Nel 2021 Vladimir Putin ha pubblicato un saggio storico, intitolato Sull’unità storica di russi e ucraini, per sostenere che i due popoli in realtà ne formano uno solo. In Ucraina il saggio è stato fortemente contestato. Tuttavia, il fatto che il presidente della Russia sia intervenuto personalmente sulla questione dimostra quanto essa sia importante nell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina.
Come stanno realmente le cose? Secondo la maggior parte degli studiosi, russi e ucraini appartengono entrambi al ceppo slavo-orientale, ma la lingua e l’appartenenza etnica si sono differenziate a partire dal XII secolo. Oggi restano molti tratti in comune, ma, sul piano dell’appartenenza soggettiva, in Ucraina predomina un sentimento di distinzione, soprattuto in seguito allo scoppio della guerra.
L'origine slava di russi e ucraini
I russi e gli ucraini appartengono alla più vasta etnia slava, probabilmente formatasi nell’Europa centro-orientale e diffusasi in un ampio territorio a partire dal VI secolo d.C.. Dal ceppo slavo sono derivati tre sottogruppi principali:
- Gli slavi del sud nell’ex Jugoslavia e in Bulgaria
- Gli slavi occidentali nelle attuali Polonia, Slovacchia e Repubblica ceca
- Gli slavi orientali nelle attuali Russia, Ucraina e Bielorussia
I russi e gli ucraini appartengono quindi al ceppo slavo-orientale.
Gli slavi orientali e la Rus di Kiev
Originariamente gli slavi orientali erano organizzati in società tribali. Il loro primo Stato vero e proprio è stato la Rus' di Kiev che, secondo la teoria più accreditata, è stata fondata nel IX secolo da un altro popolo, i variaghi, provenienti dalla Penisola scandinava e stanziatisi nei pressi del fiume Dnepr. La Rus' aveva la sua capitale a Kiev ed era molto vasta, essendo estesa su parti delle attuali Ucraina, Russia, Bielorussia, Moldavia, Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia. Al suo interno la Rus' includeva varie etnie – variaghi, slavi e altre – che gradualmente si mescolarono tra di loro. Anche la classe dirigente, che originariamente era variaga, si slavizzò.
La parola Rus', dal quale deriva il termine Russia, probabilmente significa “uomini che remano” e indicava le popolazioni nordiche stanziatesi nell’Europa orientale. Quando i dominatori si integrarono nel ceppo slavo, la parola passò a indicare tutto lo Stato.
La frammentazione la differenziazione etnica
Nel X secolo, gli abitanti della Rus' si convertirono al cristianesimo. La Stato raggiunse il massimo livello di prosperità dopo l’anno 1000, in particolare durate il regno del principe Jaroslav il Saggio (1016-1054), e andò poi incontro al declino. Nel XII secolo si frammentò in diversi principati, di fatto indipendenti, e accanto a Kiev sorsero nuovi centri di potere: Novgorod, Vladimir, Smolensk (tutti oggi in Russia) e altri.
Fu in questa fase che, secondo l’interpretazione più diffusa, le popolazioni slavo-orientali iniziarono a separarsi sul piano etnico e linguistico. Gradualmente si formarono tre gruppi distinti:
- I russi, detti anche grandi russi;
- I piccoli russi o ruteni, cioè gli attuali ucraini;
- I russi bianchi o bielorussi.
Nel 1240, tutte le entità politiche derivate dalla Rus' di Kiev furono conquistate dall’impero mongolo.
Lo sviluppo degli Stati russi
Nei secoli XIII e XIV, nell’attuale Russia si svilupparono alcuni Stati, che erano soggetti al Khanato dell’Orda d’oro, una delle entità nelle quali si era diviso l’impero mongolo. Il Khanato controllava anche la parte orientale dell’attuale Ucraina, mentre il settore occidentale apparteneva a uno Stato slavo, il Granducato di Lituania. Tra gli Stati russi emerse il Granducato di Mosca, che si liberò della dominazione mongola e nel XV secolo unificò sotto il suo dominio tutto il territorio della Russia europea (a ovest dei monti Urali).
