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10 Ottobre 2024
15:05

Referendum cittadinanza: la differenza tra ius Italiae, soli, sanguinis, scholae e culturae

Più di 630.000 firme sono state raccolte entro il 30 settembre scorso da un’iniziativa popolare per chiedere un referendum per la modifica dell’attuale legge di cittadinanza, vigente in Italia dal 1992. E pochi giorni fa è stata presentata una proposta di legge per lo ius Italiae. Ma quali sono le differenze tra ius soli, ius sanguinis, ius scholae, ius culturae e ius Italiae?

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Referendum cittadinanza: la differenza tra ius Italiae, soli, sanguinis, scholae e culturae
ius soli, sanguinis, scholae, cittadinanza italiana

A inizio settembre un’iniziativa popolare ha dato il via a una raccolta firme per indire un referendum e chiedere una modifica dell'attuale normativa sull’acquisizione della cittadinanza italiana: la proposta è di dimezzare i tempi di possibile attribuzione dello status e favorire così anche il riconoscimento come cittadini italiani di molti figli di stranieri residenti nel nostro Paese. L'iniziativa ha avuto una grande partecipazione popolare, raggiungendo e superando il quorum di 500.000 firme, necessarie per passare al vaglio della Corte Costituzionale. Se quest’ultima lo riterrà ammissibile, a giugno 2025 i cittadini italiani dovranno votare per modificare la legge sulla cittadinanza. Ricordiamo che secondo l’Istat, nel 2024 il numero di stranieri in Italia supera i 5 milioni, di cui più di un milione è costituito da minori. Ma quali sono le differenze tra ius soli, ius sanguinis, ius scholae, ius culturae e la più recente proposta sullo ius Italiae?

Lo ius sanguinis

Lo ius sanguinis è la legge secondo la quale la cittadinanza di un determinato Paese si acquisisce a seguito della nascita da genitori di quel Paese. Da questo deriva il nome ius sanguinis, cioè “diritto di sangue”. In Italia con la legge 91 del 1992, è attualmente vigente questo principio, quindi la cittadinanza italiana si ottiene nascendo da uno o entrambi i genitori italiani. Inoltre, per garantire ai figli dei nostri emigrati il mantenimento del legame con il Paese di origine, la precedente legge sulla cittadinanza – la n.555 del 1912 – introdusse anche la possibilità di acquisire la cittadinanza da parte di coloro che avevano un genitore o un discendente italiano anche se nati in uno Stato estero che gli aveva concesso cittadinanza tramite lo ius soli, “conservando” quindi anche la cittadinanza italiana. È quello che succede oggi a tantissimi cittadini statunitensi e argentini che, a causa della grande immigrazione di inizio ‘900 soprattutto dal sud Italia, mantengono la cittadinanza italiana, avendo un avo italiano. L’aspetto curioso è che questa discendenza non ha limiti di generazioni, non è cioè limitata nel tempo. Il requisito importante è la verifica che l’avo, cittadino italiano, abbia mantenuto la cittadinanza fino alla nascita del discendente. L’autorità che si occupa di accertare la discendenza è l’ufficio territoriale del luogo di residenza, quindi nel caso di residenti all’estero è l’ufficio consolare.

Lo ius soli

Lo ius soli, lo dice il nome, si riferisce alla nascita sul suolo dello Stato in cui si richiede la cittadinanza. È dunque cittadino chi nasce nel territorio di uno Stato, a prescindere dalla cittadinanza dei propri genitori o dalla discendenza. Attualmente, lo ius soli è in vigore in numerosi Paesi europei come Francia, Germania, Regno Unito e Irlanda – con delle condizioni –  ed anche in quasi tutti i Paesi del continente americano.

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Diritto di cittadinanza tramite ius soli. In blu i Paesi in cui è automatico, in azzurro quelli in cui è limitato ad alcune condizioni.

