Nel 2021, i Måneskin trionfano al festival di Sanremo con la canzone Zitti e Buoni. Subito dopo la vittoria parte il chiacchiericcio: la loro canzone sarebbe un plagio di F.D.T., un pezzo del 2015 degli Anthony Laszlo. Effettivamente le canzoni hanno delle somiglianze, soprattutto a livello testuale nel grido di ribellione del ritornello: «Sono fuori di testa!».
Se gli Anthony Laszlo avessero intentato una causa per plagio contro i Måneskin, avrebbero avuto ragione? Prima di tutto, vediamo cosa s’intende per plagio e poi, attraverso gli esempi di cause intentate a livello internazionale e nazionale, capiamo se anche per Zitti e buoni ci sarebbero stati gli estremi per un’accusa oppure no.
Come capire se la canzone è un plagio?
Secondo la legge italiana sul diritto d'autore e secondo l'articolo 2575 del codice civile, ogni opera d'arte è automaticamente protetta da diritti d'autore. Quindi, il plagio può essere considerato come una riproduzione, totale o parziale, non autorizzata di un'opera artisticamente protetta, in violazione dei diritti d’autore.
Fin qui è tutto limpido e chiaro, ma rimane da chiarire cosa s’intenda per riproduzione parziale. C’è un numero di note o di battute minimo oltre il quale due canzoni possono essere considerate “parzialmente uguali”?
La risposta è no. Non esiste un numero stabilito di note o di battute per delineare un plagio. Questo perché un brano è composto da tantissimi elementi: il testo, una melodia, il ritmo… Non avrebbe senso stabilire un numero preciso di note o di battute.
E quindi come si fa a decidere se una canzone è un plagio? Semplicemente, il giudice decide caso per caso. La normativa dice che si configura il plagio quando una canzone suscita nell’ascoltatore le stesse sensazioni di un’altra canzone. Capite che si tratta di qualcosa di molto soggettivo. Ma solitamente il giudice, che chiaramente non è un esperto di musica, si affida a un perito musicale. Ennio Morricone, per esempio, è stato chiamato più volte in aula di tribunale per valutare accuse di plagio.
I criteri per stabilire il plagio sono quindi abbastanza sfumati e solitamente, per quanto riguarda la musica leggera, il perito presta particolare attenzione alla melodia. Però, come vedremo in alcuni casi celebri della storia della musica, questa regola non è sempre valida.
Al Bano vs. Michael Jackson, Subsonica vs. Morricone: alcuni casi famosi
Nel 1997, Michael Jackson si presenta al tribunale di Roma, accusato di plagio da Al Bano. Al centro del contendere la canzone Will you be there, che il cantante italiano accusa di essere copiata dalla sua I cigni di Bakala. Effettivamente, le melodie delle due canzoni sono molto simili: in sede di giudizio, i periti contano ben 37 note di seguito uguali. La corte però conclude che non ci sono gli estremi per una condanna di plagio, poiché entrambi i brani ricorderebbero una terza canzone del 1939, ovvero Blessing you for being an angel degli Ink spots. Nel caso Al Bano-Jackson, il giudice ha respinto l'accusa di Al Bano perché la sua canzone mancava del requisito dell'originalità.
La stessa cosa si verificò per l’accusa di plagio ai danni dei Led Zeppelin che, con il riff iniziale della canzone Stairway to heaven, erano stati accusati di aver copiato la canzone Taurus (1968) degli Spirits. Ma il giudice stabilì che il giro di note iniziali era molto comune e dunque non direttamente copiato.
Sorte diversa capitò invece ai Beach Boys, che dovettero cedere i diritti della loro Surfin’ USA alla famiglia di Chuck Berry, per aver copiato la sua canzone Sweet little sixteen (1958).
Esistono altri esempi famosi di accuse di plagio. Spostandoci nel nostro Paese, destò clamore la vicenda dei Subsonica, che in un tweet accusarono Ennio Morricone di aver plagiato il loro famoso pezzo Tutti i miei sbagli (1999) con la canzone Ancora qui (che faceva parte della colonna sonora di The Hateful Eight di Tarantino). Ma anche questo caso non fu giudicato plagio.
I modi per combinarle non sono infiniti, per questo può capitare che ci siano somiglianze e le accuse di plagio cadono spesso nel vuoto. Nella musica poi, come in tutte le arti, è normale che gli artisti si contamino e si lascino ispirare vicendevolmente.
Che ne fu dunque dell’accusa di plagio ai danni dei Måneskin? Come detto, gli Anthony Laszlo non citarono in giudizio la band vincitrice di Sanremo e, anzi, ne presero le difese. Probabilmente, avranno pensato, di chi ha gridato al plagio… «sono fuori di testa!».