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11 Ottobre 2024
6:00

10 parole inglesi che quasi sicuramente sbagliamo a pronunciare

La pronuncia inglese risulta spesso complessa per gli italiani a causa delle sue numerose eccezioni e differenze tra ortografia e fonetica. Vediamo perché alcune parole inglesi risultano così difficili da pronunciare e quali errori frequenti si possono commettere.

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10 parole inglesi che quasi sicuramente sbagliamo a pronunciare

Una delle cose più difficili da imparare della lingua inglese è la pronuncia, non solo per chi studia la lingua, ma anche per i madrelingua. Questo perché l'inglese non presenta una corrispondenza tra ortografia e fonetica, cosa che può confondere chi cerca di basarsi solo sul modo in cui le parole appaiono scritte. Mentre l’italiano tende a essere una lingua fonetica – le parole si pronunciano quasi sempre come si scrivono – l’inglese presenta infatti numerose eccezioni e irregolarità. Nell'italiano standard suoni come la fricativa dentale "th" (sia sonora che sorda) non esistono, così come alcune vocali che richiedono una differente articolazione. O ancora, la parola "Wednesday", ad esempio, conserva una traccia del suo passato germanico, anche se oggi la sua pronuncia è stata semplificata rispetto alla sua forma scritta. Di conseguenza, alcune parole risultano particolarmente difficili per gli italiani. Vediamo 10 termini che presentano sfide per la loro ortografia ingannevole o per particolari suoni che non esistono nella fonetica italiana, e quali errori frequenti si possono commettere.

1. Wednesday /ˈwɛnzˌdeɪ/ (mercoledì)

La parola "Wednesday" ha una particolarità legata alla sua ortografia storica. La "d" che vediamo scritta non viene pronunciata, derivando dalla versione medio inglese "Wōdnesdæg", che a sua volta si riferisce al dio norreno Odino (Woden). La pronuncia corretta è /ˈwɛnzˌdeɪ/, che si rende in italiano con un suono simile a "uens-dei". Molti italiani tendono a pronunciare tutte le lettere, dicendo erroneamente "ved-nes-dei".

2. Recipe /ˈresɪpɪ/ (ricetta)

La parola "recipe" confonde molti perché potrebbe sembrare simile all’italiano "ricetta". Invece, la pronuncia corretta è "resipi", dove la "e" finale non viene mai vocalizzata. L'errore più comune è mantenere una pronuncia troppo rigida delle vocali, tipica dell’italiano, anziché adattarsi alla chiusura della sillaba finale inglese.

3. Management /ˈmænɪdʒmənt/ (gestione)

La parola "management" è complicata per diversi motivi: la vocale iniziale "a" si pronuncia come la "æ" (un suono tra la "a" e la "e" aperta), e la "g" viene resa con un suono affricato, "". Molti italiani possono cadere nella trappola di pronunciare "mæn-aʒ-mənt", enfatizzando la seconda "a" e non riducendo il finale in "mənt".

4. Manhattan /mænˈhætən/ (quartiere di New York)

Nella parola "Manhattan", il suono "h" è meno forte di quanto gli italiani potrebbero immaginare. Spesso si sentono pronunce errate che enfatizzano troppo la "h", o che la trascurano completamente. Il suono corretto è /ˈhætən/, dove la "t" centrale è una flapping "t" (quasi un suono "d" morbido) tipica dell'accento americano.

5. Comfortable /ˈkʌmfətəbl/ (confortevole)

Il termine "comfortable" ha una delle più grandi discrepanze tra scrittura e pronuncia. Nonostante sembri richiedere quattro sillabe ben distinte, in realtà viene pronunciato in tre sillabe, con una riduzione fonetica: /ˈkʌmf-təbl/. Molti italiani tendono a pronunciarla con un suono simile a "com-for-ta-bol", che risulta eccessivamente segmentato.

6. Colleague /ˈkɒliːɡ/ (collega)

La difficoltà principale nella parola "colleague" è la pronuncia della "g" finale. In inglese, questa "g" si riduce a un suono quasi silente: /ˈkɒliːɡ/, mentre in italiano si tende a enfatizzarla come "g" dura. Inoltre, la prima "o" non è come la "o" italiana, ma più simile a una "ɒ" aperta.

7. Pronunciation /prəˌnʌnsiˈeɪʃən/ (pronuncia)

Un errore molto comune è confondere la parola "pronunciation" con il verbo da cui deriva: "pronounce". In molti sbagliano ad usare la "ou" come nel verbo, quando invece nella forma sostantiva il suono corretto è "ʌ": /prəˌnʌnsiˈeɪʃən/. È importante notare la differenza, anche se il verbo e il sostantivo condividono la stessa radice.

8. Clothes /kləʊðz/ (vestiti)

La presenza del suono "th" rende la parola "clothes" particolarmente difficile per gli italiani, in quanto questo suono fricativo dentale sonoro non esiste nella nostra lingua. Molti italiani lo sostituiscono con una "d" o lo omettono completamente, ma la pronuncia corretta richiede il suono "ð": /kləʊðz/.

9. Hungry /ˈhʌŋgrɪ/ (affamato)

Il problema con il termine "hungry" è legato alla sua somiglianza con "angry". Molti tendono a confondere i due termini, soprattutto a causa del suono nasale "ng". Tuttavia, la vocale nella prima sillaba è completamente diversa: in "hungry" abbiamo "ʌ", che è più simile alla "a" di "cat", mentre in "angry" troviamo "æ", che richiede una maggiore apertura della bocca.

10. Angry /ˈæŋgrɪ/ (arrabbiato)

Come accennato, "angry" e "hungry" si distinguono principalmente per la vocale iniziale. In "angry" la "a" è aperta e simile al suono "æ", che non trova un vero equivalente nella lingua italiana. Questa differenza, seppur sottile, cambia completamente il significato della parola, rendendo cruciale l’attenzione nella pronuncia.

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