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13 Ottobre 2022
9:52

La NASA conferma: la sonda DART è riuscita a modificare l’orbita dell’asteroide Dimorphos!

Dopo l'impatto del 27 settembre con l'asteroide Dimorphos, la sua orbita attorno al compagno Didymos è stata accorciata di 32 minuti. Missione compiuta per DART, la sonda della NASA.

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La NASA conferma: la sonda DART è riuscita a modificare l’orbita dell’asteroide Dimorphos!
Schema dell'impatto di DART con Dimorphos.
Schema dell’impatto di DART con Dimorphos ("Didymos B" nell’immagine). L’effetto è duplice: rallentare e al tempo stesso "stringere" l’orbita di Dimorphos (credit: NASA).

Arrivata dalla NASA la conferma del successo della missione DART: le analisi compiute sull'orbita del piccolo asteroide Dimorphos, colpito dalla sonda DART il 27 settembre alle 1:14 italiane, mostrano che l'orbita dell'asteroide è cambiata dopo l'impatto. E non solo: è cambiata più di quanto gli scienziati stessi si aspettavano!

Lo scopo e l'importanza della missione

La pionieristica missione DART della NASA consisteva nello schianto della sonda stessa (500 kg) contro Dimorphos (160 metri) alla notevole velocità di circa 24.000 km/h. L'asteroide è in orbita attorno al compagno Didymos (780 metri); scopo della missione era deviare l'orbita di Dimorphos attorno a Didymos abbastanza da poter essere misurata dai nostri strumenti.

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Credit: NASA/Johns Hopkins APL/Steve Gribben

Perché la NASA ha fatto tutto questo? Per effettuare il primo test su scala reale di una strategia di difesa planetaria in caso di collisione con un asteroide, chiamata impatto cinetico. Molto semplicemente: facciamo schiantare un proiettile contro l'asteroide per deviarlo, evitando così che colpisca la Terra (anche se il rischio nel prossimo futuro è praticamente pari a zero).
Sgombriamo subito il tavolo da un dubbio che può legittimamente sorgere: la coppia Didymos-Dimorphos non rappresenta alcun rischio per il nostro pianeta né lo rappresentava prima dell’impatto con DART. La loro traiettoria non li mette neanche lontanamente in rotta di collisione con la Terra neanche dopo la deviazione operata dalla sonda americana.

Il risultato raggiunto dalla sonda DART

L'impatto è avvenuto in direzione contraria a quella del moto dell'asteroide: il risultato è che il tempo che Dimorphos impiega per compiere un giro attorno a Didymos (il cosiddetto periodo orbitale) si sarebbe dovuto accorciare.

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Credit: ASI/NASA

Secondo i calcoli degli astronomi, per stabilire il successo della missione sarebbe bastato osservare una diminuzione del periodo orbitale di 73 secondi su un totale di 11 ore e 55 minuti. Qualunque periodo sotto le 11 ore e 54 minuti circa sarebbe stato quindi un successo. La previsione degli astronomi si aggirava attorno ai 10 minuti, ma il nuovo periodo orbitale di Dimorphos è ora di 11 ore e 23 minuti: ben 32 minuti in meno!
La misura ha un'incertezza di 2 minuti circa, ma non c'è dubbio che la missione è stata un successo. Questa è la prima volta nella storia che l'umanità ha modificato il moto di un corpo celeste!

La nube di detriti osservata dal piccolo satellite italiano LICIACube.
La nube di detriti osservata dal piccolo satellite italiano LICIACube, il cui compito era testimoniare da vicino l’impatto. I rettangoli sono caratterizzati da livelli di contrasto differenti: in questo modo si può distinguere meglio la distribuzione dei detriti (credit: ASI/NASA/APL).

Come hanno misurato la deviazione

Il metodo utilizzato per la misurazione della deviazione è molto semplice: quando il piccolo Dimorphos attraversa il disco di Didymos, la luminosità totale del sistema diminuisce un po', perché Dimorphos copre una porzione di Didymos. Quando invece Dimorphos passa “dietro” a Didymos la luminosità del sistema cala ancora di più, poiché Dimorphos diventa appunto invisibile.
Agli astronomi basta usare i telescopi a terra per misurare quanto tempo passa tra due di questi cali di luminosità più intensi: questo è esattamente il tempo che Dimorphos impiega per compiere la sua orbita.

