
La Francia ha formalmente riconosciuto lo Stato di Palestina durante l'Assemblea delle Nazioni Unite che si tiene ogni anno a New York, sulla scia di ciò che già avevano fatto, la scorsa domenica, Portogallo, Regno Unito, Canada e Australia. Nel frattempo, altri Paesi come Belgio, Lussemburgo, Malta, Lichtenstein e Nuova Zelanda hanno annunciato che la loro intenzione di presentare tale riconoscimento nei prossimi giorni.
In questo modo, salgono a 152 i Paesi che nel mondo riconoscono la Palestina come uno Stato: l'obiettivo è quello di creare pressioni politiche sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, spingendolo a fermare i gravi crimini che l'esercito israeliano sta commettendo nella Striscia di Gaza e ad accettare un accordo che tenga conto della soluzione dei “due popoli – due Stati”.
Nella pratica, quindi, questo riconoscimento ha per lo più un valore simbolico e punta a isolare a livello internazionale il governo israeliano, che ha più volte ripetuto come la creazione di uno Stato Palestinese non sia “assolutamente un'opzione”.
La mappa dei Paesi che riconoscono la Palestina
Tra luglio e settembre 2025, il numero di Stati membri dell'ONU che hanno riconosciuto la Palestina è passato da 142 a 152: al momento, comunque, la Palestina non è ancora diventata un membro ufficiale delle Nazioni Unite, ma mantiene il suo status di osservatore permanente.
Come visibile anche dalla mappa, l'Italia non ha ancora presentato il proprio riconoscimento formale: il governo italiano, tuttavia, si è espresso più volte a favore della soluzione dei “due Stati”, ma ha definito il riconoscimento attuale della Palestina come “controproducente” e “prematuro” finché è in corso una guerra. Della stessa posizione, in Europa, ci sono Paesi come Germania, Austria, Grecia, Ungheria e Paesi Bassi.
A riconoscere la Palestina, invece, sono tutti i Paesi arabi, la Russia, quasi tutti gli Stati africani e dell'America Latina e la maggior parte dei Paesi asiatici, tra cui anche la Cina e l'India.
A cosa serve il riconoscimento della Palestina
Ma, nella pratica, a cosa serve il riconoscimento della Palestina? Negli ultimi due anni, 14 Paesi occidentali hanno riconosciuto lo Stato di Palestina e altri 5 si apprestano a farlo: questo riconoscimento, tuttavia, ha un valore prettamente simbolico e punta ad aumentare la pressione internazionale sul primo ministro Benjamin Netanyahu affinché ponga fine a quello che è stato definito dall'ONU come un genocidio.
Va ricordato, infatti, che uno dei requisiti essenziali per l'esistenza di uno Stato è quello di avere a disposizione un territorio sul quale esercitare la propria sovranità: la Palestina, però, non ha il pieno controllo del proprio territorio, che in parte è occupato da Israele e in parte sotto il controllo di Hamas. Anche per questo, il riconoscimento punta a garantire il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese.
La sovranità statale, poi, deve essere esercitata da un governo: anche in questo caso, in Palestina, al momento, non esiste un governo solido e unitario. In Cisgiordania, infatti, l'Autorità Nazionale Palestina (ANP) esercita solo funzioni limitate, anche a causa dell'occupazione israeliana di alcuni territori dal 1967, mentre dal 2007 la Striscia di Gaza è sotto l'amministrazione di Hamas.
Insomma, il riconoscimento dell'esistenza di uno Stato palestinese è a tutti gli effetti una strategia per isolare a livello internazionale il governo di Netanyahu, un'isolamento che è stato applicato anche per altri Paesi (come nel caso della Russia dopo l'invasione dell'Ucraina), ma che nei confronti di Israele è tardato ad arrivare. La risposta di Netanyahu, comunque, non si è fatta attendere, con il primo ministro israeliano che ha più volte ripetuto che la creazione di uno Stato Palestinese “non è assolutamente un'opzione” e minacciando di annettere ulteriori territori della Cisgiordania.
Diversi esperti, tuttavia, hanno evidenziato come l'ondata di riconoscimenti da parte dei Paesi occidentali avesse l'obiettivo di placare le opinioni pubbliche: in effetti, per il momento, il riconoscimento dello Stato di Palestina non ha significato l'interruzione delle relazioni commerciali con Israele (a eccezione della Spagna), rendendo quindi l'isolamento internazionale di Israele solo parziale.