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29 Settembre 2024
11:00

Perché l’Eritrea viene definita la “Corea del Nord africana”?

L'Eritrea è un paese africano che noi italiani sentiamo menzionare spesso per essere stato in passato la nostra prima colonia. Negli ultimi decenni però, essa ha acquisito anche un'altra e ben più sinistra fama: quella di "Corea del Nord dell'Africa". Capiamo le ragioni di questa nomea, tra condizioni di estrema povertà e un regime spietato e dittatoriale.

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Perché l’Eritrea viene definita la “Corea del Nord africana”?
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Credits foto dei due leader: kremlin.ru

Da quando lo Stato africano dell'Eritrea, ex colonia italiana di capitale Asmara, è divenuto formalmente indipendente, il 24 maggio del 1993, è stato ininterrottamente governato con pugno di ferro dallo stesso partito, il Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia, e dallo stesso uomo, l'ormai quasi ottantenne presidente Isaias Afwerki, trasformatosi nel corso dei decenni da eroe dell'indipendenza a oppressore del suo stesso popolo e dittatore de facto dello Stato. I metodi brutali e il militarismo messi in atto dal regime, il controllo politico e sociale nei confronti della popolazione e le condizioni di estrema povertà dell'Eritrea le sono valse così il triste soprannome di "Corea del Nord dell'Africa".

Cos'è l'Eritrea e quali sono le sue caratteristiche generali

Situata nella regione del Corno d'Africa e confinante a nord e nord-est con il Mar Rosso, a sud-est con Gibuti, a sud con l'Etiopia e ad ovest con il Sudan, l'Eritrea è uno stato esteso su circa 120.000 km2 (poco più di un terzo dell'Italia) e abitato da un numero compreso tra i 4 e i 7 milioni di abitanti (le autorità eritree non hanno mai effettuato alcun censimento dall'indipendenza ad oggi) appartenenti a 9 gruppi etnici riconosciuti (Tigrè, Tigrinya, Saho, Afar, Cunama, Bilen, Nara, Bègia e Rashaida) parlanti altrettante lingue. Vi è inoltre una piccola comunità di circa 700 italiani, ultimi discendenti di una numerosa popolazione che all'epoca dell'impero coloniale contava oltre 40.000 anime.

I due principali gruppi etnici sono i Tigrè ed i Tigrinya, che presi assieme costituiscono circa il 75-80% della popolazione e sono affini culturalmente e linguisticamente ai Tigrini che vivono in Etiopia, nella regione confinante del Tigrè. Dal punto di vista religioso, gli eritrei si dividono tra cristiani (il 60% circa della popolazione, in massima parte appartenenti alla Chiesa Ortodossa Tewahedo Eritrea) e musulmani (il restante 40% circa, per la quasi totalità Sunniti). La città più importante, e capitale dello stato, è Asmara, unico centro abitato a superare il milione di abitanti e nota anche con il nomignolo di “Roma d'Africa” per la sua elegante architettura urbana di origine italiana.

mappa eritrea
Carta geografica dell’Eritrea

Il regime dittatoriale dell'Eritrea

Dopo essere stata parte dell'impero coloniale italiano per circa un sessantennio, nel Secondo Dopoguerra l'Eritrea venne incorporata dall'Etiopia, prima come stato federato e poi come pura e semplice provincia. Nel 1961 i patrioti eritrei iniziarono quella che è passata alla storia come “Guerra d'indipendenza eritrea” che terminò solamente nel 1991 con la completa sconfitta militare degli etiopi, la loro cacciata dal territorio eritreo e l'indipendenza del Paese.

Uno dei principali leader degli insorti fu il giovane Isaias Afwerki che, appena ventenne, nel 1966 entrò in clandestinità unendosi al Fronte di Liberazione Eritreo (ELF), per poi distanziarsene e contribuire, nel 1970, alla fondazione del Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo (EPLF) del quale divenne segretario e comandante supremo nel 1987. Dopo la vittoria militare ottenuta nel 1991, Afwerki riuscì a negoziare con il nuovo governo etiope, le principali potenze mondiali e l'ONU un ordinato passaggio di poteri, culminato nel referendum popolare del 1993, che sancì definitivamente l'indipendenza de jure dell'Eritrea.

Nonostante l'enorme prestigio personale acquisito nel corso della guerra, Afwerki non fece alcun tentativo di implementare nei fatti i dettami della costituzione eritrea instaurando da subito un regime personale totalitario che non ha lasciato spazio ad alcun tipo di opposizione e anzi si è rapidamente imposto all'attenzione internazionale per il suo militarismo estremo, per la persecuzione degli oppositori veri o presunti, per l'utilizzo smodato della censura e per l'imposizione di una condizione di lavoro servile al quale alla quasi totalità della popolazione.

Quale futuro si prospetta per l'Eritrea?

Nel 2026 Afewerki compirà 80 anni e, tralasciando il periodo della guerra d'indipendenza, avrà retto le sorti del suo paese, prima in veste di segretario-generale del governo provvisorio e poi di presidente dello stato, per ben 35 anni. In questo lunghissimo arco temporale egli ha dimostrato una capacità non comune di navigare nella politica internazionale e un'ossessione per il potere.

Il risultato pratico di questo lungo periodo di “regno” è che Afewerki ha letteralmente costruito uno stato attorno a sé, senza che vi siano altri pesi e contrappesi costituzionali e dove l'unica istituzione funzionante sono le Forze Armate. È bene però ricordare che, al di là della loro vocazione naturale di strumento per la difesa dell'integrità nazionale, le Forze di Difesa Eritree sono ormai sempre più spesso utilizzate come fornitrici di manodopera a titolo gratuito per i programmi di costruzione sponsorizzati dal regime e come strumento per controllare ed irreggimentare il popolo dato che il periodo di coscrizione militare obbligatoria, che formalmente inizia all'età di 18 anni, viene esteso arbitrariamente in base alle volontà del presidente e si è trasformato di fatto in un sistema di servitù a vita.

Alla luce di questi ed altri fatti è lecito chiedersi quanto ancora a lungo possa durare questo stato di cose e se l'Eritrea come Paese abbia la capacità di sopravvivere nel futuro alla dipartita del suo “padre padrone”.

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