il cui scopo è raccogliere immagini dello schianto di DART su Dimorphos da una distanza di sicurezza di circa 50 km. In questo modo sarà possibile non solo confermare l'impatto, ma anche ottenere informazioni sulla composizione dell'asteroide tramite l'analisi del pennacchio di detriti prodotto dall'impatto. LICIACube fotograferà anche il cratere prodotto dall'impatto per studiare nel dettaglio la dinamica di quest'ultimo.

Quanti sono gli asteroidi potenzialmente pericolosi?

Attualmente sono 1826 gli asteroidi potenzialmente pericolosi attualmente noti. Per essere definito potenzialmente pericoloso, un asteroide deve essere near-Earth (cioè arrivare a meno di 1,3 unità astronomiche dal Sole), deve avvicinarsi meno di 0,05 unità astronomiche dall'orbita terrestre e deve essere sufficientemente luminoso (ovvero sufficientemente grande).

L'asteroide potenzialmente pericoloso Toutatis.
Immagine radar dell’asteroide potenzialmente pericoloso Toutatis (credit: Steve Ostro, JPL).

Va ricordato che “potenzialmente pericoloso” non è sinonimo di “pericoloso”. Si calcola infatti che il 99% degli asteroidi potenzialmente pericolosi oggi noti non costituirà un reale rischio almeno nei prossimi 100 anni. La potenziale pericolosità di questi corpi celesti sta nel fatto che non si può escludere che la loro orbita, nel corso dei millenni, possa cambiare fino a prevedere possibili rotte di collisione con il nostro pianeta.
La speranza, naturalmente, è che quando succederà le tecnologie per la difesa planetaria saranno già mature e pronte per l'uso. La missione DART è importantissima proprio per questo: è il primo passo per lo sviluppo di tecnologie di difesa planetaria dagli asteroidi. Per la prima volta nella storia una tecnica di difesa verrà testata direttamente nello spazio.

Orgoglio italiano

Dopo la separazione dalla sonda DART, il piccolo LICIAcube sta procedendo autonomamente verso Didymos e Dimorphos. È il primo oggetto tutto italiano nello spazio profondo! La navigazione di LICIACube è gestita dal centro di controllo di Argotec a Torino, in collegamento con la NASA. Sapere che una sonda tutta italiana avrà un ruolo centrale in una missione così ambiziosa e pionieristica è senza dubbio una fonte d'orgoglio per il nostro Paese, che ancora una volta si dimostra un punto di riferimento in ambito aerospaziale. Non rimane dunque che aspettare la notte tra il 26 e il 27 settembre per assistere al primo impatto programmato di una sonda con un asteroide!

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Laureato in Astrofisica all’Università di Trieste e ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste. È stato coordinatore della rivista di astronomia «Le Stelle», fondata da Margherita Hack. Insieme a Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio gestisce il progetto di divulgazione astronomica «Chi ha paura del buio?». Vive e lavora a Milano.
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