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Prima dell'unificazione, nella Penisola italiana si sono susseguiti numerosi Stati e, di conseguenza, anche numerose capitali. Tuttavia, dalla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, solo tre città hanno goduto dello status di capitale:
- Torino, che era già la capitale del Regno di Sardegna, dal 1861 al 1865;
- Firenze, scelta dopo un accordo con la Francia di Napoleone III, dal 1865 al 1871;
- Roma, diventata capitale nel 1871 e da allora sempre confermata in tale ruolo.
Inoltre, tra il settembre del 1943 e il giugno del 1944, quando Roma era occupata dai nazisti, il governo e la corte si trasferirono per alcuni mesi prima a Brindisi e poi a Salerno, che assunsero, nei fatti, il ruolo di capitale.
Torino
La prima capitale d’Italia fu Torino e la ragione è semplice: era la capitale del Regno di Sardegna – che comprendeva il Piemonte, la Liguria, la Valle d’Aosta, la Sardegna e le località cedute nel 1861 alla Francia, cioè Nizza e Savoia – cioè dello Stato preunitario che guidò il processo di unificazione italiana. Nel 1861, quando fu realizzata l’Unità, il Regno d’Italia assunse le leggi, il sistema economico e, per l’appunto, la capitale del Regno di Sardegna.
Quando Torino era capitale, la sede della Camera dei deputati era a Palazzo Carignano (che oggi ospita il Museo del Risorgimento) e quella del Senato a Palazzo Madama (da non confondere con l’omonimo palazzo di Roma). La monarchia risiedeva invece nel Palazzo Reale, situato in Piazza Castello.

Tuttavia, sin dalla nascita del Regno la classe dirigente e parte dell’opinione pubblica erano consapevoli che la capitale d’Italia non poteva che essere Roma, per la storia e la carica simbolica della quale la città eterna dotata. Il 27 marzo 1861 il Parlamento riunito a Torino proclamò, simbolicamente, che Roma era la capitale del Regno d’Italia. La città, però, apparteneva ancora allo Stato pontificio, protetto dall’Impero di Napoleone III, e la proclamazione non ebbe effetti pratici.
Firenze
La capitale fu trasferita a Firenze nel 1865 in seguito alla Convenzione di settembre, stipulata l’anno precedente tra il Regno d’Italia e la Francia di Napoleone III. La convenzione prevedeva che l’Impero di Francia ritirasse le sue truppe dallo Stato pontificio e che il Regno d’Italia si impegnasse a rispettarne l’integrità territoriale, un protocollo aggiuntivo stabilì che la capitale italiana sarebbe stata trasferita in una città scelta dal re, perché Torino era troppo defilata geograficamente; il trasferimento serviva anche a dare alla Francia l’impressione che il Regno d’Italia avesse rinunciato definitivamente ad annettere Roma. Quando si diffuse la notizia della firma della convenzione, la popolazione di Torino insorse, ma la protesta fu repressa nel sangue dall’esercito, che uccise 62 persone.
La Convenzione di settembre entrò in vigore e, dopo aver vagliato l’opportunità di trasferire la capitale a Napoli, il governo e la monarchia optarono per Firenze, che assunse ufficialmente la funzione di capitale il 3 febbraio 1865. Il re si stabilì a Palazzo Pitti, la Camera trovò la sua sede a Palazzo Vecchio (oggi sede del Comune), il Senato si installò al Palazzo degli Uffizi, il governo a Palazzo Medici Riccardi.

Il trasferimento della capitale comportò l’avvio di un vasto programma di rinnovamento edilizio per rendere Firenze idonea al ruolo che le era stato assegnato: furono abbattute le mura, furono realizzati i viali di circonvallazione intorno al centro urbano, fu aperto il Piazzale Michelangelo e furono attuate varie altre opere di risanamento.
Roma
Il 20 settembre 1870, due settimane dopo il crollo dell’Impero di Napoleone III, l’esercito italiano entrò in Roma attraverso la breccia di Porta Pia, la città fu annessa al Regno d’Italia e nel febbraio dell’anno successivo ne diventò ufficialmente la capitale. Il re si insediò al Palazzo del Quirinale, che era stata residenza dei papi e, dal 1946, è diventata la dimora del presidente della Repubblica. La Camera dei deputati fu collocata a Palazzo Montecitorio e il Senato a Palazzo Madama, dove si trovano tutt’ora. Il Ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio trovarono invece sede a Palazzo Braschi (oggi sono collocati rispettivamente al Palazzo del Viminale e a Palazzo Chigi).

Anche a Roma il trasferimento della capitale comportò l’avvio di un vasto programma edilizio, che ridisegnò il volto della città. Dal 1871, del resto, la capitale d’Italia è restata sempre nella città eterna. Nel 1948 la Costituzione della Repubblica, all’articolo 114, l’ha confermata in tale ruolo e nel 2010 il Comune di Roma ha assunto ufficialmente il nome di “Roma Capitale”. Solo nel corso della Seconda guerra mondiale, quando la città era occupata dei nazisti, il governo e la corte si trasferirono per alcuni mesi in due città del Mezzogiorno, Brindisi e Salerno.
Brindisi e Salerno
L’8 settembre del 1943, dopo la proclamazione dell’armistizio con gli angloamericani, il re e il governo fuggirono da Roma, per non essere catturati dai nazisti, e si trasferirono a Brindisi, già liberata dagli angloamericani. Il re prese alloggio al Castello Svevo e la città divenne, di fatto, la capitale provvisoria del Regno d’Italia. L’11 febbraio 1944, quando Roma era ancora occupata, la corte e il governo si trasferirono a Salerno, scelta perché era più vicina alla linea del fronte e perché rientrava tra le città tornate sotto il controllo del governo italiano e non sottoposte al Governo militare alleato, come era, tra le altre, Napoli. Il re prese alloggio nel comune di Ravello, in costiera amalfitana, nella Villa Episcopio, mentre il Consiglio dei ministri si riuniva a Palazzo di Città, attuale sede del comune di Salerno.

Nella nuova “capitale” avvenne un importante evento politico: la formazione del governo Badoglio II, del quale faceva parte anche il Partito comunista, che accettò di fare parte di un esecutivo monarchico in nome della comune lotta contro i nazifascisti: l’evento è noto come svolta di Salerno. A Salerno tenne anche la prima riunione il governo Bonomi, formatosi il 18 giugno 1944. Subito dopo la capitale tornò a Roma, che era stata liberata dagli angloamericani il 4 giugno. Oggi una piazza di Salerno è chiamata “Salerno Capitale”, in memoria degli eventi del 1944. Tuttavia Salerno, come Brindisi, non fu mai proclamata ufficialmente capitale d’Italia.