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Il mondo in cui viviamo è stato testimone di una crescita economica imponente, che dalla fine della contrapposizione bipolare Est-Ovest fino ad oggi, anche grazie al tanto discusso processo della cosiddetta “Globalizzazione”, ha permesso di sottrarre centinaia di milioni di persone dalla povertà estrema e diffondere il benessere, una volta prerogativa esclusiva dell’“Occidente”, su scala planetaria. Tuttavia, è importante ricordare che la qualità della “vita materiale” e la diffusione del benessere non hanno raggiunto tutti gli angoli del pianeta allo stesso modo. Su 8 miliardi di persone che abitano il nostro pianeta, circa 1 miliardo vive ancora in condizioni di povertà estrema (e molti soffrono la fame vera e propria) e la maggior parte di questi paesi poverissimi si trova in Africa.

L'eredità del Colonialismo e della Guerra Fredda
Il fatto che la maggior parte tra i Paesi più poveri al mondo si trovi in Africa è legato al fatto che questo continente, più di altri, ha dovuto fare i conti con la pesante eredità del colonialismo e della Guerra Fredda. A dire il vero, non solamente l'Africa, ma anche l'America del Sud, l'America del Nord, l'Asia, il Medio Oriente e l'Oceania sono stati investiti in epoche storiche diverse dal Colonialismo Europeo, però gli esiti finali sono stati assai diversi: in America del Nord, in Oceania e in parte dell’America del Sud, la colonizzazione europea ha dato vita a vere e proprie “nuove società” che si sono imposte sostituendo quelle native; l'Africa, al pari dell'Asia e del Medio Oriente, è riuscita invece a mantenere la sua specificità etno-culturale ma, a differenza di queste ultime, qui la colonizzazione ha comunque distrutto le fragili strutture tribali che regolavano la vita di quasi tutte le popolazioni africane.
Di conseguenza, i paesi africani nati durante la “Decolonizzazione” erano caratterizzati da strutture politiche e amministrative debolissime, incapaci di sottrarli al rischio di essere risucchiati nella contrapposizione Est-Ovest, che finì per trasformare l’Africa in uno dei più violenti campi di battaglia della Guerra Fredda. Questo ritardò a lungo l’avvio di uno sviluppo economico, che solo grazie all’espansione della Globalizzazione negli anni Duemila ha cominciato a prendere slancio.
I paesi più poveri
Anche se, infine, il vento dello sviluppo economico e della crescita della vita materiale ha coinvolto anche l'Africa, esso non ha avuto gli stessi effetti ovunque, data l'eterogeneità delle situazioni che si registrano oggi. Oggi, gran parte dei Paesi africani, a causa della loro scarsa base manifatturiera, ha potuto alimentare una certa crescita economica solo grazie alla presenza generosa di risorse naturali nel sottosuolo. Un altro elemento che può favorire o meno la crescita di un Paese è la sua posizione geografica: quelli che che presentano uno sbocco al mare godono di un accesso privilegiato ai mercati internazionali mentre quelli che ne sono privi vedono fortemente ridotte le loro possibilità di candidarsi a “sponde” dei flussi commerciali.
Eppure, né la disponibilità di grandi riserve di risorse minerarie, né una invidiabile posizione geografica possono compensare fattori limitanti come la debolezza delle istituzioni, lo scoppio costante di conflitti interetnici, lo scarso rispetto dello stato di diritto, la corruzione, l'analfabetismo; solo per citare alcuni fenomeni perniciosi che finiscono per gravare sul processo di sviluppo dei singoli stati come i proverbiali macigni. Paesi come Sud Sudan, Burundi, Repubblica Centrafricana e Mozambico, tanto per fare qualche esempio, figurano tutti nella lista dei paesi più poveri del mondo.

Scene di povertà immortalate a Kibera (Kenya). Credit: Eoghan Rice / Trócaire (Irlanda)
Gli altri Paesi poveri del mondo
Nonostante una forte sovra-rappresentazione dei Paesi africani nella classifica degli stati più poveri al mondo, la povertà non è assolutamente un fenomeno circoscritto all'Africa. Analizzando infatti i report e le analisi del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale si nota che in fondo alla classifica ci sono anche l'Afghanistan, lo Yemen e la Corea del Nord. I casi afghano e yemenita sono di particolare interesse perché confermano quanto detto sui paesi africani. Dal 1978 l'Afghanistan è sprofondato in una drammatica guerra civile che, nonostante siano passati i decenni e cambiati gli attori, non si è mai fermata e ha frustrato qualsiasi tentativo da parte prima del Blocco Comunista, poi dell'Occidente, e delle stesse forze islamiste di imporre modelli politici assolutamente alieni alle profonde caratteristiche culturali delle popolazioni afghane.
Allo stesso modo, negli ultimi cento anni il territorio che convenzionalmente chiamiamo “Yemen” (anche quando una volta ve ne erano due: lo Yemen del Nord e lo Yemen del Sud) ha attraversato una crisi ed una guerra civile dopo l'altra senza che mai nessuno sia riuscito a controllarlo completamente e forgiarne una coerente identità nazionale, primo pilastro per avviare una politica di modernizzazione e sviluppo.
Discorso a parte riguarda invece la Corea del Nord, la quale compare nella lista dei paesi più poveri principalmente a causa della difficoltà nel reperire informazioni affidabili sulle sue reali performance economiche per la prosecuzione di una politica di sviluppo militare che sottrae ingenti risorse al possibile sviluppo civile ed economico.