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A partire da sabato 5 luglio il meteo concederà una breve tregua – sotto forma di calo di temperature e precipitazioni – alla bolla di calore con caldo intenso e afa che ha colpito l'Italia nei giorni scorsi con l'arrivo del promontorio dell'anticiclone nordafricano, giornalisticamente – ma impropriamente – soprannominato “anticiclone Pluto”. Nei giorni scorsi abbiamo sentito da più parti nominare “Pluto” come responsabile del caldo torrido o afoso che sta attanagliando l'Italia da giorni. Vi ricorderete forse che lo scorso luglio si parlava negli stessi termini di “Caronte”, altro suggestivo soprannome per indicare la causa dell'ondata di calore dei giorni scorsi. La tradizione giornalistica di dare un nome a questi fenomeni può però portare a una certa confusione. Andiamo quindi a vedere di cosa parliamo esattamente quando parliamo di Pluto e spieghiamo dal punto di vista meteorologico perché sta provocando un'ondata di calore, perché il caldo dura così a lungo e perché nel fine settimana avremo una tregua dalle alte temperature.
Temporali nel weekend e poi temperature più basse: le previsioni
Il campo anticiclonico che sta portando alte temperature in tutta la Penisola si sta già indebolendo: perdurerà fino a domandi, per poi permettere già dal mattino di sabato 5 luglio a linee temporalesche provenienti dall'Europa centrale di infiltrarsi nel nostro Paese portando un graduale calo delle temperature da Nord a Sud e temporali dapprima lungo l'arco alpino, poi nelle regioni settentrionali e infine nel Centro Italia. Secondo le previsioni degli esperti, l'instabilità sulla nostra penisola durerà fino a mercoledì 9 luglio quando le temperature torneranno a salire senza però raggiungere i picchi di questa settimana.
Cos'è realmente “Pluto” da un punto di vista meteorologico
Questa confusione avviene principalmente perché dare un nome alle ondate di calore ricorda il modo in cui si parla per esempio degli uragani e in generale dei cicloni tropicali, che invece hanno nomi ufficiali stabiliti da appositi organismi della World Meteorological Organization.
Perché se è vero che ogni uragano è a tutti gli effetti un'entità meteorologica a sé stante, altrettanto non vale per “Pluto”, “Caronte” e ogni altro “anticiclone africano” di cui sentiamo parlare. Questo perché le ondate di calore che arrivano in Italia d'estate non sono provocate ogni volta da un anticiclone africano diverso: non ci sono tanti anticicloni africani ognuno con la sua nascita, la sua evoluzione e la sua morte. L'anticiclone nordafricano è solo uno ed è pressoché permanente sopra il Sahara. Tecnicamente quello che arriva a noi non è nemmeno un anticiclone in senso stretto, ma un promontorio anticiclonico: possiamo immaginarlo come una “protuberanza” che spunta dall'anticiclone nordafricano – richiamata da aree di bassa pressione a nord – e si estende sulla nostra penisola e su altre parti d'Europa. Questi promontori si estendono, si indeboliscono e poi si ritirano nel campo anticiclonico subtropicale sahariano.
Gli anticicloni sono campi di alta pressione ad alta quota che formano una struttura chiusa in rotazione. L'alta pressione in quota “schiaccia” l'aria vicina al suolo, scaldandola: per questo gli anticicloni portano il caldo. Inoltre, agli anticicloni sono associate correnti discendenti che, una volta arrivate al suolo, si “spalmano” in tutte le direzioni costituendo di fatto una barriera che impedisce l'ingresso di aria fredda e perturbazioni. Ecco perché con l'arrivo di un anticiclone si ha generalmente bel tempo (anche se, indirettamente, le ondate di calore possono provocare maltempo). Quello che sta portando in questi giorni il caldo in Italia – cioè quello che chiamiamo “Pluto” – non è quindi un anticiclone ma un promontorio anticiclonico di origine nordafricana esteso sul continente europeo.
Perché l'ondata di calore provocata da “Pluto” dura così a lungo
Questa configurazione può sembrare molto instabile, ma non lo è, e ce ne stiamo accorgendo: caldo e afa durano da giorni ormai senza interruzione. Questo non è un caso, anzi è tipico per l'anticiclone nordafricano causare ondate di calore piuttosto prolungate.
Questo accade perché l'estensione del promontorio anticiclonico per migliaia di chilometri nel continente europeo è associata a quel fenomeno che i meteorologi chiamano blocco atmosferico. L'aria calda sahariana è richiamata da due aree a bassa pressione, una occidentale chiamata depressione d'Islanda e una orientale che viene dalla Russia. A questo punto, su scala sinottica, il promontorio è “bloccato” tra queste due regioni cicloniche e la configurazione pressoria rimane pressoché immobile per molti giorni prima che il promontorio si “indebolisca” gradualmente. Con “indebolire” intendiamo che perdono di vigorosità le correnti discendenti che impediscono l'arrivo di aria fredda e perturbazioni. A un certo punto accade che le correnti fredde possono superare in intensità quelle associate all'anticiclone, e allora il “muro” anticiclonico cede. È proprio quello che avverrà a partire da sabato in Italia: il margine del promontorio anticiclonico si lascerà vincere dalle linee temporalesche e dall'aria fredda proveniente da nord, dando origine ad instabilità nei giorni del fine settimana e nei primi giorni della settimana successiva.