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6 Dicembre 2023
15:32

Fuga radioattiva da Sellafield, il più grande sito nucleare del Regno Unito: facciamo chiarezza

Stando a un'inchiesta del Guardian ci sarebbe una perdita di materiali radioattivi dal sito nucleare di Sellafield, il più importante del Regno Unito. Facciamo chiarezza su cosa sta succedendo.

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Fuga radioattiva da Sellafield, il più grande sito nucleare del Regno Unito: facciamo chiarezza
Ringraziamenti Luca Romano
Fisico nucleare
Sellafield scorie

In queste ore sta circolando la notizia in merito a una perdita di materiale radioattivo presso il sito nucleare di Sellafield, nel nord dell'Inghilterra. Si tratta del sito nucleare più importante del Regno Unito, considerato da alcuni “il più pericoloso d'Europa” poiché conserva grandi quantità di plutonio e scorie nucleari provenienti da vari Paesi europei tra cui anche l'Italia. Questa news è legata a un'inchiesta durata un anno chiamata Nuclear leaks e portata avanti dal Guardian: al suo interno si vanno ad analizzare una serie di problematiche legate alla sicurezza dell'impianto, come presunti attacchi hacker da parte di Cina e Russia (apparentemente smentiti dall'impianto stesso) e perdite di materiale radioattivo.

Ma dobbiamo preoccuparci? Come spesso accade in questi casi, è giusto avere un quadro completo della situazione prima di saltare a conclusioni affrettate. Prima, però, facciamo una panoramica del sito per capire esattamente cos'è e di cosa si occupa.

Il sito nucleare di Sellafield

Il sito nucleare di Sellafield si trova in Inghilterra, sulla costa del mare d'Irlanda nella contea di Cumbria, ha una superficie di 6 km2 e al suo interno lavorano circa 11.000 persone.

Più nello specifico, le criticità analizzate dal report riguardano il Magnox swarf storage Silo (MSSS). Si tratta di una struttura di stoccaggio di scorie radioattive costruito tra il 1964 e il 1983 il cui compito è immagazzinare e trattare scorie nucleari provenienti perlopiù dai MAGNOX, cioè vecchi reattori di prima generazione usati in passato dal Regno Unito. In realtà al loro interno sono presenti anche scorie provenienti dalle ex-centrali nucleari italiane.

È costituito da 22 silos di cemento che possono ospitare 11.000 m3 di rifiuti radioattivi solidi. Questi vengono immersi in acqua, così da controllare la temperatura ed evitare la loro combustione.

Sellafield sito
Credits: Simon Ledingham / Aerial view Sellafield, Cumbria.

I problemi di sicurezza

Il sito di Sellafield è da anni al centro dell'attenzione per ciò che riguarda la sicurezza. Nel 1957, per esempio, un incendio causò una dispersione di materiale radioattivo mentre nel 2001 un report dell'UE espresse preoccupazioni per le possibili conseguenze di un incidente a Sellafield. Si è tornati a parlare del Sellafield nel 2020 a causa di una fuoriuscita di materiale radioattivo da una vasca che, pur non avendo comportato alcun rischio per la popolazione, fece aumentare la preoccupazione verso questo luogo. L'intervento di riparazione durò circa 9 mesi ma, da allora, l'impianto è sotto la lente d'ingrandimento.

Ulteriori indagini nel corso del tempo hanno identificato la presenza di ulteriori crepe in corrispondenza del B30 o, come viene chiamata dagli addetti ai lavori, il Dirty 30. Si tratta di un bacino che contiene fanghi radioattivi che provengono da barre di combustibile nucleare ormai dismesse e la cui superficie in cemento e asfalto pare essere crepata. Al momento però è giusto segnalare come non ci siano ancora evidenze concrete di perdite.

Sellafield 2
Credits: Reading Tom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons.

Secondo il Committee on Medical Aspects of Radiation in the Environment in realtà queste perdite non solo ci sarebbero ma sarebbero pari a circa 2,5 m3 al giorno. Attenzione però: si tratta di dati ottenuti con modelli e simulazioni, è giusto ripetere che al momento non abbiamo info né in merito a un effettiva perdita né in merito alla sua entità.

La radioattività del materiale

Un altro dato da non sottovalutare è che, al momento, non sono disponibili dati in merito alla radioattività dell'eventuale materiale rilasciato, dunque è complesso anche capire quanto potrebbe essere effettivamente esteso l'impatto a livello ambientale. Su questo punto vi terremo aggiornati non appena saranno rilasciate dichiarazioni ufficiali più dettagliate.

È giusto però precisare il fatto che l'impianto – seguendo un protocollo previsto dalla legge – rilascia regolarmente materiale dalla bassa radioattività in mare. Si tratta di un'attività controllata che viene monitorata in modo approfondito dall'EPA, cioè l'agenzia per la protezione ambientale, e che per certi versi può essere paragonata al rilascio delle “acque radioattive” a Fukushima. Anche in quel caso la radioattività è così bassa da essere inferiore a quella naturalmente presente nell'ambiente.

Le controversie internazionali

Le preoccupazioni in merito a questo sito non riguardano solo il Regno Unito ma coinvolgono anche Stati Uniti, Norvegia e Irlanda. In particolare, la Norvegia sostiene che in caso di grave incidente la nube radioattiva risultate potrebbe raggiungere il Paese trasportata dai venti.

plume sellafield norvegia
Credits: Klein et al., 2021.

Simili anche le preoccupazioni dell'Irlanda, il cui Governo nel 2006 si rivolse a un tribunale delle Nazioni Unite per esprimere la propria preoccupazione in merito al possibile impatto ambientale del sito.

La risposta del Governo inglese

Ovviamente la notizia di problemi relativi alla sicurezza non è passata inosservata. Al momento è in programma la realizzazione di nuove strutture per gestire le scorie in maniera ancora più sicura. Queste, infatti, la parole dell'ONR, cioè dell'ente regolatore in materia:

Molte delle strutture del sito stanno invecchiando e quindi ne sono richieste di nuove, dal momento che la missione del sito cambia dal riprocessamento allo smantellamento. Ridurre il pericolo e il rischio al sito di Sellafield in modo veloce è sicuro è una priorità sia nazionale che nostra.

Il Governo sta poi procedendo ad effettuare analisi più approfondire non solo in merito alle perdite ma anche al presunto attacco hacker che avrebbe interessato l'impianto ormai dal 2015.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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