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29 Giugno 2025
7:00

Cosa dice il Trattato di Non Proliferazione Nucleare e cosa potrebbe succedere con l’uscita dell’Iran

Dopo la guerra tra Iran, Israele e Stati Uniti, Teheran ha minacciato di ritirarsi dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), un accordo internazionale nato nel 1968 per prevenire la proliferazione di armi nucleari. L'eventuale abbandono dell'Iran potrebbe destabilizzare sia la sicurezza regionale in Medio Oriente che l'equilibrio strategico nucleare a livello globale.

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Cosa dice il Trattato di Non Proliferazione Nucleare e cosa potrebbe succedere con l’uscita dell’Iran

La «guerra dei 12 giorni» tra Israele e Iran è finita: dopo gli attacchi USA contro i tre siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan, Teheran ha però minacciato di ritirarsi dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) come misura di ritorsione.

Il TNP è un accordo multilaterale, in vigore dal 1970, che punta a contenere la diffusione degli armamenti nucleari, favorendo l'impiego pacifico dell'energia nucleare anche grazie ai meccanismi di controllo affidati all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA). Il Trattato si basa su tre principi fondamentali: il disarmo nucleare, la non proliferazione di armi nucleari e l'uso pacifico dell'energia nucleare.

L'articolo 10 del Trattato prevede la possibilità di ritirarsi dall'accordo, ma l'eventuale abbandono iraniano potrebbe avere ripercussioni destabilizzanti sia per la sicurezza regionale in Medio Oriente sia per l'equilibrio strategico nucleare a livello globale.

Cos'è il Trattato di Non Proliferazione Nucleare e quali paesi non lo hanno firmato

Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, stipulato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, è un accordo multilaterale finalizzato a contenere la diffusione degli armamenti nucleari e a favorire l'impiego pacifico dell'energia nucleare su scala globale. Rappresentando un elemento cardine nel processo di disarmo nucleare, il Trattato vincola gli stati firmatari al rispetto di una serie di obblighi volti a prevenire la proliferazione di armi nucleari, sottolineando l'importanza di implementare misure efficaci volti a salvaguardare la sicurezza e prevenire il rischio di un conflitto dalle conseguenze potenzialmente devastanti. Il TNP, che costituisce l'accordo internazionale con il maggior numero di adesione (oltre 190 paesi) nel suo ambito, opera sulla base di un criterio storico-giuridico una distinzione tra "Stati non nucleari" e "Stati dotati di armi nucleari", riconoscendo come tali esclusivamente Russia, Stati Uniti, Cina, Regno Unito e Francia, in quanto avevano sviluppato e testato un ordigno nucleare prima del 1°gennaio 1967. Tuttavia, il Trattato non è stato sottoscritto da tutti i paesi in possesso di deterrenza nucleare: India, Pakistan e Israele (quest'ultimo senza una conferma ufficiale da parte del proprio governo circa il possesso di arsenali nucleari) non hanno aderito all'accordo, mentre la Corea del Nord ha formalmente comunicato la rescissione immediata il 10 gennaio 2023.

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Una mappa globale che mostra le potenze nucleari, i Paesi sprovvisti di armi nucleari e quelli che non hanno ratificato il trattato. Credit: via Wikicommons

Cosa dice il TNP e quali sono gli obblighi

Il Trattato di Non Proliferazione si basa su tre pilastri: l'impegno al disarmo nucleare per i Paesi ufficialmente dotati di armi nucleari (Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti), la non proliferazione nucleare e l'utilizzo pacifico dell'energia nucleare.

L'accordo impone quindi agli stati firmatari una serie di obblighi, differenziati in base al loro status nucleare:

  • Gli stati riconosciuti come dotati di armamenti nucleari sono tenuti a non trasferire armi o altri dispositivi nucleari esplosivi, nonché a non fornire assistenza, incoraggiamento o qualsiasi forma di supporto a paesi non nucleari finalizzati alla produzione, acquisizione o al conseguimento di armi nucleari;
  • Gli stati non dotati di armamenti nucleari si impegnano a non acquisire, direttamente o indirettamente, armi o altri dispositivi nucleari esplosivi da qualsiasi fonte, nonché a sviluppare, produrre o procurarsi tali armamenti. Inoltre, questi paesi accettano di sottoscrivere accordi di salvaguardia con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), con l'obiettivo di verificare l'osservanza degli impegni assunti ai sensi del Trattato

Il TNP istituisce una serie di meccanismo di monitoraggio e verifica affidati all'AIEA. Gli stati soggetti a tali controlli sono obbligati a comunicare preventivamente l'ubicazione di tutti i siti in cui sono immagazzinati o trattati materiali nucleari. Tali impianti sono successivamente sottoposti ad ispezione da parte di ispettori qualificati dell'Agenzia con l'obiettivo di garantire che i materiali fissili non vengano deviati verso la produzioni di armi per finalità militari.

L'Iran minaccia il ritiro dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare

L'Iran ha aderito al Trattato di Non Proliferazione nel 1968, con la ratifica da parte del parlamento iraniano avvenuta nel febbraio 1979, a seguito della rivoluzione islamica. Tuttavia, il programma iraniano di arricchimento dell'uranio è stato oggetto di prolungate controversie, con diverse potenze occidentali che hanno avanzato accuse riguardanti un presunto sviluppo segreto di un'arma atomica da parte di Teheran. Al fine di attenuare le preoccupazioni internazionali, nel 2015 l'Iran decise, in aggiunta agli obblighi derivanti dal TNP, di sottoscrivere il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), un accordo multilaterale specificamente finalizzato alla regolamentazione del suo programma nucleare, stipulato con Stati Uniti, Russia, Germania, Cina, Francia e Regno Unito.

In cambio della revoca di alcune sanzioni economiche, Teheran si impegnò a consentire ispezioni da parte di esperti internazionali presso i propri impianti nucleari, inclusi i siti non dichiarati, per verificare il rispetto dei vincoli assunti. Inoltre, l'Iran accettò di limitare l'arricchimento dell'uranio a una concentrazione massima del 3,67% (conforme per l‘uso civile) per un periodo di circa 15 anni e di ridurre sia il numero che la tipologia delle centrifughe a gas utilizzate per tale processo. Nel 2018, il presidente americano Donald Trump annunciò il ritiro degli USA dall'JCPOA e l'implementazione di una strategia di sanzioni mirata a esercitare una pressione economica massima sull'Iran.

Il possibile ritiro di Teheran dal TNP, come indicato da diversi esponenti governativi nei giorni scorsi, rappresenterebbe un punto di svolta significativo, con potenziali ripercussioni destabilizzanti sia per la sicurezza regionale in Medio Oriente sia per l'equilibrio strategico nucleare a livello globale.

Nel contesto attuale, Abbas Golroo, presidente della Commissione Esteri del Parlamento iraniano, ha dichiarato che il suo paese si riserva il diritto di recedere dal TNP ai sensi dell'articolo 10, che consente il ritiro qualora uno stato ritenga minacciati i propri interessi supremi. Un eventuale ritiro dell'Iran dal Trattato rappresenterebbe infatti un grave colpo all'architettura globale di non proliferazione nucleare, compromettendo l'efficacia dei meccanismi di monitoraggio e verifica dell'AIEA.

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