Da ieri lunedì 15 luglio l'intera Italia è stata investita dal cosiddetto anticiclone subtropicale africano, talvolta soprannominato giornalisticamente Caronte, che sta portando un'intensa ondata di calore che colpirà soprattutto il Centro-Sud con picchi di temperature anche di 40-41 °C in Puglia e in Sicilia e caldo afoso in tutta la Penisola fino al weekend: potrebbe essere una delle ondate di calore più intense dell'estate nel nostro Paese. Le previsioni parlano di estate piena in tutta Italia, con un picco di caldo tra giovedì 18 luglio e venerdì 19 luglio, con un abbassamento delle temperature e possibilità di temporali nel fine settimana soprattutto nel Nord Italia.
Non è certo la prima estate in cui sentiamo parlare di anticiclone africano, ma non tutti sanno cosa significa esattamente e come fa a portare il caldo estivo in Italia: ecco quindi la spiegazione tecnica di ciò che sta accadendo da un punto di vista meteorologico.
Cos'è un anticiclone e perché porta il bel tempo
Gli anticicloni sono aree di alta pressione atmosferica in rotazione e con una struttura chiusa. Al contrario, i cicloni sono strutture di bassa pressione in rotazione. Nell'emisfero boreale gli anticicloni ruotano in senso orario e i cicloni in senso antiorario; l'opposto avviene nell'emisfero australe. Per via dell'alta pressione, gli anticicloni sono caratterizzati da moti discendenti di aria che, una volta arrivata al suolo, viene “sparata” in tutte le direzioni impedendo quindi la formazione ma anche l'arrivo di strutture temporalesche. Inoltre, l'aria che viene raggiunge il suolo viene compressa e di conseguenza si riscalda. Per questo gli anticicloni sono associati al bel tempo.
Al contrario, i cicloni presentano moti d'aria ascendenti e quindi al suolo sia ha una convergenza di correnti, che favorisce l'arrivo di nubi e anche la loro formazione, perché il vapore salendo condensa e genera nubi: ecco quindi che i cicloni si associano al maltempo. Insieme, cicloni e anticicloni creano complessi sistemi di circolazione dell'aria che impattano fortemente sulla meteorologia e sul clima dei territori interessati.
Cos'è l'anticiclone africano e perché provoca ondate di caldo
Nella fascia dei Tropici, attorno ai 30° di latitudine, abbiamo condizioni per cui si formano anticicloni permanenti o semi-permanenti. È il caso per esempio dell'anticiclone delle Azzorre, che staziona sull'Oceano Atlantico e ha il suo centro nei pressi dell'omonimo arcipelago portoghese; ma soprattutto è il caso dell'anticiclone nord-africano, che invece si trova sopra il Sahara. L'anticiclone nord-africano è quindi un anticiclone subtropicale di origine continentale che sovrasta quasi permanentemente l'Africa settentrionale.
L'anticiclone nord-africano e quello delle Azzorre sono i due grandi protagonisti delle estati in Europa, ciascuno con le sue caratteristiche peculiari. L'anticiclone delle Azzorre si forma sulle tiepide acque atlantiche, quindi è tendenzialmente più umido e meno caldo di quello nord-africano, che invece staziona sul secco e rovente suolo desertico. Ci sono altre differenze tra l'anticiclone nord-africano e l'anticiclone delle Azzorre: per esempio, il primo è molto evidente ad alta quota ma nel periodo estivo le pressioni al suolo tendono a rimanere relativamente basse per via dell'elevato calore che fa espandere l'aria a bassa quota rendendola più rarefatta; l'anticiclone delle Azzorre tende invece a portare alta pressione anche al suolo.
Entrambi gli anticicloni possono penetrare nel continente europeo espandendosi e allungandosi in strutture chiamate promontori. Quando parliamo di “Italia investita dall'anticiclone africano”, quindi, tecnicamente stiamo parlando di un promontorio settentrionale dell'anticlone nord-africano che invade l'Europa ad alte quote. Le correnti trasportano l'aria calda sahariana sopra le acque calde del Mediterraneo, dove si caricano di umidità che a sua volta porta sull'Italia e sul resto d'Europa un caldo opprimente e afoso.
Ma come si formano i promontori? Un meccanismo di formazione di queste “lingue” di alta pressione richiede la presenza di un'area di bassa pressione nel Nord Europa: la bassa pressione richiama infatti aria dalle zone di alta pressione, che così possono espandersi. Nel caso dell'Europa, in effetti, esiste la cosiddetta depressione d'Islanda, o ciclone subpolare, una regione semi-permanente di bassa pressione nell'Atlantico settentrionale nei pressi dell'isola vulcanica. Il rafforzamento di “Caronte” di questi giorni è una conseguenza del fatto che la bassa pressione islandese ha attualmente il suo centro sopra la Scozia, provocando così l'estensione di un promontorio nord-africano che dal Marocco sovrasta tutta l'Italia e arriva fino all'Europa orientale, dove nei prossimi giorni si attendono gli effetti maggiori di questa ondata di calore.
Il Nord-Ovest dell'Italia si troverà nei prossimi giorni più o meno al confine tra le correnti anticicloniche africane e quelle cicloniche nord-europee. Gli scontri tra le due masse d'aria creeranno quindi la possibilità di temporali lungo l'arco alpino occidentale.
Perché le ondate di calore sono sempre più frequenti: il ruolo del riscaldamento globale
Fino a circa 40 anni fa a dominare le estati in Italia e in Europa era l'anticiclone delle Azzorre, che ci “proteggeva” dalle incursioni del più rovente anticiclone africano e allo stesso tempo dalle perturbazioni. Con il riscsaldamento globale, però, sono cambiati gli schemi di circolazione atmosferica: dove prima le correnti si muovevano in orizzontale, seguendo quindi le linee dei paralleli terrestri, ora i loro moti hanno anche forti componenti verticali, quindi lungo i meridiani. Questo favorisce lo spostamento in direzione sud-nord delle masse d'aria e di conseguenza la formazione del promontorio africano. Ecco quindi che negli ultimi anni le estati europee finiscono per essere dominate da questo anticiclone, ben più caldo, mentre quello delle Azzorre rimane a stazionare sull'Atlantico al largo del Portogallo oppure si sposta verso l'Europa del Nord, dove prima non arrivava, e porta temperature record.
Un'altra conseguenza del maggior moto verticale delle correnti è che diventano più probabili gli scontri tra masse d'aria a temperature molto diverse, per esempio subtropicali e subpolari: questa è una condizione ideale per lo sviluppo di eventi meteorologici estremi come nubifragi e forti grandinate, proprio come è successo in Piemonte e Valle d'Aosta a fine giugno.
L'anticiclone più potente di sempre? Non proprio
Come abbiamo già detto, questa settimana potremmo assistere all'ondata di calore più intensa in Italia per quest'estate. Però attenzione: diffidate di chi dice che sarà «la più potente di sempre». Stabilire quanto è “potente” – qualunque cosa questa parola significhi – un'ondata di calore è un'impresa estremamente complicata, visto che sono fenomeni che dipendono da tantissimi parametri. Spesso e volentieri queste affermazioni apodittiche servono più che altro per fare titoloni. Anche senza guardare molto lontano, infatti, soltanto lo scorso anno a metà luglio il promontorio nord-africano spingeva l'aria calda verso l'Europa con più “forza” rispetto a oggi e aveva temperature più alte in quota. Questo non vuol dire che non sarà una settimana particolarmente impegnativa dal punto di vista delle temperature, anzi: significa solo che non ogni ondata di calore è da record.