
Avete mai visto una collisione nello spazio in diretta? È quello che è successo il 26 Settembre 2022 quando la sonda DART della NASA ha impattato l'asteroide Dimorphos a 11 milioni di chilometri dalla Terra, deviandone la traiettoria – si tratta della prima missione di questo tipo nella storia. Il 21 marzo sono stati resi pubblici dall'ESO i risultati delle prime analisi svolte sui detriti generati dall'impatto permettendoci di acquisire informazioni in più su questi corpi celesti.
Le caratteristiche di Dimorphos
L'asteroide Dimorphos è un oggetto la cui massa e dimensione si stima essere molto simile a quelle della Grande Piramide di Giza. Si tratta del satellite naturale di un altro asteroide, Didymos, con cui forma un sistema binario. Entrambi fanno parte dei cosiddetti near-Earth objects, cioè oggetti le cui orbite attorno al Sole sono prossime o intersecano quelle della Terra. Difatti, il sistema Dimorphos-Didymos orbita ad una distanza dal Sole che varia da 1 a circa 2,3 unità astronomiche, cioè la distanza media Terra-Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri.

I risultati della missione Dart
Scoperto nel 2003, Dimorphos fu scelto dalla NASA come obiettivo per la missione DART, il cui scopo era duplice: da un lato dimostrare la capacità dell'uomo di modificare l'orbita di asteroidi che siano eventualmente in rotta di collisione con la Terra, dall'altro aiutare gli astronomi a scoprire di più sulla composizione degli asteroidi stessi, reperti del materiale del Sistema Solare primordiale da cui pianeti e lune si sono formati. La missione DART è stata un successo, con lo schianto controllato della sonda che è riuscito a modificare l'orbita di Dimorphos attorno a Didymos da 11 ore a 33 minuti.
È notizia di questi giorni la pubblicazione dei risultati di due gruppi di ricerca capitanati da Stefano Bagnulo, astronomo all'osservatorio Armagh in Gran Bretagna, e Cyrielle Optiom, dell'università di Edimburgo in Scozia, sull'analisi dei detriti dell'impatto della sonda con l'asteroide Dimorphos. Utilizzando gli spettrografi MUSE e FORS2, montati sul Very Large Telescope (VLT) in Cile, gli astronomi sono stati in grado di scomporre da luce proveniente da Dimorphos nelle varie lunghezze d'onda che la compongono per cercare le impronte degli elementi chimici che si sono liberati durante l'impatto.

Siamo stati in grado così di osservare, attraverso la luce solare riflessa, che l'impatto ha sia modificato la forma di Dimorphos che esposto la parte di materiale più antica dell'asteroide che mai è stata spazzata dai venti solari nei miliardi di anni precedenti. Ancora più importante è l'assenza di ossigeno ed acqua, confermando la teoria secondo cui gli asteroidi non contengono quantità significative di ghiaccio d'acqua e che quindi hanno contribuito poco o nulla nel Sistema Solare primordiale all'accumulo di acqua presente sul pianeta Terra.