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Nel corso del XIV secolo si diffuse in Europa un modello di scarpe a punta che, nel giro di alcuni anni, diventò di gran moda: si tratta delle poulaine, scarpe in pelle, tipo babbucce, che terminano con una punta imbottita che, dalle fonti a disposizione, raggiunge anche il mezzo metro di lunghezza. Le poulaine, diventano ben presto popolari fra i nobili uomini, donne e bambini, rappresentando un simbolo di status e di moda, ma vengono vietate dal Papa nel 1364. Il loro nome deriva dal fatto che la loro realizzazione parte dalla Polonia, da Cracovia per l’esattezza, tant’è che vengono chiamate anche crackowes, ovvero “scarpa di Cracovia”: si ha notizia della loro produzione in questa zona già dal 1340.
Come si indossavano le poulaine e che problemi provocavano ai piedi?
Nel 1382, in pieno Medioevo, Re Riccardo II d’Inghilterra sposa Anna di Boemia: la regina, in quell’occasione, indossa un paio di poulaine, fatto che contribuisce ad aumentare la loro popolarità, specialmente in Inghilterra. In un testo composto nel 1394 da un monaco nel Worcestershire si dice che la lunghezza della punta raggiungesse anche i 45 centimetri e, per riuscire a camminare con scarpe così ingombranti, spesso si legasse l’estremità allo stinco oppure alla caviglia con una catenella d’argento. Secondo la ricostruzione storica di Rebecca Shawcross, autrice di Shoes: An Illustrated History, in alcuni casi queste scarpe venivano allacciate anche sotto il ginocchio, utilizzando un dente di balena come fissaggio.
Nel 2021, un team di ricercatori dell’Università di Cambridge ha pubblicato uno studio intitolato Fancy shoes and painful feet: Hallux valgus and fracture risk in medieval Cambridge, England (Scarpe elaborate e piedi doloranti: alluce valgo e rischi di fratture nella Cambridge medievale, in Inghilterra). Questa interessante ricerca ha analizzato le sepolture della città medievale, osservando come l’incidenza dell’alluce valgo – una deformità ossea data anche dall'uso abituale di specifiche calzature – aumenti nei lotti riservati ai nobili e al clero.
Le scarpe a punta, simbolo di ricchezza nel Medioevo
Le poulaine venivano indossate – soprattutto, anche se non solo – dai nobili e dal clero: per far realizzare scarpe con così tanta pelle e di così elaborata lavorazione, erano richieste cifre elevate che chiaramente solo i nobili potevano spendere. La lunghezza della punta diventava, quindi, direttamente proporzionale al rango sociale. Oltre a questo, indossare scarpe così scomode significava che coloro che le portavano non dovevano camminare a lungo, faticare, lavorare con il corpo e avere agilità nel movimento: le poulaine erano quindi espressione di un livello di benessere che solo i ricchi potevano permettersi.

Dalle ricerche portate avanti a Cambridge, emerge che anche alcuni ordini clericali, tra cui gli Agostiniani, sceglievano le scarpe a punta, seppur in forma più modesta per aderire alle regole di povertà e sobrietà. I ricercatori evidenziano che, in quel periodo, la Chiesa era comunque preoccupata dal fatto che i religiosi iniziassero a indossare abiti ricercati e calzature più elaborate, tra cui appunto le famose scarpe ideate a Cracovia.
La Chiesa e il Re d’Inghilterra vietano le poulaine
Già nel 1215, quindi ben prima dell’avvento delle scarpe a punta, la Chiesa si era espressa contro l’abbigliamento troppo elegante per i membri del clero ma la questione rimaneva comunque aperta, tanto da essere ripresa anche nei Racconti di Canterbury, pubblicati nel 1387. La celebrità delle poulaine si inserisce proprio in questo contesto: si ha traccia di un editto promulgato nel 1362 da Papa Urbano V in cui le poulaine vengono vietate sia per frenare l’eccessiva opulenza che dilaga negli alti ranghi clericali, sia per frenare l’associazione tra indossare scarpe a punta e la sensualità.
In questo stesso periodo, infatti, grazie alle testimonianze raccolte dal London Museum, nell'ambito di una ricerca per ricostruire la storia della città di Londra attraverso documenti di diverso tipo, tra cui le calzature d'epoca, abbiamo nota di accostamento tra la punta delle scarpe e la simbologia fallica, così come di scarpe assimilate ad oggetti del peccato, tanto da essere chiamate “artigli di Satana”.
Non solo la Chiesa, ma anche la Corona prende posizione: nel 1463, viene emanata una legge che recita così:
"Nessuna persona di rango di lord, inclusi cavalieri, scudieri e gentiluomini, può indossare toghe, giacche o cappotti che non coprano i genitali e i glutei. Inoltre, non può indossare scarpe o stivali con punte più lunghe di due pollici. Nessun sarto può confezionare un indumento così corto, o un farsetto imbottito, e nessun calzolaio può realizzare tali punte".
Come tutte le mode, anche quella della poulaine è passata: nel 1475 sul trono saliva Enrico VIII, e la punta delle calzature in Inghilterra, così come nel resto d’Europa, era ormai corta e squadrata.

Per rivedere delle punte davvero molto appuntite dobbiamo aspettare il ‘900: nasceranno modelli iconici come quelli firmate da Manolo Blahnik, passati alla storia – tra i vari motivi – per essere le scarpe preferite di Anna Wintour, Global Editorial Director di Vogue, oltre che il cavallo di battaglia di Carrie Bradshaw, personaggio di Sex and the City.