La battaglia delle Termopili del 480 a.C. fu uno dei momenti nella storia greca che più di tutti contribuì a costruire il mito della polis greca di Sparta, che vantava uno degli eserciti più potenti del mondo antico, composti da guerrieri noti per le loro virtù guerresche. Lo scontro alle Termopili passò alla storia come la battaglia dei 300 guerrieri spartani contro le truppe persiane, ma in realtà il re Leonida di Sparta guidava oltre che il suo esercito anche un'alleanza di altri contingenti greci.
In questo scontro della Seconda Guerra Persiana, combattuto prevalentemente in uno stretto passo costiero, le Termopili appunto, circa 300 guerrieri scelti spartani guidati dal re Leonida I, nonché vari contingenti inviati da altre poleis greche, si sacrificarono di fronte all'esercito dell'Impero Persiano, molto più numeroso (centinaia di migliaia di uomini) e comandato da Serse I. Fondamentale per la vittoria persiana e la sconfitta di Leonida fu il tradimento di un cittadino greco, tale Efialte, che svelò ai Persiani, in cambio di una ricompensa, l'esistenza di uno stretto passaggio tra le montagne che aggirava le Termopili e permise ai soldati di Serse di prendere alle spalle i Greci. Il tempo guadagnato dagli Spartani consentì però alle poleis di organizzarsi meglio e di sconfiggere successivamente i Persiani nella battaglia navale di Salamina, al largo di Atene.
La Prima e la Seconda Guerra Persiana
All'inizio del V secolo a.C. l'Impero Persiano era una delle realtà politico-territoriali più potenti, popolose e ricche del mondo. Guidato dalla dinastia degli Achemenidi, l'impero dominava sulla maggior parte del mondo conosciuto (ovviamente adottando una prospettiva eurocentrica). I suoi confini andavano dall'attuale India a est fino all'Egitto a ovest, comprendendo i territori dei moderni Stati di Iran, Iraq e Turchia, solo per citare i più grandi.
Gli Achemenidi erano intenzionati a imporre il proprio dominio ancora più a ovest, oltre l'Egeo, assoggettando la Grecia. Alcune città di lingua e cultura ellenica erano già entrate nei domini persiani e gli imperatori ritenevano di poter sottomettere l'intera penisola. Un primo tentativo, compiuto nel 490 a.C. e noto come Prima Guerra Persiana, terminò con un fallimento, a causa della sconfitta patita per mano degli Ateniesi nella battaglia di Maratona, ma 10 anni più tardi, nel 480 a.C., il nuovo imperatore achemenide, Serse, mise insieme un esercito e una flotta ancora più grandi, intenzionato a sconfiggere i Greci.
L'esercito di Serse era immenso e rifletteva la grande multiculturalità dell'Impero Persiano: all'interno infatti vi erano marinai fenici, cavalieri persiani, soldati provenienti da Egitto, Armenia, Mesopotamia e Siria. Vi erano anche contingenti greci, forniti dalle città elleniche che avevano scelto di sottomettersi alla Persia. Lo storico greco Erodoto (484 – 425 a.C.), la fonte principale per quanto riguarda le guerre persiane, afferma che l'armata di Serse schierava milioni di uomini. Si tratta probabilmente di un'esagerazione, e gli storici moderni ritengono che un numero tra i 100.000 e i 300.000 uomini sia più plausibile, per quanto ugualmente impressionante. L'armata persiana attraversò lo stretto dell'Ellesponto, come era chiamato allora lo stretto dei Dardanelli, e iniziò ad avanzare attraverso la Grecia continentale, supportato dal mare da una potente flotta.
La resistenza dei Greci all'invasione persiana si strinse attorno alle due poleis più potenti, Atene e Sparta. Per la prima volta nella loro storia, gli Elleni, da sempre divisi a causa di rivalità interne, fecero fronte comune contro un nemico esterno. Si trattò di un momento molto importante per la formazione dell'identità greca. Per affrontare l'invasione via terra, venne assoldato in fretta e furia un piccolo esercito, composto inizialmente da 299 membri della guardia reale spartana, guidati dal loro re Leonida I. Questi soldati, tutti giovani al di sotto dei 30 anni di età, erano il meglio che la tradizione militare spartana poteva offrire: si trattava di fanteria pesante estremamente addestrata, il cui ruolo era proteggere il sovrano sul campo di battaglia. Il resto dell'armata spartana si sarebbe potuto muovere unicamente dopo la fine di alcune cerimonie religiose.
Per dare al resto delle città greche il tempo di mobilitare le proprie forze in massa, il piccolo contingente spartano avrebbe raccolto durante la marcia i soldati provenienti da altre città, arrivando a contare alla fine tra i 5.000 e i 7.000 uomini, da Corinto, Tebe, Tespie, Focea, Locri e altre città minori. I comandanti dei Greci, consapevoli della pesante inferiorità numerica che li svantaggiava, cercarono un punto che potesse dare loro un considerevole vantaggio strategico, e che annullasse quello dei numeri dei Persiani e permettesse al resto della Grecia di guadagnare tempo prezioso.
Il campo di battaglia delle Termopili
Il posto adatto per affrontare Serse venne individuato in uno stretto passo della Grecia centrale, chiamato Termopili, che significa "porte calde", per via della presenza di alcune sorgenti termali. Il luogo presentava un notevole vantaggio strategico per i Greci. Si trattava infatti di un passaggio compreso fra delle alte montagne a ovest e il mare a est, punto obbligato di passaggio per chiunque fosse intenzionato a dirigersi verso la Grecia meridionale. In questo punto, i Focesi avevano eretto un muro, che facilitava la difesa del passo. Su questo tipo di terreno i Persiani non avrebbero potuto schierare il loro vero punto di forza, la cavalleria. A rendere la linea difensiva ancora più potente per i Greci, sul mare era presente la flotta ellenica che sbarrava il passaggio a quella persiana presso il Capo Artemisio. In sostanza, se Serse voleva passare, doveva necessariamente dare battaglia al nemico per mare e per terra.
