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Il cristianesimo è una religione monoteista, basata sulla rivelazione figura di Gesù Cristo (da cui il nome della religione) come figlio di Dio, la cui predicazione è codificata nei Vangeli presenti nel Nuovo Testamento della Bibbia, testo sacro della religione. È attualmente la religione più diffusa al mondo con circa 2,4 miliardi di fedeli, il 30% della popolazione mondiale. La religione cristiana nacque in Palestina nel I secolo d.C., inizialmente come "corrente" della religione ebraica. Con il passare degli anni divenne una religione a sé stante, ma per alcuni secoli fu professato solo clandestinamente, perché considerato illegale dalle autorità. Nel IV secolo fu prima legalizzato e poi riconosciuto come religione ufficiale dell’impero romano. Poté perciò diffondersi nel bacino del Mediterraneo e in altri territori, soppiantando i culti pagani. Nel corso dei secoli, i cristiani si sono divisi in diverse confessioni: le scissioni più importanti sono state il Grande scisma del 1054, con il quale la Chiesa d’oriente (ortodossa) si è separata da quella di Roma, e la Riforma protestante, iniziata nel 1517. Oggi la sfida maggiore che deve affrontare il cristianesimo è la secolarizzazione, che si sta sviluppando soprattutto nei Paesi più sviluppati.
Le origini del cristianesimo
Il cristianesimo emerse in Palestina nel I secolo d.C. come “corrente” dell’ebraismo, che era all’epoca la religione più diffusa nella regione. I cristiani accettarono numerosi precetti della religione ebraica e riconobbero come libro sacro la Bibbia (l’Antico Testamento), ma vi associarono un "Nuovo Testamento", composto dai Vangeli e da altri testi. I cristiani, infatti, non riconoscevano completamente la teologia ebraica e ritenevano che Gesù Cristo fosse il Messia mandato da Dio per “salvare” il genere umano (per gli ebrei il Messia deve ancora arrivare).

Per alcuni anni il cristianesimo fu una corrente dell’ebraismo, ma gradualmente se ne separò. Un momento importante di questo processo fu il Concilio di Gerusalemme, cioè una riunione avvenuta intorno al 50 d.C. nella quale si decise che i fedeli non erano obbligati a rispettare la legge ebraica, in particolare in merito alla circoncisione (la rimozione del prepuzio del pene), che per gli ebrei è obbligatoria.
L’Impero romano e le persecuzioni
Quando nacque il cristianesimo, la Palestina, il Mediterraneo e un vasto settore dell’Europa erano controllati dall’impero romano, nel quale prevaleva la religione pagana. Gli apostoli iniziarono la predicazione per diffondere il cristianesimo subito dopo la morte di Gesù, riuscendo a far accettare la nuova religione da vasti settori della popolazione. Il cristianesimo aveva infatti il vantaggio di offrire una speranza di salvezza e di “vita eterna” ai fedeli, proponendo messaggi facili e comprensibili a tutti. La nuova religione era però osteggiata dalle autorità politiche, perché i cristiani rifiutavano di prestare servizio militare e di tributare onori divini all’imperatore. Il cristianesimo delle origini era perciò una religione clandestina. Molti cristiani subirono carcerazioni e condanne a morte per la loro fede.

