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Il fenomeno vulcanico di Kawah ljen: perché la lava sembra blu?

Nessun effetto artificiale, sono vere e proprie fiamme blu quelle che escono da questo vulcano. Ci troviamo in Indonesia, nel sito vulcanico di Kawah Ijen, nella parte orientale dell’isola di Giava. Pensate che qui ci sono non uno ma ben due fenomeni vulcanici molto particolari, unici al mondo per certi versi.

A cura di Videostorie
30 Settembre 2021
18:52
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Il fenomeno vulcanico di Kawah ljen: perché la lava sembra blu?
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A Kawah Ijen, nella parte orientale dell’isola di Giava, in Indonesia, ci sono ben due fenomeni vulcanici molto particolari: un vulcano che erutta lava blu e un lago acido dal color azzurro. Tutto è cominciato "appena” 300 mila anni fa, quando l'attività vulcanica in questa zona iniziò a costruire un grande stratovulcano, oggi conosciuto con il nome di "Vecchio Ijen". Nel corso della sua vita, lunga migliaia di anni, l'Old Ijen è stato soggetto a diverse eruzioni, che lo hanno fatto crescere fino a un'altezza di circa 3.000 metri. Poi, all’incirca 50 mila anni fa, un'intensa attività eruttiva di tipo esplosivo ha dato origine a una caldera.

La caldera e il lago vulcanico blu turchese

Una caldera è una sorta di depressione, di forma circolare o subcircolare, che si forma abitualmente in seguito allo sprofondamento della camera magmatica dopo un'imponente eruzione. Quella del Vecchio Ijen è larga all’incirca 20 km di diametro, e, nei successivi 50 mila anni, ha visto nascere tanti altri piccoli stratovulcani al suo interno. Il sito di Kawah Ijen, che è quello che ci interessa, si trova sul margine orientale di questa caldera. Le caldere sono una specie di “parco dei divertimenti” della vulcanologia (passateci il termine), per la grande varietà e particolarità dei fenomeni vulcanici che le caratterizzano. Un esempio? All’interno di una delle conche più piccole di Kawah Ijen si è creato un piccolo lago vulcanico, dallo stranissimo blu turchese.

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Il lago turchese di Kawah Ijen

Il lago di Kawah Ijen, dal colore decisamente fuori dal normale, attira oggi un gran numero di turisti e di fotografi, che non hanno paura di farsi una bella sfacchinata pur di ammirarlo da vicino. In effetti è carino vero? Peccato che sia il più grande lago acido del mondo. Sì, avete capito bene. Il colore azzurro è dato infatti dall’altissima acidità dell’acqua e dall'alta concentrazione di metalli disciolti. Pensate che le misurazioni del pH in questo lago hanno dato risultati inferiori a 0,5, quando un limone ha un pH che di solito è compreso tra i 2,3 e i 2,5. La causa della sua acidità è data da un afflusso di acque idrotermali, cariche di gas solforico, che da una camera magmatica sottostante arrivano in superficie. Non lasciatevi ingannare dal termine idrotermali, non è proprio il caso di farsi un bagno qui. L’alto livello di acidità nel sottosuolo rende affascinante anche un altro fenomeno vulcanico: quello delle fumarole.

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Le fiamme blu di Kawah Ijen, ben visibili di notte

Perché il colore della lava sembra blu?

Quando i gas delle fumarole, ricchi di acido solforico, raggiungono la superficie, si incendiano a contatto con l’ossigeno presente nell’atmosfera. È proprio l’alta acidità di questi gas a generare il colore blu elettrico che vedete. Parte di questo gas finisce addirittura per condensarsi, producendo dei flussi di zolfo fuso che si propagano lungo il terreno. Il fenomeno non si vede tanto bene di giorno, tant’è che può sembrare un sito vulcanico qualsiasi, ma di notte dà vita a uno spettacolo davvero mozzafiato. Per queste sue particolarità, il Kawah Ijen è diventato famoso nel mondo come il “vulcano dalla lava blu”. Ma il nome è sbagliato, dal momento che la lava ha in realtà un colore grigio piuttosto comune: sono i gas presenti nella lava a diventare blu a contatto con l’atmosfera.

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Minatori di Kawah Ijen al lavoro

Data la presenza di gas sulfurei, che sono tossici, ai turisti è raccomandato l’uso di maschere a gas. Ma difficilmente le vedrete indossare dagli abitanti del luogo, che salgono fin quassù tutti i giorni per estrarre lo zolfo, utilizzando una serie di tubi installati sotto una delle bocche attive del vulcano. Praticamente usano una tecnica che fa condensare il gas in zolfo fuso mentre questo viaggia verso la superficie, dove poi si raffredda e si indurisce, permettendo ai minatori di raccoglierlo. Una pratica decisamente poco sicura e poco salutare, ma che rappresenta il sostentamento di tantissime famiglie in questa parte del paese.

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