Lo schieramento approntato da Leonida aveva un unico punto debole. Esisteva infatti un angusto sentiero montano che permetteva di farsi strada fra le alture che delimitavano il passo delle Termopili a ovest. Se i Persiani avessero scoperto dell'esistenza di questo passaggio, avrebbero potuto attaccare alle spalle i Greci. Il re spartano era ben consapevole di ciò, e decise per questo motivo di lasciare una guarnigione di soldati focesi a presidiare il sentiero.
Come si svolse la battaglia delle Termopili: la sconfitta di Leonida
L'esercito persiano giunse presso le Termopili fra agosto e settembre del 480 a.C. Serse cercò innanzitutto di parlamentare con Leonida. Il re dei re (titolo con cui si designavano gli imperatori persiani) offrì ai Greci la possibilità di unirsi a lui e venire ricompensati, ma questi opposero immediatamente un secco rifiuto. Serse a questo punto si spazientì e comandò semplicemente ai Greci di consegnare le armi. Secondo lo storico Plutarco (46/48-125/127 d.C.) Leonida a quel punto pronunciò una frase passata alla storia: "Molòn labé", "venite a prendervele". Nonostante l'insolenza dei Greci, l'imperatore persiano decise di lasciar passare quattro giorni, nell'eventualità che le forze di Leonida decidessero di ritirarsi, ma così non fu, e al quinto giorno diede ordine di attaccare.
Serse decise di attaccare sfruttando alcuni dei soldati migliori di cui disponevano i Persiani: gli arcieri. Tuttavia, i danni provocati dalle frecce furono contenuti, perché i soldati greci, i famosi opliti, erano equipaggiati con armature in bronzo e grandi scudi tondi. Dopo la pioggia di frecce la fanteria persiana (fra cui gli Immortali, i reparti d'élite dell'esercito persiano, chiamati così perché appena uno moriva veniva immediatamente sostituito da un altro) attaccò frontalmente la linea degli Elleni, che si dispose nello schieramento a falange.
La falange era la tattica principale di combattimento dell'epoca: i soldati, armati alla pesante, si disponevano spalla a spalla, coprendosi con gli scudi e tendendo le lance in avanti. I reparti dell'esercito di Leonida, per evitare di stancarsi, si davano frequentemente il cambio, e in questa maniera, i soldati in prima linea erano sempre freschi. Questo tipo di schieramento, assieme al muro, bloccava completamente lo stretto passaggio delle Termopili, e al termine del primo giorno di battaglia i Persiani avevano subito perdite gravissime, mentre quelle dei Greci furono trascurabili. Al secondo giorno Serse attaccò ancora una volta con migliaia di uomini, ma la falange che bloccava il passo delle Termopili impedì ai Persiani di ottenere alcun successo significativo. I soldati persiani, armati alla leggera, in combattimento corpo a corpo non potevano competere con gli opliti greci.
Erodoto ci riporta che quel giorno, un uomo proveniente da una città vicina, di nome Efialte, in cambio di una ricompensa, informò Serse della presenza del sentiero alternativo che permetteva di aggirare il passo. Gli esploratori persiani confermarono l'informazione, e un folto distaccamento di soldati venne mandato lungo il percorso montano. All'alba del terzo giorno i soldati persiani, guidati da Idarne, comandante degli Immortali, misero in fuga i Focesi a guardia del sentiero e iniziarono la loro discesa dalle alture, aggirando lo schieramento di Leonida.
Quando i Greci si accorsero di ciò che stava succedendo, fu chiaro a tutti che non c'era più nessuna speranza di resistere. Molti reparti ellenici cominciarono a ritirarsi per mettersi in salvo, e Leonida stesso fece in modo che il maggior numero possibile di Greci si allontanasse dal campo di battaglia. Al passo delle Termopili rimasero unicamente 300 Spartani, 700 Tespiesi e 400 Tebani, consapevoli di quello che stava per succedere. Leonida, al comando di soli 1400 soldati, attaccò frontalmente i Persiani (Leonida morì in questo primo assalto, ma i suoi compagni riuscirono a recuperarne il corpo), fino a che gli uomini guidati da Idarne non spuntarono alle spalle dei Greci. I Tebani a quel punto si arresero, ma Spartani e Tespiesi si asserragliarono su una collina, dove furono attaccati da due lati. I Greci si batterono come leoni, fino a quando non furono uccisi fino all'ultimo uomo.
La leggenda dei 300 spartani di Leonida
Ritrovato il corpo di Leonida, Serse lo fece decapitare, per umiliare il ricordo del nemico. Il sacrificio degli Spartani e dei Tespiesi permise al resto dell'esercito greco di ritirarsi e di prendere tempo. La flotta ellenica lasciò il Capo Artemisio e si spostò più a sud. Qualche settimana dopo infatti si sarebbe combattuta la battaglia decisiva della Seconda Guerra Persiana, lo scontro navale di Salamina, che portò alla distruzione totale della flotta persiana e alla vittoria strategica dei Greci, che negli anni successivi ottennero la loro rivalsa.
Lo scontro delle Termopili è passato alla storia per via del grande valore militare dimostrato dai Greci nell'affrontare un nemico molto più numeroso. Il superiore addestramento degli opliti e i vantaggi portati dal terreno rimangono ancora oggi una importante lezione per chi si occupa di cose militari. Il sacrificio offerto da Spartani e Tespiesi rimane ancora oggi un esempio di profondo altruismo e abnegazione.