
Horror vacui è una locuzione latina che significa "terrore del vuoto". Potreste averla sentita in riferimento a diversi ambiti: in fisica e in filosofia, per esempio, si ricollega a una teoria attribuita ad Aristotele secondo cui "la natura rifugge il vuoto" ("natura abhorret a vacuo"). Per questo motivo, come avrebbe sostenuto anche Baruch Spinoza molti secoli dopo, non ci sarebbero "spazi vuoti" in natura, e quelli apparentemente tali sarebbero sempre pieni di un qualche liquido o gas: una teoria che contraddiceva il pensiero della scuola pitagorica antica e della filosofia atomista, per cui l'esistenza del vuoto non era solo possibile ma una necessità.
In ambito artistico, invece, l'horror vacui indica la tendenza a riempire completamente gli spazi bianchi di un'opera (per esempio con particolari dettagliati, o con motivi). Il critico d'arte e studioso Mario Praz usò il termine per descrivere l'uso eccessivo dell‘ornamento nel design durante l'età vittoriana, ma si possono vedere molti esempi di questa pratica ben prima: per esempio nell'arte dell'antica Grecia durante l'Età Geometrica, nell'arte islamica dall'antichità a oggi, oppure nei manoscritti miniati, come il bellissimo Libro di Kells (IX secolo), i cui motivi e simboli potrebbero aver svolto funzioni non solo decorative, ma anche allegoriche.

E ancora, in tempi più recenti, l'horror vacui è evidente nell'opera dell'incisore francese rinascimentale Jean Duvet o in alcuni stili di grafica postmoderna, con opere di artisti come David Carson o Vaughan Oliver, e nel fumetto underground di S. Clay Wilson, Robert Crumb, Robert Williams.
In un certo senso, persino le illustrazioni della serie di libri per bambini Dov'è Wally? sono un esempio di horror vacui!