Il carbone è il primo combustibile fossile che ha trovato un largo utilizzo come fonte di energia a livello mondiale e contemporaneamente è quello che, a parità di energia prodotta, purtroppo rilascia una maggior quantità di CO2 in atmosfera. La transizione energetica verso combustibili fossili meno impattanti e verso altre fonti, tra cui quelle rinnovabili, per fortuna è iniziata da tempo, ma il processo è lungo e richiede tempo. Il carbone, infatti, rimane una risorsa più economica rispetto al petrolio, al gas e alle fonti rinnovabili e quindi molti Paesi poveri e in via di sviluppo ne fanno largo uso.
Non solo: in momenti di crisi energetica, come quella conseguente alla guerra russo-ucraina, anche vari Stati già economicamente sviluppati, come la Germania e la stessa Italia, hanno incrementato il loro ricorso al carbone in sostituzione del gas e del petrolio (più difficili da ottenere e molto più costosi). In questo articolo facciamo un piccolo passo indietro rispetto al conflitto (per evitare distorsioni momentanee del mercato) e vediamo i dati riguardanti i Paesi che hanno prodotto e consumato più carbone nel 2019/2020.
La classifica dei Paesi produttori di carbone
La classifica dei Paesi che hanno prodotto più carbone nel 2019 viene direttamente dalla IEA, l'International Energy Agency. Eccola di seguito:
È difficile non rimanere colpiti dall'elenco, a cominciare dalla prima posizione. Nel 2019, infatti, la Cina è stata responsabile del 50% della produzione di carbone a livello mondiale, con quasi 4.000 milioni di tonnellate. Al secondo posto troviamo l'India che ha prodotto un'altra grossa fetta, pari al 10% del mercato (760 Mt) e poi l'Indonesia (564 Mt, pari al 7% mondiale).
Altrettanto notevole è sommare le percentuali produttive dei primi cinque Paesi in classifica: a Cina, India e Indonesia, si aggiungono Australia e Stati Uniti d'America. La Top 5 globale produce l'80% del carbone. Se andiamo oltre e consideriamo i tre Paesi successivi (Russia, Sudafrica e Germania), arriviamo al 90%.
Come accaduto per gas e petrolio, la prima e principale considerazione che si può fare rispetto alla classifica è di natura economica e geopolitica. In un mondo sempre più energivoro il possedimento di risorse energetiche è strategico e si trasforma in un vantaggio competitivo enorme rispetto a Paesi che ne sono privi. Non deve stupire, quindi, che tutti gli Stati in classifica siano già molto sviluppati o in forte ascesa economica.
I Paesi che consumano più carbone nel mondo
La classifica degli Stati che consumano più carbone al mondo è tratta da Statista ed è relativa al 2020 (quindi è leggermente viziata dalle conseguenze della pandemia di Covid-19). Quello che conta, d'altro canto, al di là delle cifre precise, è considerare i pesi specifici dei singoli Paesi rispetto agli altri. Diamo un'occhiata:
Come per la classifica dei maggiori Paesi produttori, anche in quella dei maggiori consumatori al mondo di carbone la Cina domina in maniera incontrastata, più che quadruplicando l'India in seconda posizione. Se diamo uno sguardo ai dati assoluti e paragoniamo le due classifiche presenti in questo articolo (per quanto si riferiscano a due anni diversi) vediamo una tendenza netta: in sostanza la Cina consuma tutto ciò che produce.
Non è un caso: con 1 miliardo e mezzo di persone e una crescita economica continua, Pechino ha bisogno di un'enorme quantità di energia per sostenere il proprio sviluppo e si affida alla fonte energetica più diffusa ed economica: il carbone. Questo dal punto di vista ambientale, però, ha delle serie conseguenze, visto che il carbone è il combustibile fossile che produce più emissioni di anidride carbonica quando viene consumato. L'utilizzo del carbone contribuisce così a rendere la Cina anche il Paese che emette più CO2 in atmosfera al mondo.
Per concludere, in un'ottica di lotta al riscaldamento globale, la seconda e la terza posizione in classifica sono un segnale di allarme. India e Indonesia, infatti, stanno avendo una crescita demografica ed economica sempre più consistente e quindi è probabile che anche il loro consumo di carbone e quindi le loro emissioni di gas serra possano aumentare nel breve periodo. Un simile scenario si potrebbe scongiurare solo investendo in modo massiccio su altre fonti energetiche, ma in una fase di crisi economica e geopolitica come quella successiva alla guerra russo-ucraina è difficile che ciò possa avvenire.