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27 Settembre 2022
13:05

La sonda DART colpisce l’asteroide Dimorphos: il racconto e le immagini dell’impatto

L’impatto della sonda DART della Nasa è avvenuto questa notte alle 1:14 italiane, obiettivo: deviare l'orbita dell'asteroide Didymos. È il primo test di difesa planetaria compiuto nello spazio.

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La sonda DART colpisce l’asteroide Dimorphos: il racconto e le immagini dell’impatto
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Credits: NASA/Johns Hopkins, APL/Steve Gribben

Dopo dieci mesi di viaggio, la sonda americana DART (Double Asteroid Redirection Test) ha raggiunto il sistema binario costituito dall'asteroide (780 metri) e dal suo satellite naturale Dimorphos (160 metri). Quest'ultimo era il target della missione, il cui scopo era appunto schiantarsi sull'asteroide per testare – per la prima volta su scala reale – la deviazione di un asteroide a scopi di difesa planetaria.
Il sistema costituito da Didymos e Dimorphos non costituisce un pericolo per la Terra e non comincerà a farlo dopo l'impatto con DART. Lo schianto è stato progettato in modo da alterare molto poco l'orbita di Dimorphos attorno a Didymos, ma abbastanza affinché queste variazioni possano essere misurate dai telescopi a terra. La collisione è avvenuta con successo nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2022 all'orario previsto (ore 1:14 italiane) a 11 milioni di km dalla Terra. Gli ultimi istanti del viaggio di DART sono stati trasmessi in diretta dalla NASA e vediamo la spiegazione dell'impatto con l'asteroide immagine per immagine.

Che cosa è successo

A 25 minuti dall'impatto, la camera DRACO montata a bordo di DART ha cominciato a distinguere le due componenti del sistema binario: Dimorphos è diventato visibile come oggetto singolo. Il sistema di navigazione della sonda è stato quindi impostato per dirigersi esattamente lì.

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Dimorphos appena diventato visibile come un piccolo puntino sopra Didymos (credit: NASA/APL).

A 20 minuti dallo schianto la sonda ha dato l'ultima spinta, durata circa due minuti e mezzo, per colpire con precisione il suo obiettivo. La sonda di 500 kg aveva una velocità di 6,6 km/s, ovvero quasi 24.000 km/h! Colpire un bersaglio così piccolo a quella velocità non è affatto semplice: per questo il sistema di navigazione di DART è completamente automatico.
A due minuti e mezzo dall'impatto, DART ha sorpassato Didymos. La sua camera cominciava a distinguere i primi dettagli della superficie del piccolo Dimorphos. Questa è la prima volta che l'aspetto di questi due asteroidi veniva osservato.

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Credit: NASA/APL.

A 10 secondi dalla collisione la sonda poteva ormai distinguere con precisione i dettagli della sua superficie, che appare oblunga come quella del compagno Didymos.

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Credit: NASA/APL.

Durante tutta la fase di avvicinamento, la camera DRACO ha inviato a terra una nuova foto ogni 3 secondi circa. L'ultima è stata mandata a circa 2 secondi dallo scontro e mostra i singoli massi che popolavano l'area dove poi è avvenuto l'impatto.

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L’ultima immagine di DART prima dell’impatto (credit: NASA/APL).

L'impatto è stato osservato dal piccolo satellite italiano LICIACube, che ha viaggiato insieme a DART e si è separato da essa una decina di giorni fa. Progettato e realizzato interamente in Italia, LICIACube è il primo manufatto italiano nello spazio profondo.

L'importanza della missione per la difesa planetaria

La missione DART è tutt'altro che terminata dopo lo scontro con Dimorphos. Anzi, è appena cominciata. LICIACube ha raccolto circa 10 foto al minuto per 20 minuti dopo l'impatto, da una distanza di sicurezza di circa 50 km. Le informazioni raccolte dal piccolo cubesat italiano saranno fondamentali per comprendere la struttura interna dell'asteroide, la sua composizione chimica e la precisa geometria dello scontro. Tutti questi sono infatti dettagli estremamente importanti in una collisione, che vanno misurati con molta precisione per valutarne l'effettiva efficacia. Da queste informazioni dipenderà sensibilmente il futuro sviluppo delle tecnologie di impatto cinetico per la difesa planetaria.
LICIACube continuerà a orbitare attorno a Dimorphos per circa sei mesi, tempo necessario per inviare a terra tutte le foto scattate durante e dopo lo schianto. Le prime immagini dovrebbero arrivare entro pochi giorni dopo l'impatto di DART. Sarà la prima volta in cui si osserverà con questo livello di dettaglio un impatto con un asteroide!

E adesso?

Lo scontro diminuirà la velocità di Dimorphos attorno a Didymos e abbasserà di circa l'1% la quota della sua orbita. Ci si aspetta un rallentamento di circa 73 secondi nel periodo orbitale di Dimorphos attorno a Didymos, che attualmente si attesta a circa 12 ore. La misurazione delle variazioni orbitali del piccolo asteroide è affidata soprattutto ai telescopi a terra. Se i dati osservati sposeranno queste previsioni teoriche, significa che la nostra tecnologia funziona e dunque che siamo in grado di sviluppare una missione di deviazione di un asteroide nel caso in cui questo entrasse in rotta di collisione con la Terra!
Ricordiamo che questa strategia di difesa planetaria si rivela utile per asteroidi di media dimensione (qualche centinaio di metri di larghezza) che in caso di collisione possono distruggere un'intera città. Questi sono al momento giudicati gli asteroidi più preoccupanti, perché sono abbastanza grandi per fare ingenti danni e allo stesso tempo abbastanza piccoli per essere molto frequenti nello spazio. In caso di asteroidi più grandi (oltre il km di dimensioni) la tecnica dell'impatto cinetico non sarà sufficiente per deviarli e bisognerà ricorrere a esplosioni nucleari in situ per spezzarli in frammenti più piccoli.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Laureato in Astrofisica all’Università di Trieste e ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste. È stato coordinatore della rivista di astronomia «Le Stelle», fondata da Margherita Hack. Insieme a Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio gestisce il progetto di divulgazione astronomica «Chi ha paura del buio?». Vive e lavora a Milano.
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