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25 Settembre 2023
16:04

Anguille drogate e pesci agli estrogeni: l’inquinamento da farmaci e stupefacenti nelle acque

Droghe e farmaci assunti da noi umani si trovano spesso, in traccia, nelle acque di laghi e fiumi: recenti studi evidenziano gli effetti di questo inquinamento sulla fauna ittica.

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Anguille drogate e pesci agli estrogeni: l’inquinamento da farmaci e stupefacenti nelle acque
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A oggi sono ormai diversi gli studi scientifici che misurano l'inquinamento nelle acque fluviali derivante da farmaci e principi attivi usati dagli esseri umani; i risultati sono inaspettati e talvolta preoccupanti.

Dalle prime società tribali a oggi, l'essere umano si è sempre mostrato molto interessato all'uso di sostanze stupefacenti o alteranti: non stupiscono quindi i dati del Report Annuale sul consumo di Droga in Europa, che nel 2021 stimavano in 83 milioni i cittadini che avevano fatto uso, saltuario o ripetuto, di droghe. Tra queste a spiccare sono sicuramente i cannabinoidi, consumati da almeno 78 milioni di cittadini, seguiti a stretto giro dalla cocaina con 13 milioni di utilizzatori.

L'avanzamento incredibile nel campo della medicina negli ultimi secoli ha inoltre donato all'umanità una grandissima varietà di sostanze, dagli antinfiammatori alla pillola anticoncezionale, in grado di migliorare la nostra vita e aiutarci a gestirla in sicurezza.

Molte delle sostanze da noi assunte, lecite o meno, non vengono completamente assimilate ma sono anzi espulse dal nostro corpo nello stato originario o come metaboliti, composti "modificati" dai processi biologici. I principi attivi di farmaci e droghe, che spesso resistono ai trattamenti degli impianti di depurazione, finiscono quindi per concentrarsi in fiumi e laghi, soprattutto quelli più vicini alle grandi città.

L'inevitabile conseguenza, studiata da decenni, è l'influenza di alcune sostanze sulla fauna degli habitat più colpiti: vediamo insieme qualche esempio.

Le anguille “drogate” del Tamigi

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Le concentrazioni di metaboliti di farmaci o droghe sono ovviamente maggiori nelle aree più popolate del pianeta.

Il rapporto tra i cittadini londinesi e la cocaina sembra particolarmente affiatato: recenti studi del King's College cittadino hanno stimato un consumo di 23 kg al giorno nell'intera area urbana, grazie alla misurazione delle concentrazioni del metabolita benzoilecgonina nelle acque fognarie trattate.

Le acque del Tamigi sono anche uno degli habitat preferiti dalle Anguille Europee in Gran Bretagna: dopo anni passati in balia della corrente del Golfo, le larve (leptocefali) di questi pesci nati nel Mar dei Sargassi possono raggiungere l'estuario del fiume per poi risalirlo in cerca di cibo e rimanervi fino alla maturazione, momento in cui riprenderanno il viaggio verso i mari tropicali.

La continua esposizione ai metaboliti della cocaina può portare ad iperattività, ma causa soprattutto danni diffusi ai muscoli scheletrici nelle anguille studiate, con sintomi simili alla rabdomiolisi (il rilascio nel sangue di sostanze, come la mioglobina, tossiche per l'organismo). Sono state osservate inoltre alterazioni delle branchie che aggravano ulteriormente la condizione degli individui.

Questi effetti, uniti alle difficoltà date da barriere architettoniche e altri impedimenti nei fiumi che costituiscono il loro habitat, hanno portato a un declino della specie che a oggi è classificata come criticamente minacciata.

Pillole anticoncezionali e pesci “femminilizzati”

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Gli estrogeni usati nei farmaci anticoncezionali possono avere conseguenze pesanti sulla fauna fluviale.

Gli estrogeni utilizzati nelle pillole anticoncezionali possono invece influenzare lo sviluppo sessuale di alcune specie ittiche, come dimostrato da uno studio del 2014 dell'Università di New Brunswick.

I ricercatori hanno analizzato le conseguenze all'esposizione agli ormoni in pesci della specie Pimephales promelas, un pesce di piccole dimensioni, studiando la proliferazione e lo stato di salute delle diverse popolazioni divise nei numerosi piccoli laghi della regione dell'Ontario del nord.

L'introduzione di quantità anche modeste di estrogeni nei bacini porta pensanti cambiamenti negli individui maschi: è stata osservata una progressiva “femminilizzazione” che ne influenza le capacità riproduttive e può portare alla produzione di uova nei casi più gravi.

L'impatto si riflette rapidamente sull'intera catena alimentare, a causa della diminuzione di cibo per i predatori, evidenziando la gravità del problema e la rapidità con cui può impattare un habitat dai delicati equilibri.

Le azioni correttive possibili

Se ovviamente è impensabile limitare l'uso di farmaci fondamentali per gli esseri umani, e altrettanto difficile ridurre il consumo di sostanze a scopo ricreativo. Sono però diverse le azioni possibili per contenere gli impatti di questi composti nell'ambiente.

La prima è forse più semplice strategia attuabile è l'attenzione allo smaltimento e la riduzione degli usi non fondamentali, soprattutto in campo veterinario in allevamenti intensivi: una via che ha permesso di rallentare il rapido declino delle popolazioni di avvoltoi asiatici, colpiti dalla tossicità dell'antinfiammatorio Diclofenac con cui venivano in contatto nutrendosi degli scarti di macellazione di bestiame.

Il secondo passo possibile è l'adeguamento degli impianti di depurazione delle acque reflue (quando presenti): impianti più moderni, dotati di stadi di depurazione a ozono o vasche anossiche di sedimentazione, aumentano le percentuali di degradazione di composti più resistenti come la Fluoxetina o la Nor-fluoxetina, il principio attivo e principale metabolita dei più diffusi farmaci antidepressivi.

La ricerca farmaceutica potrà invece aiutarci progettando in futuro sempre più farmaci "benign by design", utilizzando principi attivi più facilmente assimilabili e degradabili biologicamente e quindi meno persistenti negli habitat naturali.

depurazione acqua
Gli impianti di depurazione, se moderni e soprattuto adeguati alle quantità di reflui da trattare, possono abbattere fortemente le concentrazioni di metaboliti e principi attivi.
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