0 risultati
video suggerito
video suggerito
5 Gennaio 2025
7:00

Storia in breve della battaglia di Caporetto, una delle peggiori sconfitte dell’esercito italiano

Caporetto è sinonimo di sconfitta. La battaglia, iniziata il 24 ottobre 1917 nel corso della Prima guerra mondiale, è stata la più grave disfatta dell’esercito italiano ed ebbe profonde conseguenze non solo militari, ma anche politiche sul nostro Paese.

63 condivisioni
Storia in breve della battaglia di Caporetto, una delle peggiori sconfitte dell’esercito italiano
Caporetto copertina

La battaglia di Caporetto fu combattuta in un’area compresa tra il Friuli e il Veneto dal 24 ottobre al 12 novembre 1917. Contrappose l’esercito del Regno d’Italia alle forze dell’Impero austro-ungarico e della Germania. L’attacco austro-tedesco travolse le linee italiane in più punti, tra i quali la cittadina di Caporetto (oggi Kobarid, in Slovenia), che diede il nome alla battaglia, e costrinse il comando supremo, guidato da Luigi Cadorna, a ordinare la ritirata generale. L’esercito retrocesse fino al fiume Piave, seguito da centinaia di migliaia di profughi civili. La sconfitta, provocata dagli errori dei generali, ebbe conseguenze politiche profonde, che avrebbero avuto influenza anche nel dopoguerra e nell’ascesa del fascismo. Nonostante Caporetto, però, l’esercito italiano uscì vincitore della Prima guerra mondiale.

La Prima guerra mondiale e l’Italia

Nella Prima guerra mondiale l’esercito italiano era schierato contro quello austroungarico lungo tutto il confine tra i due Paesi e, in particolare, nell’area presso il fiume Isonzo, che dalle Alpi sfocia nell’Adriatico. Come negli altri fronti, la guerra era combattuta soprattutto nelle trincee. Gli eserciti si fronteggiavano a distanza ravvicinata, collocandosi in buche scavate nel terreno. Per attaccare, i soldati uscivano dalla propria trincea e, sotto il fuoco delle mitragliatrici, cercavano di raggiungere la trincea nemica. In ogni attacco, si conquistavano poche centinaia di metri di terreno, al prezzo di migliaia (se non decine di migliaia) di morti.

Una trincea sul fronte occidentale
Una trincea sul fronte occidentale

Tra il 1915 e il 1917 le truppe italiane avevano attaccato gli austriaci nelle undici battaglie dell’Isonzo, che, pur avendo consentito la conquista di Gorizia, avevano permesso di avanzare di pochi chilometri. L’esercito austriaco, dal canto suo, era impegnato anche su altri fronti e non aveva grandi capacità offensive, nonostante nel 1916 avesse lanciato un attacco in Trentino.

La pianificazione dell'attacco a Caporetto

Con l’undicesima battaglia dell’Isonzo, combattuta dal 17 al 31 agosto 1917, il Regio esercito era avanzato di alcuni chilometri e aveva portato le forze nemiche allo stremo. Nell’alto comando austriaco, guidato dal feldmaresciallo Conrad, sorse la preoccupazione che gli italiani avrebbero potuto sfondare il fronte e conquistare la città di Trieste, principale porto dell’Impero. Per tale ragione, il comando si decise a chiedere aiuto all’alleato, la Germania, che disponeva di un esercito molto efficiente, ma considerava poco importante il fronte italiano. Lo scopo degli austriaci era attaccare per primi, con il sostegno della Germania, e far indietreggiare gli italiani. In settembre, dopo aver mandato un generale a effettuare un sopralluogo, l’alto comando tedesco accettò di impegnare le sue truppe.