Le diminuzioni di luminosità sel sistema Didymos-Dimorphos.
Questi grafici mostrano le diminuzioni di luminosità sel sistema Didymos–Dimorphos. Come si nota, i cali avvengono sistematicamente 32 minuti prima di quanto avvenissero prima dell’impatto (credit: NASA/Johns Hopkins APL/Astronomical Institute of the Academy of Sciences of the Czech Republic/Lowell Observatory/JPL/Las Cumbres Observatory/Las Campanas Observatory/European Southern Observatory Danish (1.54–m) telescope/University of Edinburgh/The Open University/Universidad Católica de la Santísima Concepción/Seoul National Observatory/Universidad de Antofagasta/Universität Hamburg/Northern Arizona University).

Che cosa significa il successo ottenuto

Il fatto che la NASA abbia rallentato Dimorphos più del triplo di quanto atteso significa che siamo più bravi di quanto pensassimo? No, non necessariamente. La previsione iniziale di –10 minuti si basava su informazioni molto limitate. Non avevamo mai visto da vicino i due asteroidi, non li avevamo mai potuti studiare nel dettaglio, quindi c'erano un sacco di cose che in realtà non sapevamo su questi due corpi celesti e che invece influiscono moltissimo sull’esito della missione.
La deviazione dell'orbita di Dimorphos non dipende infatti solo dalla massa e dalla velocità della sonda che lo ha colpito, ma anche dalla composizione chimica dell'asteroide stesso, dalla sua struttura interna, dalla geometria dell'impatto e da quanto materiale è stato espulso durante lo schianto. Tutte cose che non potevamo conoscere con precisione prima dell'impatto stesso.

Didymos-Dimorphos visti dal telescopio SOAR.
Didymos–Dimorphos visti dal telescopio SOAR, in Cile. Si distingue la lunga coda dei detriti espulsi durante l’impatto (credit: CTIO/NOIRLab/SOAR/NSF/AURA/T. Kareta (Lowell Observatory), M. Knight (US Naval Academy)).

Ora che abbiamo cominciato ad analizzare i dati sul risultato di questa missione conosciamo sicuramente molto di più riguardo a Dimorphos e Didymos, ma soprattutto sappiamo che l'impatto cinetico è una strategia implementabile in caso di necessità: abbiamo tutte le conoscenze e la tecnologia per metterla in piedi!
Sicuramente abbiamo ancora molto da imparare ed è per questo che i due asteroidi non smetteranno di essere studiati. Si continuerà naturalmente a monitorare l'orbita di Dimorphos nel tempo usando telescopi a terra e spaziali come James Webb e Hubble. Ma non solo.

Didymos-Dimorphos visti dal telescopio spaziale Hubble 285 ore dopo l’impatto.
Didymos–Dimorphos visti dal telescopio spaziale Hubble 285 ore dopo l’impatto. Studiare l’evoluzione nel tempo della nube di detriti è essenziale per comprendere la dinamica esatta dell’impatto, nonché la struttura e la composizione di Dimorphos (credit: NASA/ESA/STScI/Hubble.

Per l'ottobre del 2024 è previsto il lancio di una nuova missione europea, Hera, che darà informazioni estremamente dettagliate su questi due asteroidi e sull'efficacia dell'impatto cinetico come tecnica di difesa planetaria.
La sonda arriverà nel 2026, ma varrà la pena di aspettare: per la prima volta potremo vedere nel dettaglio il cratere provocato dallo schianto di DART!

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Laureato in Astrofisica all’Università di Trieste e ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste. È stato coordinatore della rivista di astronomia «Le Stelle», fondata da Margherita Hack. Insieme a Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio gestisce il progetto di divulgazione astronomica «Chi ha paura del buio?». Vive e lavora a Milano.
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