Lo ius culturae

Con ius culturae si fa riferimento a una proposta di legge che fu approvata nel 2015 alla Camera dei deputati ma poi bloccata in Senato nel 2017. Secondo questo principio l’acquisizione della cittadinanza per lo straniero nato in Italia o arrivato prima dei 12 anni di età, era collegata al completamento e superamento con successo di un ciclo di studi per almeno cinque anni o un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale per ottenere una qualifica professionale. Prevedeva poi che i minori nati all’estero ma arrivati in Italia fra i 12 e i 18 anni potessero richiedere la cittadinanza dopo un periodo di residenza di almeno sei anni e avendo superato un ciclo scolastico.

Lo ius scholae

Nel 2022 una proposta di legge, simile allo ius culturae, voleva introdurre il cosiddetto ius scholae, secondo il quale un minore straniero che nasce in Italia o che arriva in territorio italiano entro i 12 anni può acquisire la cittadinanza italiana se frequenta regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici in istituti nazionali di istruzione o comunque idonei ad ottenere una qualifica professionale. Questa proposta fu bloccata in Parlamento ma ora sta tornando al centro del dibattito in merito al referendum di cittadinanza. Secondo lo ius scholae, per ottenere la cittadinanza bisogna presentare una dichiarazione di volontà entro il compimento della maggiore età da parte di un genitore che risiede in Italia o da un tutore legale. La domanda si presenta all’ufficio del comune di residenza del minore. Quest'ultimo inoltre può richiedere la cittadinanza entro due anni dal compimento della maggiore età, nel caso in cui i genitori non lo abbiano fatto in precedenza.

E lo ius Italiae?

Pochi giorni fa è stata presentata una proposta di legge da parte del partito Forza Italia ed in particolare del Ministro degli affari esteri Antonio Tajani: lo ius Italiae. La legge, riprendendo e modificando lo ius scholae, si baserebbe su tre punti:

1) Stabilisce che il minore straniero può ottenere la cittadinanza italiana in seguito al completamento e superamento di 10 anni di scuola dell'obbligo: 5 anni di elementari, 3 anni di medie e 2 anni di superiori.
2) Riduce e modifica la trasmissione tramite ius sanguinis: la possibilità di richiedere la cittadinanza per discendenza infatti sarà limitata solo a due generazioni
3) Riduce le tempistiche attuali di attesa: da 2 anni (prorogabili fino a un massimo di 3 anni) a 1 anno (prorogabile di ulteriori 6 mesi).
Lo Ius Italiae, inoltre, concede sia ai Comuni che ai Consolati la possibilità di aumentare fino a 600 euro il costo delle pratiche burocratiche per la cittadinanza degli oriundi, ossia gli stranieri di origine italiana che fanno richiesta tramite ius sanguinis, dimostrando la discendenza da un cittadino italiano.

La legge attualmente vigente in Italia

L’Italia, tra i Paesi europei, è uno dei più severi nella concessione della cittadinanza. Secondo l’attuale legge, n. 91 del 1992, il principio dello ius sanguinis è l’unico modo per acquisire la cittadinanza italiana. Lo ius soli è limitato solo ai figli di ignoti, di apolidi o ai figli che non seguono la cittadinanza dei genitori. Altri modi per acquisire la cittadinanza sono la  iure communicatio, cioè la trasmissione della condizione all'interno della famiglia attraverso matrimonio, adozione, riconoscimento o dichiarazione di filiazione, e la "naturalizzazione" ossia vivendo nel territorio italiano per almeno 10 anni continuativi. In questo caso, la concessione non è automatica ma avviene tramite un’analisi da parte degli organi e degli uffici statali competenti.

L’attuale richiesta di referendum sulla cittadinanza

La mozione popolare che ha superato le 630.000 firme per promuovere un referendum sulla cittadinanza propone di abbassare da dieci a cinque anni il tempo obbligatorio di soggiorno all’interno del territorio italiano per richiedere la cittadinanza. I requisiti rimarrebbero gli stessi presenti nell’attuale legge: la conoscenza della lingua italiana, un sostentamento economico adeguato per risiedere nel Paese e obblighi tributari.

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