La legalizzazione e l’elaborazione della dottrina cristiana
Il cristianesimo fu legalizzato nel 313 dall’imperatore Costantino e dichiarato religione ufficiale dell’impero nel 380 da Teodosio. Perciò la religione poté essere praticata alla luce del sole, nacquero nuove comunità, furono edificati edifici di culto e proseguì l’elaborazione dottrinale, già avviata nei secoli precedenti. I cristiani adattarono la dottrina alle esigenze politiche, ammettendo, tra l’altro, il servizio militare. I Padri della Chiesa, cioè i principali “creatori” della dottrina, dovettero anche affrontare anche alcune “eresie”, cioè correnti di pensiero che proponevano una interpretazione diversa di alcuni elementi della teologia. Una delle eresie più diffuse era l’arianesimo, secondo il quale il Figlio (Gesù) era stato creato dal Padre (Dio) ed era a lui subordinato, e non era quindi una figura “paritaria” della Trinità. Per discutere delle eresie furono convocati appositi concili, cioè riunioni di vescovi, che fissarono i cardini della dottrina.
Entro il VI secolo il cristianesimo soppiantò completamente il paganesimo greco-romano, diffondendosi in tutto il bacino del Mediterraneo e iniziando l’espansione anche nell’Europa del Nord. Nel VII secolo, però, dovette affrontare la nascita dell’Islam, un nuovo monoteismo che si diffuse in vasti territori nei quali in precedenza prevaleva la religione cristiana.

Il cristianesimo nel Medioevo e il Grande scisma
Nel Medioevo la religione cristiana andò incontro a grandi cambiamenti. In origine la Chiesa non aveva un capo universalmente riconosciuto, ma con il passare dei secoli il vescovo di Roma, cioè il papa, acquisì un prestigio sempre maggiore, fino a diventare il leader del mondo cristiano. Tuttavia, il “primato” del papa non era accettato dappertutto. Nel 1054 ebbe luogo il Grande scisma: la chiesa dell’Impero bizantino, a causa di dissidi di ordine teologico e politico, decise di non riconoscere più l’autorità del pontefice. Nacque così il cristianesimo ortodosso, ancora oggi prevalente in Oriente. La Chiesa di Roma continuò a definirsi cattolica, cioè universale, ma di fatto non era più tale.
Nei secoli del Medioevo, però, la Chiesa e la religione avevano enorme importanza nella società e nella sfera politica, sia in Oriente, sia in Occidente. I cristiani europei decisero di sfidare l’Islam sul piano militare attraverso le crociate, spedizioni armate per conquistare i luoghi nei quali era vissuto Gesù, ma riuscirono a occupare i territori solo per alcuni secoli e furono in seguito cacciati.
La riforma protestante e l’espansione in America
Nel XV secolo la Chiesa cattolica subì una nuova scissione, quella dei “protestanti”, cioè i fedeli di alcuni Paesi dell’Europa centro-settentrionale che decisero di non riconoscere più l’autorità del Papa e di modificare parzialmente la dottrina. La riforma, avviata dal monaco tedesco Martin Lutero nel 1517, fu provocata anzitutto dalla vendita delle indulgenze (la Chiesa, in breve, pretendeva che si pagasse una somma di denaro per “comprare” la salvezza nell’Aldilà). Il protestantesimo, che era diviso in diverse correnti, si diffuse in molti territori dell’Europa centro-settentrionale.

Il papato “rispose” alla Riforma con la Controriforma (o riforma cattolica), che ebbe il suo momento culminante nel Concilio di Trento (1545-1563): la Chiesa cercò di porre rimedio ai "guasti” che avevano provocato la Riforma, ma sviluppò una forte rigidità in materia dottrinale. Iniziò così il periodo dell’inquisizione, della caccia alle streghe, delle guerre di religione tra cattolici e protestanti. A partire dal XVI secolo, poi, il cristianesimo “conquistò” un nuovo continente, l’America, colonizzato dalle potenze europee.
Il cristianesimo oggi di fronte alla secolarizzazione
La sfida più importante che deve affrontare oggi il cristianesimo è la secolarizzazione, cioè la diminuzione del peso della religione nella società, nella politica e nella vita delle persone. La secolarizzazione interessa pressoché tutto il mondo cristiano ed è particolarmente intensa nei Paesi più sviluppati.

Il cristianesimo resta la religione più praticata al mondo. Secondo le stime più attendibili, conta circa 2,4 miliardi di fedeli nel mondo, diffusi soprattutto in Europa, America, Oceania, Africa centrale e meridionale. Il livello di religiosità dei fedeli è però estremamente vario e moltissimi cristiani, pur dichiarandosi religiosi, non partecipano ai culti.