L’etmanato cosacco e l’annessione alla Russia
Nel XVI secolo gran parte dell’Ucraina entrò a far parte della Confederazione polacco-lituana, nata dall’unione del Regno di Polonia e del Granducato di Lituania. Alla metà del ‘600 ebbe luogo una vasta rivolta di cosacchi, cioè nomadi delle steppe (il termine cosacco però ha cambiato significato più volte nel corso dei secoli), che si opponevano alla dominazione dei polacchi, dai quali erano divisi anche dalla religione, essendo la Polonia uno Stato a maggioranza cattolica. Sotto la guida di Bogdan Chmelnyckykj, i cosacchi fondarono una sorta di Stato indipendente, noto come etmanato, nell’area intorno a Kiev.
Per resistere alla Confederazione polacco-lituana, i cosacchi chiesero protezione alla Russia (nome assunto dal granducato di Mosca nel XVI secolo), il potente vicino a maggioranza ortodossa, che accettò di buon grado di fornirla. Nel 1667 un trattato sancì che il confine tra la Russia e la Confederazione era segnato dal fiume Dnepr, che attraversa Kiev e tutta l’Ucraina attuale. L’etmanato divenne uno Stato vassallo di Mosca, che nel 1764, quando si era ormai estesa su un enorme territorio in Asia, lo incorporò definitivamente. Nei decenni successivi la Russia conquistò quasi tutta l’attuale Ucraina, con l’eccezione dell’area occidentale (intorno alla città di Leopoli), che entrò a fare parte dell’impero d’Austria.
L’idea di nazione in Ucraina e l’URSS
Nell’Ottocento l’idea di nazione, che si diffuse in tutta Europa, raggiunse anche l’Ucraina, affermandosi soprattutto tra le élite intellettuali. Fa allora che Il Paese iniziò a essere chiamato Ucraina, che significa “sul confine”, sebbene il nome sia attestato sin dal XII secolo. Principale sostenitore dell'identità ucraina era un poeta, Taras Ševčenko.
Negli anni ’20 del Novecento l’Ucraina entrò a fare parte dell’Unione Sovietica e, durante la Seconda Guerra Mondiale, come Stato della Federazione, annesse anche Leopoli e l’area occidentale. Nel 1954 si aggiunse la Crimea, cedutale dall'URSS. L’Ucraina è diventata indipendente nel 1991, quando l’Unione Sovietica si è dissolta.
Russi e ucraini oggi
Russi e ucraini oggi sono due popoli diversi, ma, provenendo dallo stesso ceppo, hanno molti elementi in comune. Tra l’altro, professano la stessa religione, il cristianesimo ortodosso, e parlano due lingue simili, che si scrivono con lo stesso alfabeto e sono in parte mutualmente comprensibili (chi parla russo capisce parzialmente l’ucraino e viceversa). Inoltre, il 17,5% circa degli abitanti dell’Ucraina è di madrelingua russa (considerando però anche la Crimea e Donbass, oggi di fatto non facenti parte dello Stato ucraino, nei quali i russofoni sono particolarmente numerosi).
Tuttavia, l’appartenenza etnica non deriva solo da fattori oggettivi come la lingua e la regione, ma anche da ragioni soggettive: bisogna “sentire” di appartenere a un determinato popolo per farne realmente parte. Oggi la grande maggioranza della popolazione ucraina ritiene che la propria identità sia distinta da quella russa e il conflitto in corso, iniziato in una prima fase nel 2014 e diventato guerra aperta nel febbraio 2022, sta facendo crescere sempre più tale sentimento. Una minoranza della popolazione ucraina, numerosa soprattutto nelle regioni contese del Donbass e della Crimea, si sente invece parte del popolo russo.