Il fiume Isonzo
Il fiume Isonzo

L’attacco austro-tedesco a Caporetto

I tedeschi fecero affluire le loro truppe sul fronte italiano. Il comando del Regio esercito, guidato dal generale Luigi Cadorna, era informato dei movimenti del nemico e dispose una linea difensiva, che però si rivelò del tutto inadeguata. L’attacco iniziò alle 2,00 del 24 ottobre con un bombardamento di artiglieria, effettuato sia con granate a gas, sia con bombe "ordinarie", lungo un fronte piuttosto lungo, difeso dalla 2a armata del generale Luigi Capello. Dopo il bombardamento, iniziò l’avanzata della fanteria, che riuscì a sfondare il fronte in più punti. Caporetto è il luogo dove avvenne lo sfondamento principale.

Le truppe italiane, mal schierate dai comandi, non ressero all’urto e iniziarono a indietreggiare. Dopo due giorni, Cadorna si rese conto che lo sfondamento era più grave di quanto sembrasse e ordinò la ritirata di tutto l’esercito, compresa la 3a armata, schierata più a sud, che rischiava di essere accerchiata. L’esercito, secondo gli ordini di Cadorna, avrebbe dovuto schierarsi alle spalle del fiume Tagliamento, a quasi cento chilometri di distanza, e un vasto settore del territorio nazionale doveva essere abbandonato, inclusa la città di Udine, sede del comando supremo.

Prigionieri italiani a Cividale del Friuli
Prigionieri italiani a Cividale del Friuli

La rotta di Caporetto

Dopo i primi giorni, la battaglia si trasformò in una fuga disordinata. Man mano che retrocedevano, i soldati del Regio esercito facevano distruggevano magazzini, negozi e coltivazioni. Insieme a loro scappava gran parte degli abitanti, che divennero profughi. I paesaggi assunsero un aspetto spettrale. Inoltre, il Tagliamento non si rivelò un argine efficace all’avanzata austro-tedesca. La rotta proseguì fino al fiume Piave, dove il 12 novembre quel che restava dell’esercito italiano  riuscì a stabilire una linea difensiva, sfruttando il fatto che l’esercito austro-tedesco era esausto e non in grado di continuare l’avanzata. Così la battaglia terminò.

Mappa della battaglia
Mappa della battaglia

Le conseguenze della battaglia di Caporetto

Caporetto fu una tragedia nazionale: in una guerra nella quale si avanzava o retrocedeva di pochi chilometri alla volta, il Regio esercito era stato costretto a ritirarsi da una vasta porzione del territorio nazionale, cedendo al nemico l’intero Friuli e parte del Veneto.

Nel corso della battaglia, l’esercito italiano perse circa 50.000 uomini tra morti e feriti, e quasi 300.000 soldati furono catturati (molti di loro morirono durante la prigionia). I profughi civili erano oltre 500.000. A livello politico, quando la battaglia era ancora in corso il governo, presieduto da Paolo Boselli, rassegnò le dimissioni e fu sostituito da un esecutivo guidato da Vittorio Emanuele Orlando. Anche Cadorna fu sostituito e al suo posto fu nominato il generale Armando Diaz.

Armando Diaz
Armando Diaz

La sconfitta era stata provocata dagli errori strategici dei generali, in particolare di Cadorna, Capello e Pietro Badoglio, che comandava uno dei corpi della 2a armata. Ciò nonostante, gli alti comandi e una parte della classe politica accusarono i soldati di essersi ritirati senza combattere perché avevano recepito la propaganda pacifista dei socialisti e di altri movimenti politici. Era una tesi infondata, ma in molte forze politiche si diffuse la convinzione che fosse necessario un “governo forte”, cioè una dittatura, capace di mettere fuori gioco il Parlamento e tutte le forze politiche non nazionaliste.

Caporetto, però, non impedì all’Italia di uscire vincitrice dalla guerra: il Regio esercito respinse un’offensiva austriaca nel giugno del 1918 nella cosiddetta battaglia del solstizio e nel successivo mese di ottobre, sfruttando i successi degli alleati sul fronte occidentale, riuscì a contrattaccare e a sconfiggere gli austriaci nella battaglia di Vittorio Veneto, che rappresentò la fine della guerra.

Fonti
International Encyclopedia of First World War, Caporetto, Battle of,
Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views