L'Italia è di nuovo sotto la morsa di una grave siccità: l'inverno che sta per terminare ha registrato pesanti carenze di precipitazioni in Nord e Sud Italia, ma soprattutto nelle regioni meridionali. Il 9 febbraio 2024 il governatore della Sicilia Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa, e la Sardegna ha iniziato a limitare l’uso dell’acqua.
Secondo l'ultimo report elaborato dall’Osservatorio sulle risorse idriche dell'ANBI (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), è in crisi siccità l'intero bacino mediterraneo, in particolar modo l'Italia meridionale e le isole maggiori.
Il report sulla siccità in Italia: Sicilia e Sardegna le Regioni più colpite
Al momento la Sicilia è la regione italiana colpita in modo più grave dalla siccità. Qui la seconda metà del 2023 è stata la più arida da oltre un secolo: da settembre a dicembre l’ammanco complessivo è di circa 220 mm di pioggia, mentre il solo ultimo mese dell’anno ha registrato deficit di precipitazioni fino al 96% su alcune località tra le province di Enna (–81,5% mediamente sull’intera provincia) e Catania (–80%). La Sicilia è l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche.
Ma anche il resto del Paese è in seria difficoltà. La Sardegna, per esempio, sta già facendo i conti con una crisi idrica preoccupante: i bacini dell’isola sono al 50% del riempimento, e rispetto al 2023 mancano 440 milioni di metri cubi e il deficit rispetto alla media degli ultimi 14 anni è del 32% circa.
Una situazione altrettanto difficile sta colpendo anche Basilicata e Puglia, dove manca rispettivamente il 40% e il 44% di acqua rispetto allo scorso anno.
Secondo i dati dell’ANBI, le temperature eccezionalmente alte, la scarsità di precipitazioni e l’assenza di neve lungo la dorsale appenninica stanno velocemente disegnando uno stato di grave sofferenza idrica anche per le regioni peninsulari, più accentuato al Sud, ma in costante allargamento verso le regioni centrali, in particolare su Abruzzo, Lazio e Umbria. Forti criticità anche nelle regioni del Nord: in particolare, su alcuni bacini del Piemonte, in Liguria ed Emilia-Romagna orientale. Anche il fiume Po è in deficit d'acqua, allontanandosi sempre di più da una condizione di normalità.
Va meglio solo al Nord-Est dove, nonostante le temperature miti, nel mese di gennaio le precipitazioni sono state superiori alla media e lo stato di innevamento su Dolomiti e Prealpi risulta nella norma, soprattutto in Veneto.
Le cause della siccità: l'anomalia della circolazione atmosferica
La siccità diffusa che imperversa in Italia almeno negli ultimi due anni è la conseguenza di una circolazione atmosferica “bloccata” a livello mediterraneo verso l’insistenza di un anomalo e vasto campo di alta pressione, che di fatto non consente alle piovose perturbazioni atlantiche di raggiungere la Penisola.
Una situazione che da molte settimane sta penalizzando buona parte d'Italia e in particolare la Sicilia, in un periodo dell’anno che per le regioni del Sud e le isole maggiori dovrebbe essere il più generoso in fatto di precipitazioni.
Secondo la climatologia italiana, infatti, l’inverno è la stagione più piovosa e nevosa, condizione fondamentale per poter affrontare il caldo intenso dei mesi successivi. Ricordiamo infatti che la neve in montagna costituisce un prezioso serbatoio d’accumulo e stoccaggio di acqua dolce che alimenta e sostiene tutti i nostri bacini idrici, da utilizzare poi in primavera e soprattutto in estate per l'agricoltura.
Le conseguenze della siccità su agricoltura, viticoltura e allevamento
La prolungata siccità in Sicilia sta danneggiando agricoltori e allevatori, su cui già pesano le conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l'Italia per tutto il 2023. L'allevamento è il settore più colpito per l'assenza di foraggio verde e la mancanza di scorte di fieno danneggiate dalle anomale precipitazioni della scorsa primavera.
Senza le piogge i terreni sono completamente brulli, privi di vegetazione, come evidenziato di recente dalle immagini satellitari del programma europeo Copernicus, dove si notano intere aree della Sicilia trasformate in terreni più simili a un deserto o una steppa. Inoltre alcuni laghi, come quello di Fanaco, in provincia di Palermo, sono ormai completamente asciutti.
La situazione meteorologica degli ultimi mesi ha comportato una notevole diminuzione dei volumi d'acqua negli invasi, impedendo una regolare irrigazione dei terreni per sostituire la mancanza delle piogge, con effetti negativi anche nel settore vitivinicolo.
Le poche piogge del nuovo anno, concentrate prevalentemente lungo le zone costiere, insieme a temperature autunnali e invernali ben al di sopra della media stanno causando danni a tutto il settore agricolo. Per esempio, per quanto riguarda le arance rosse, dopo aver ritardato la maturazione, la pigmentazione dei frutti, e ridotto il loro calibro, le temperature anomale ora stanno provocando la cascola anticipata, ossia la caduta a terra dei frutti immaturi.
Le piante, non solo quelle di agrumi, soffrono per la mancanza d’acqua e si difendono liberandosi dei frutti anticipatamente. Molti agricoltori siciliani temono per le sorti del grano duro. Le piantine germinate dopo le piogge della prima decade di gennaio, mostrano ora segni di sofferenza per l’assenza d’acqua e i terreni nuovamente secchi.
Per questo motivo la regione ha creato una task force con l’obiettivo di fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole e vinicole, garantendo sufficienti volumi d’acqua. In alcuni comuni è già stato previsto un razionamento delle risorse idriche.