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20 Aprile 2023
12:30

Storia dell’invenzione della radio dalle origini a oggi

Si potrebbe pensare alla radio come a un mezzo obsoleto, superato dalla televisione e da internet, ma essa è ancora oggi uno dei media più diffusi, oltre ad aver rappresentato una vera e propria rivoluzione nelle comunicazioni di massa.

A cura di Erminio Fonzo
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Storia dell’invenzione della radio dalle origini a oggi
storia della radio

La radio è stata inventata alla fine dell’Ottocento. In origine serviva per trasmettere messaggi a uno o più interlocutori (con un uso simile, per alcuni aspetti, a quello del telefono), ma in breve tempo divenne un mezzo per la comunicazione alle masse. A tale scopo furono fondate stazioni che trasmettevano programmi ascoltabili da chiunque possedesse un apparecchio ricevente.

Essendo il primo strumento a consentire comunicazioni del genere, alle origini la radio ebbe un impatto enorme sulla modernizzazione della società. Inoltre, dagli anni ’20 divenne uno strumento di comunicazione politica e nei regimi autoritari fu usata dai governi per fare propaganda. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la radio ha dovuto affrontare la concorrenza della televisione, che le ha sottratto parte dell’interesse del pubblico, senza però farla scomparire. Oggi la radio è ancora uno dei mezzi di comunicazione più diffusi.

L'invenzione della radio

La radio funziona attraverso la radiazione elettromagnetica (da cui la parola), cioè la propagazione dell'energia di un campo elettromagnetico nello spazio. Tale radiazione può essere utilizzata per due scopi principali: far viaggiare informazioni (a questo uso sono associati radio, televisione, telefoni cellulari, come anche radiografie e radar) o trasportare energia, come nel caso del forno a microonde.

Le onde elettromagnetiche furono scoperte nel 1873 dal fisico scozzese James Clerk Maxwell. Pochi anni dopo un suo collega tedesco, Heinrich Rudolf Hertz, riuscì a generare onde utilizzando l’energia elettrica. La strada per l’invenzione della radio era aperta.

Heinrich_Rudolf_Hertz
Heinrich Rudolf Hertz

Vari inventori cercarono di dare applicazione pratica alla scoperta. Il più noto fu un bolognese, Guglielmo Marconi, che nel 1896 riuscì a trasmettere un segnale a due km di distanza, inventando di fatto la radio. Marconi batté sul tempo un altro inventore, il russo Aleksandr Popov, che stava lavorando a un progetto simile.

Le origini

La radiotelegrafia (o telegrafia senza fili), come era inizialmente chiamata la nuova tecnologia, progredì molto rapidamente. Già nel 1901 Marconi riuscì a trasmettere un segnale attraverso l’Oceano Atlantico, dalla stazione di Poldhu, nel Regno Unito, all’isola canadese di Terranova.

L'antenna di Poldhu nel 1914
L’antenna di Poldhu nel 1914

La radio non era ancora uno strumento per la comunicazione di massa, ma serviva per mandare messaggi a uno o più destinatari (prima in codice morse e poi anche attraverso la voce umana). Questo utilizzo si rivelò presto di grande utilità e sin dal primo decennio del Novecento la radio fu installata sulle navi, tra le quali il Titanic.

Quando il transatlantico naufragò, la radio di bordo consentì di inviare richieste di soccorso alle imbarcazioni che si trovavano nella zona del naufragio. Una di esse giunse sul posto dopo alcune ore e salvò centinaia di persone. Senza la radio, il bilancio della sciagura sarebbe stato molto più grave. La vicenda contribuì a far comprendere l’utilità del nuovo mezzo e a favorirne la diffusione.

Ricostruzione della sala radio del Titanic
Ricostruzione della sala radio del Titanic

La radio come strumento di comunicazione di massa

Dopo la Prima Guerra Mondiale, la radio iniziò a essere usata anche per la radiodiffusione circolare, cioè l’uso che a noi è familiare: la trasmissione di programmi sonori da parte di apposite stazioni emittenti, ascoltabili tramite appositi apparecchi riceventi. Il primo servizio regolare di trasmissioni prese avvio nel 1920 nel Regno Unito. Pochi mesi dopo la radiofonia raggiunse gli Stati Uniti, nei quali ebbe un successo rapidissimo: già nel 1922 vi erano ben 187 emittenti.

