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29 Marzo 2024
15:30

Quanti container cadono in mare ogni anno dalle navi commerciali, e che fine fanno?

In media, circa 1500 container vengono persi ogni anno in mare aperto dalle navi cargo durante la navigazione lungo le principali rotte commerciali marittime, per via di errori umani o tempeste. La stragrande maggioranza non può essere recuperata.

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Quanti container cadono in mare ogni anno dalle navi commerciali, e che fine fanno?
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Credits: MBARI.

Una delle conseguenze dell'incidente avvenuto il 26 marzo 2024 a Baltimora, durante il quale la nave cargo Dali ha abbattuto il ponte Francis Scott Key, è stata la perdita di oltre 10 container nelle acque del fiume Patapsco, contenenti materiali potenzialmente pericolosi. La caduta in mare dei container non è però così rara. La World Shipping Council (WSC), la principale associazione di categoria che rappresenta il settore del trasporto marittimo internazionale, stima che tra il 2008 e il 2022 siano mediamente caduti in mare 1566 container all'anno dalle navi cargo lungo le principali rotte commerciali marittime, a causa di errori umani e di condizioni meteorologiche avverse. Questo numero, se comparato al totale delle merci trasportate ogni anno, è irrisorio: nel 2022, ad esempio, sono stati persi in mare 661 container su oltre 250 milioni trasportati, il che corrisponde a circa lo 0,00048%. Tuttavia, l'affondamento dei container può provocare danni ambientali agli ecosistemi marini.

Perché i container cadono dai ponti delle navi

La perdita di container in mare può derivare da diverse circostanze. Il caso dell’incidente di Baltimora è un'eccezione, poiché la caduta dei container è stata causata dall'impatto con un'infrastruttura, il ponte Francis Scott Key. Questo genere di incidenti non avviene in mare aperto, anche se le collisioni tra navi cargo e altre imbarcazioni possono essere una causa. Nella maggior parte dei casi, la caduta dei container dai ponti delle navi cargo è il prodotto di due fattori: l'errore umano ed eventi meterologici come le tempeste.

Il mancato ancoraggio corretto e la messa in sicurezza del carico, insieme alla sottostima del peso effettivo dei container per ridurre i costi di trasporto e una potenziale errata disposizione e stoccaggio a bordo, spesso per accelerare il processo di carico delle merci, sono tra i principali fattori che aumentano l'instabilità del carico trasportato e, di conseguenza, il rischio di scivolamento in mare. A questi fattori si aggiungono i repentini cambiamenti climatici e le tempeste, durante le quali onde, anche con altezze superiori ai 10-15 metri, possono colpire violentemente la nave cargo, causando la perdita in mare delle merci poco stabili a bordo.

Cosa succede ai container una volta caduti in mare?

Una volta finiti in mare, i container tendono ad affondare e depositarsi sul fondale marino. La velocità con cui affondano dipende da diversi fattori, tra cui il peso e le dimensioni del carico perso, il grado di danneggiamento, nonché la temperatura delle acque e la presenza di forti correnti. In alcuni casi, i carichi possono affondare rapidamente, mentre in altri casi potrebbe essere necessario anche diverse settimane e le correnti potrebbero trasportare il carico lontano dal punto di caduta.

La perdita di migliaia di container all'anno in mare può avere effetti gravi sull’ambiente e sugli habitat marini. I container che finiscono sul fondale marino possono infatti distruggere i microhabitat e introdurre specie invasive negli ecosistemi locali. Inoltre, i container danneggiati potrebbero rilasciare sostanze pericolose e tossiche come acidi solforici, plastiche e altri materiali dannosi, con conseguenze devastanti sull'ambiente marino.

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Credits: MBARI.

Il recupero è solitamente una responsabilità della compagnia di trasporto e dell’azienda che ne ha richiesto il trasporto. In acque poco profonde, i container rappresentano un grave rischio aggiuntivo per la navigazione, aumentando la probabilità di collisioni con le navi in transito e pertanto le attività di recupero sono essenziali. È proprio questo il caso del fiume Patapsco, dove i container della nave Dali sono stati persi. La profondità del fiume raggiunge i 15 metri nelle vicinanze dell'ormai caduto ponte Francis Scott Key.

Al contrario, la possibilità di recupero in mare aperto, a profondità di diverse centinaia o migliaia di metri, è estremamente bassa. Di conseguenza, i container rimangono in mare diventando così dei relitti abbandonati sui fondali fino alla loro completa degradazione, che può richiedere numerose centinaia di anni.

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