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27 Settembre 2024
10:00

Artico, identificato il capitano della spedizione perduta Franklin: sul corpo segni di cannibalismo

Un gruppo di genetisti ha identificato, grazie all’analisi del DNA, i resti dell'esploratore James Fitzjames, capitano della Spedizione perduta di Franklin, condotta dalla marina britannica nell'artico canadese nel 1845 per cercare il Passaggio a nord-ovest. Le navi Erebus e Terror rimasero bloccate nei ghiacci e 129 uomini morirono. Sul corpo di Fitzjames ci sono tracce di cannibalismo.

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Artico, identificato il capitano della spedizione perduta Franklin: sul corpo segni di cannibalismo
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Uno studio genetico condotto in Canada dalla Waterloo University e dalla Lakehead University, basato sul DNA ottenuto da un dente, ha permesso di identificare i resti (trovati sull’isola di Re Giorgio, territorio canadese di Nunavut) di James Fitzjames, capitano della Erebus, una delle due navi della Spedizione perduta di Franklin. Sul corpo (in particolare la mandibola) sono anche presenti tracce di macellazione, un chiaro indizio di cannibalismo. Col nome "Spedizione perduta di Franklin" ci si riferisce a una spedizione polare condotta dalla Royal Navy britannica nel 1845 nell'artico canadese, alla ricerca del Passaggio a nord-ovest. A condurre la ricerca furono due navi, la Terror e la Erebus, che assieme ai 129 membri della spedizione sparirono nel nulla senza lasciare nessun sopravvissuto. La vicenda ha ispirato anche un romanzo e una serie TV horror di grande successo, The Terror. I resti di molti dei membri dell'equipaggio e i relitti delle due navi sono stati rinvenuti solo di recente così come gli studi per comprendere la dinamica della tragedia.

La "Spedizione perduta di Franklin"

Il capitano John Franklin, uno dei marinai più esperti della Royal Navy, nel 1845 fu incaricato dall'Ammiragliato di Londra di condurre una spedizione scientifica alla ricerca del Passaggio a nord-ovest, che si riteneva potesse collegare l'Atlantico col Pacifico passando tra le acque polari.

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Dagherrotipo (antenato della fotografia) del capitano John Franklin prima della spedizione del 1845.

Franklin, alla guida di due navi, la Terror e la Erebus, quest'ultima comandata dal capitano James Fitzjames, nell'estate del 1845 si avventurò nell'artico canadese dotato di alcune delle più avanzate tecnologie dell'epoca: prue rinforzate di metallo per rompere i ghiacci e dei modernissimi motori a vapore. L'esperienza degli ufficiali e la tecnologia delle due navi non lasciavano presagire la tragedia che sarebbe seguita.

Le due navi furono avvistate per l'ultima volta nella Baia di Baffin nell'agosto del 1845, e di seguito non si seppe più nulla di loro né tantomeno dei 129 uomini a bordo. Nel 1848, a tre anni dalla partenza della spedizione di Franklin, la Royal Navy intraprese le prime operazioni di ricerca, che nel corso del XIX secolo riuscirono a fare un po' di chiarezza a riguardo della triste vicenda della Terror e della Erebus.

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Dagherrotipo del capitano James Fitzjames. Credit: FabTet

Molto probabilmente, le due navi rimasero bloccate fra i ghiacci già nell'autunno del 1845, nei pressi dell'Isola di Beechey. Nel corso di quell'inverno morirono tre marinai, che vennero seppelliti sull'isola, e le cui tombe furono una delle prime tracce ritrovate dalle successive spedizioni di soccorso. Nell'inverno 1846-1847 le navi rimasero nuovamente intrappolate fra i ghiacci nei pressi dell'Isola di Re Guglielmo, questa volta definitivamente. Gli uomini cominciarono a morire di stenti e di freddo. Grazie a un biglietto lasciato dal capitano Fitzjames in un cumulo di pietre, sappiamo che nel giugno del 1847 era morto Franklin, e che quindi il suo secondo, Francis Crozier, aveva preso il comando.

Dopo un altro inverno di isolamento, quello 1847-1848, in preda alla disperazione, i sopravvissuti cercarono di andare a piedi verso sud, ma in queste circostanze tutti quanti morirono di freddo, fame e malattie, secondo i resoconti delle locali popolazioni inuit. Negli anni '80 e '90 del XX secolo, gruppi di studiosi si avventurarono nei pressi dell'Isola di Re Guglielmo per cercare tracce della "Spedizione Perduta", trovando diversi manufatti e resti umani, che testimoniarono episodi di cannibalismo fra i sopravvissuti, la presenza di malattie come lo scorbuto e sintomi di avvelenamento da piombo, causato probabilmente da dei difetti di saldatura dei contenitori di carne in scatola che facevano parte delle provviste delle due navi. Infine, nel 2014, è stato ritrovato il relitto della Erebus, mentre nel 2016 quello della Terror. Le due navi, distanti fra loro una cinquantina di km nelle acque dell'isola, si trovano a pochi metri di profondità e in ottimo stato di conservazione.

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Probabile rotta intrapresa dalla Terror e dalla Erebus nell’Artico Canadese. Credit: Hans Van der Mareel

Lo studio genetico sui resti umani della Terror e della Erebus

Nel corso degli anni, sull'Isola di Re Guglielmo e nella vicina penisola di Adelaide sono stati ritrovati dagli archeologi dei resti umani appartenenti a 105 individui. Un gruppo di ricerca della Waterloo University e della Lakehead University, a partire dal 2021, ha raccolti campioni di DNA di discendenti viventi dei membri della spedizione per identificare i resti umani. Attraverso campioni prelevati dai denti degli sfortunati marinai, nel 2021 è stato identificato l'ufficiale ingegnere John Gregory.

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Tombe dei primi marinai morti nella spedizione a Beechey Island, Canada. Credit: Gordon Leggett

Recentemente, un campione prelevato da una mandibola ritrovata nel corso di scavi archeologici avvenuti nel 1993 ha trovato un nuovo confronto. Si tratterebbe dei resti proprio del capitano James Fitzjames, comandante della Erebus. Fitzjames era un ufficiale di grandissima esperienza, entrato nella Royal Navy ad appena 12 anni di età. Al momento della morte aveva 34 anni, e aveva partecipato a molte guerre ed esplorazioni della marina di sua maestà.

Lo studio delle ossa ha rivelato anche un'altra inquietante informazione. I resoconti degli inuit avevano parlato di atti di cannibalismo avvenuti fra i sopravvissuti disperati, e ciò era stato attestato sui resti di alcuni dei marinai ritrovati dagli archeologi. Anche la mandibola del capitano Fitzjames presenta tracce compatibili con quelle della macellazione, segnalando come nelle condizioni disperate in cui versavano gli uomini, nemmeno i corpi degli ufficiali erano risparmiati da questa pratica.

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