Il nuovo mezzo rivoluzionò le comunicazioni di massa, con un impatto pari a quello che, diversi secoli prima, aveva avuto l’invenzione della stampa. Le potenzialità, del resto, erano evidenti: con la radio, si poteva raggiungere il pubblico in qualsiasi località e in tempo reale. Essa, perciò, diede un contributo essenziale all’ascesa della società di massa, cioè a far sì che tutta la popolazione potesse conoscere gli eventi nazionali e partecipasse alla vita pubblica.

Il re d'Inghilterra Giorgio V legge alla radio il messaggio di Natale del 1934
Il re d’Inghilterra Giorgio V legge alla radio il messaggio di Natale del 1934

La radio, inoltre, aveva implicazioni importanti sul piano politico, perché le trasmissioni potevano orientare l’opinione pubblica. Anche per questa ragione, ogni Paese si dotò di leggi per regolare le radiotrasmissioni. In alcuni casi, come gli Stati Uniti, si decise di lasciare libertà di trasmissione: chiunque volesse, poteva richiedere la licenza a trasmettere. In altri casi, come in Italia, lo Stato assunse il monopolio della radiodiffusione circolare.

L'uso in Italia durante il fascismo

Nel nostro Paese l’ascesa della radio coincise con gli anni del regime fascista. Il governo di Mussolini si rese presto conto delle potenzialità del nuovo strumento e ne promosse la diffusione in tutto il territorio nazionale. Già nel 1924 fu fondata l’Unione radiofonica italiana, che tre anni più tardi divenne Ente italiano audizioni radiofoniche (Eiar), il diretto progenitore della Rai. L’Eiar divenne una delle principali voci del regime, al punto che in alcune occasioni, come quando vi erano discorsi di Mussolini, la popolazione veniva radunata nelle piazze e messa all’ascolto.

Una Radio Rurale (destinata alla diffusione nei paesi agricoli) di epoca fascista
Una Radio Rurale (destinata alla diffusione nei paesi agricoli) di epoca fascista

I progressi tecnici tra le due Guerre

La radio, però, non serviva solo alla politica. Tra i programmi radiofonici trovarono presto spazio le cronache sportive. In Italia, per esempio, la prima radiocronaca di una partita di calcio, l’amichevole Italia-Germania, ebbe luogo nel 1933. La radio divenne anche un veicolo privilegiato per la diffusione della musica, trasmettendo sia concerti classici, sia canzonette moderne. Più in generale la radio, come gli altri mezzi di comunicazione, generò nuovi linguaggi e nuovi contenuti, adatti al pubblico ampio al quale si rivolgeva.

Con il passare degli anni, furono introdotti anche alcuni miglioramenti tecnici. L’innovazione più importante giunse nel 1935, quando l’americano Edwin Armstrong inventò la radio a modulazione di frequenza (FM), che funzionava con un diverso sistema di trasmissione e si associò alla modulazione di ampiezza (AM) usata fino ad allora.

 L'utilizzo nel secondo dopoguerra

Durante la Seconda Guerra Mondiale la radio fu un importante strumento di propaganda in tutti i Paesi belligeranti. Dopo la guerra, continuò a essere uno dei principali mezzi di comunicazione, ma dovette affrontare la “concorrenza” della televisione, introdotta in alcuni Paesi già negli anni ’30, ma diffusasi soprattutto nel dopoguerra.

Una radio degli anni '50
Una radio degli anni ’50

La progressiva diffusione della tv fece perdere alla radio una parte della sua attrattiva. Essa, però, non scomparve, come qualcuno aveva previsto, e andò incontro a nuove evoluzioni. Tra l’altro, in molti Paesi, compresa l’Italia, il monopolio statale sulle trasmissioni fu abolito, consentendo la nascita delle radio libere.

La radio oggi

L’innovazione più recente è la radio digitale, introdotta dagli anni ’90, che si serve di un diverso sistema di trasmissione e consente una qualità di ascolto migliore.

Prototipo di ricevitore radio digitale del 1993 (credit Basic Master)
Prototipo di ricevitore radio digitale del 1993 (credit Basic Master)

Oggi la radio continua a essere usata in tutto il mondo. In Italia, secondo l’Istat, il 56,2% della popolazione ascolta la radio e il 48% lo fa quotidianamente (contro l’80,6% della televisione); negli Stati Uniti, la percentuale di chi ascolta la radio ogni giorno è pari al 63% dei cittadini adulti. La radio è ancora più importante, anche dal punto di vista politico, nei Paesi in via di sviluppo, nei quali la televisione è meno diffusa.

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