
La Conferenza di Berlino fu un insieme di incontri indetti dal cancelliere dell'Impero Tedesco, Otto von Bismarck, a seguito della richiesta da parte di Leopoldo II, re del Belgio, di formalizzare il possesso dell'area del “bacino del Congo”, difendendolo dalle mire delle altre potenze europee, tra le quali la Francia (anch'essa forte promotrice del summit) e il Regno Unito. I lavori durarono dal 15 novembre 1884 al 26 febbraio 1885 e al termine delle trattative i diplomatici delle varie potenze partecipanti sancirono non soltanto il possesso del Congo da parte del Regno del Belgio, ma anche la spartizione dell'intero continente africano, decretando la nascita di un nuovo ordine politico ed economico che sarebbe durato fino alla Guerra Fredda e alla decolonizzazione.
Lo sfruttamento storico dell'Africa da parte di arabi ed europei
I rapporti tra il continente africano e le potenze europee sono di vecchia data e già all'epoca delle grandi scoperte geografiche (XV-XVI secolo) i navigatori al soldo dei reami d'Europa avevano iniziato una metodica opera di mappatura delle coste del continente. Era seguito poi un primo tentativo di espansione, soprattutto a opera dei portoghesi, ma che non era mai andato oltre le coste delle aree percepite come maggiormente strategiche.

L'esplorazione delle sconfinate lande interne divenne successivamente appannaggio di avventurieri, missionari cristiani e purtroppo dei mercanti di schiavi, soprattutto arabi, fino a che, nel corso del XIX secolo, l'interesse delle potenze europee per l'Africa, in particolare per l'area del “bacino del Congo” ricchissima di risorse naturali, crebbe nuovamente.

Sorprendentemente però, a sferrare il primo “colpo di mano” non fu uno dei pesi massimi del continente europeo, bensì Leopoldo II, monarca del Belgio tra il 1865 ed il 1909, il quale utilizzando come pretesto le attività dell'Associazione Internazionale per l'Esplorazione e la Civilizzazione dell'Africa Centrale (Association Internationale pour l'Exploration et la Civilisation de l'Afrique Centrale in lingua francese), istituita nel 1876, iniziò a prendere possesso e a sfruttare in modo intensivo i territori che sarebbero diventati lo “Stato Libero del Congo” (oggi Repubblica Democratica del Congo).
La Conferenza di Berlino: cause ed esiti
Il colpo di mano di Leopoldo II mandò immediatamente in fibrillazione le grandi cancellerie europee, le quali si precipitarono ad accaparrarsi le concessioni di territori prima nelle zone vicine al “bacino del Congo” e, successivamente, in altre aree del continente facendo crescere le tensioni internazionali e, conseguentemente, le possibilità di uno scontro aperto dagli esiti imprevedibili.
Fu così che Otto von Bismarck, cancelliere dell'Impero Tedesco e principale arbitro degli equilibri politici all'interno del continente europeo, fu infine costretto, nel 1884, a indire una conferenza a Berlino per giungere a una composizione pacifica delle vertenze che negli anni si erano venute a creare. A questo evento, di capitale importanze nella storia della diplomazia, parteciparono tutte le potenze europee, ma anche l'Impero Ottomano, la Russia e gli Stati Uniti d'America, all'epoca astri nascenti del panorama politico mondiale.
Al termine della Conferenza, non tutti i partecipanti ottennero il diritto a ritagliarsi possedimenti coloniali in Africa (la Russia e l'Austria-Ungheria, solo per menzionarne un paio), e gli Stati Uniti d'America (unici nel panorama diplomatico) si riservarono il diritto di accettare o rifiutare le conclusioni del round diplomatico. Al di là dell'eccezionalismo statunitense, però, gli altri partecipanti si accordarono comunque su una serie di principi e di prassi d'azione che da quel momento in poi divennero parte integrante del pensiero e dell'agire geopolitico. Il più importante di tali traguardi fu quello di riconoscere formalmente il principio della “sfera d'influenza” sulla quale una determinata potenza si arrogava il diritto di esercitare i suoi interessi in maniera privilegiata a dispetto dei desideri degli altri.
La conclusione dei lavori della Conferenza inaugurò un periodo di incessanti guerre, protrattosi sino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale (1914) che portò le potenze europee a prendere fisicamente il possesso, mediante l'istituzione di colonie o protettorati, di tutti i territori dell'Africa, con l'unica eccezione dell'Etiopia, la quale riuscì a tutelare la propria indipendenza. Questo complicato periodo di guerre è passato alla storia con il nome in lingua inglese di Scramble for Africa (vagamente traducibile con “La corsa all'Africa”, “La lotta per l'Africa” oppure “La zuffa per l'Africa”).
Il destino dei popoli africani dopo la Conferenza di Berlino

Senza dubbio i grandi sconfitti della Conferenza di Berlino furono i popoli africani. Come era naturale che fosse per il periodo storico, nessuno dei partecipanti alla Conferenza si prese il benché minimo disturbo di chiedere alle popolazioni del continente come volessero governarsi o anche solo condurre le proprie esistenze.
Nello “Stato Libero del Congo” (in seguito riformato come semplice colonia belga) il domino inaugurato da Leopoldo II ebbe il proprio sbocco finale in un genocidio che causò la morte di oltre 10 milioni di congolesi, su 33 milioni di abitanti totali, ma non si deve credere che altrove in Africa le cose andassero molto meglio. L'ironia di tutta questa vicenda è che una delle motivazioni sbandierate dai leader europei del tempo per giustificare agli occhi delle proprie opinioni pubbliche la necessità di imbarcarsi in costose ed estenuanti campagne militari coloniali fu proprio la necessità di liberare gli africani dalla schiavitù.
La conquista del continente africano fu largamente completata alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, tracciando con riga e squadra i confini dei vari Paesi, e il nuovo ordine geopolitico venutosi a creare si sarebbe mantenuto (pur con diversi aggiustamenti) fino alla Guerra Fredda e al processo di decolonizzazione.