
Per via della sua particolare evoluzione, Homo sapiens, a differenza delle altre specie di ominidi, ha perduto la quasi totalità del pelo corporeo. Di conseguenza, per l'essere umano, fin dalla Preistoria, è stato essenziale coprirsi per proteggersi dal freddo, dalla pioggia e dal sole. Non si sa quando esattamente siano stati realizzati i primi indumenti, ma i reperti archeologici più antichi associabili ad abiti in lino che sono stati ritrovati risalgono a circa 34.000 anni fa (Paleolitico superiore) e sono stati rinvenuti nella grotta di Dzudzuana, in Georgia. Un indizio per retrodatare l'invenzione degli indumenti fino ad almeno 100.000 anni fa potrebbe però venire dal ritrovamento di antichissimi pidocchi.
Quando l'uomo ha iniziato a vestirsi?
Quando l'uomo abbia cominciato a produrre da sé degli abiti è ancora oggetto di dibattito fra archeologi e antropologi. Probabilmente si trattò di un'esigenza nata a seguito dell'uscita dal continente africano (avvenuta 1,5 milioni di anni fa con Homo erectus) e alla migrazione verso territori più freddi a nord, come l'Europa e l'Asia.
Nonostante sia presumibile che i primi abiti siano stati prodotti a partire da questo periodo, le tracce archeologiche in nostro possesso sono molto più recenti. Ciò è dovuto alla natura stessa dei materiali con cui venivano realizzati i primi indumenti. Trattandosi probabilmente di materiali organici (pellicce, fibre vegetali) è molto difficile che si conservino nei millenni. Le più antiche tracce di fibre intessute dall'uomo risalgono al tardo Paleolitico (40.000-12.000 anni fa) e sono state ritrovate nella grotta di Dzudzuana, in Georgia. Datate al radiocarbonio a 34.000 anni fa, erano state realizzate in lino selvatico.

Guardando più indietro nel tempo, è possibile intuire come l'umanità avesse iniziato a coprirsi già prima: nella grotta di Denisova, in Siberia, è stato ritrovato un ago, databile a 50.000 anni fa, ma è possibile andare ancora più indietro. Ciò è possibile grazie al contributo indiretto di una disciplina insolita e inaspettata: l'archeoentomologia. Si tratta di una scienza che si occupa dello studio delle tracce lasciate dagli artropodi (insetti, aracnidi, etc.) all'interno dei contesti archeologici. Non è insolito infatti che in particolari circostanze ambientali i resti di questi piccoli animali si conservino e vengano ritrovati dagli archeologi. La presenza di tracce di Pediculus humanus, il pidocchio dell'uomo, all'interno di una grotta abitata 120.000 anni fa in Marocco, ci fa intuire come probabilmente già in quel periodo venissero prodotti degli abiti.

Ipotizzare ciò è stato possibile attraverso lo studio dell'evoluzione genetica di Pediculus humanus. Finché i nostri antenati erano completamenti ricoperti di peli, ovvero fino al tempo in cui sulla terra prosperava Homo habilis, circa 2 milioni di anni fa, l'uomo era colonizzato da un'unica specie di pidocchio. Con la progressiva perdita della peluria corporea, questa specie si limitò a colonizzare unicamente i capelli, di conseguenza, la divergenza evolutiva tra le due specie di pidocchio attualmente esistenti, Pediculus humanus capitis (pidocchio del capo) e Pediculus humanus corporis (pidocchio del corpo), deve essere avvenuta necessariamente in un momento in cui l'essere umano aveva già iniziato a coprirsi, altrimenti la seconda specie, evolutasi dalla prima, non sarebbe potuta sopravvivere. La divergenza evolutiva avvenne probabilmente attorno ai 100.00o anni fa, implicando che l'introduzione dell'abbigliamento possa datarsi a questo periodo.

Come si vestivano nella Preistoria?

Oltre all'uso di fibre vegetali, come testimoniato dal ritrovamento nella caverna di Dzudzuana in Georgia, probabilmente gli esseri umani nell'antichità usavano per coprirsi anche pelli animali opportunamente lavorate. Inoltre, presso alcune culture delle fasce tropicali del Pianeta (dalla Polinesia all'America meridionale, ma anche in Indonesia e in Africa equatoriale), fino ad alcuni secoli fa, erano comuni le tapa (il termine è polinesiano), ovvero indumenti realizzati a partire dalla lavorazione della corteccia di determinati alberi.

Ad oggi, l'abito intero più antico in nostro possesso è l'abito di Tarkhan, dal nome della necropoli egizia dove è stato ritrovato. Si tratta di una sorta di camicia in lino, datata al radiocarbonio tra il 3482 e il 3102 a.C. Per il suo livello di conservazione stupisce anche l'abbigliamento ritrovato con i resti di Ötzi, l'uomo del Similaun, e datato all'età del rame, più di 5000 anni fa. Consisteva in una sopravveste in pelle di pecora, una mantella in fibre vegetali, dei gambali in pelliccia di capra e un perizoma in pelle di pecora. La scarpa integra più antica nota fino ad oggi è stata ritrovata invece nella caverna di Areni, in Armenia, ed è stata realizzata in pelle attorno ai 5.500 anni fa.
