
Inizia il viaggio della sonda Hera, la prima missione dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) di difesa planetaria dagli asteroidi lanciata con successo lunedì 7 ottobre 2024 da Cape Canaveral, in Florida. Hera è decollata alle 16:52 italiane da Cape Canaveral, in Florida, su di un razzo Falcon 9 di Space X, con l'obiettivo di raggiungere nel dicembre 2026 il sistema binario 65803 Didymos composto dagli asteroidi Dimorphos e Didymos. Recentemente Dimorphos è stato protagonista della missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA, che nel settembre 2022 ha impattato l'asteroide deviandone la traiettoria come test della tecnica dell'impatto cinetico per la difesa planetaria.
Hera, insieme a due micro-satelliti rilasciati all'arrivo, avrà l'obiettivo di indagare il sito di impatto con Dimorphos (che diventerà l'asteroide più studiato della storia) per verificare le conseguenze della collisione con l'asteroide, misurare accuratamente il cambiamento orbitale indotto e sfruttare il cratere generato per studiare il sottosuolo dell'asteroide. I dati aiuteranno gli scienziati a preparare piani più veritieri per affrontare possibili future minacce di collisione con asteroidi e miglioreranno le strategie di difesa planetaria deviando le traiettorie degli asteroidi, beneficiando quindi tutta l'umanità.
La missione Hera vede il contributo di 18 Paesi tra cui l'Italia, che ha realizzato uno dei due micro-satelliti ed è responsabile tramite l'INAF (Ististuto Nazionale di Asrofisica) dello strumento VISTA (Volatile In Situ Thermogravimeter Analyser) che analizzerà le polveri attorno al sistema binario.
Come è andato il lancio di Hera
Il lancio della sonda Hera dell'ESA è avvenuto lunedì 7 ottobre alle 16:52 italiane dalla famosa base di lancio di Cape Canaveral, in Florida. Trattandosi di una missione di esplorazione del Sistema Solare, la sonda ha necessitato di un lanciatore cosiddetto "pesante" per avere la giusta velocità di fuga che la porti fuori dall'influenza gravitazionale terrestre. Il lanciatore scelto è stato un razzo Falcon 9 di Space X, dal cui stadio superiore Hera si è separato con successo circa 1 ora e 16 minuti dopo il decollo. Dopo una ulteriore ora, la sonda ha dispiegato anche i suoi pannelli solari.
Data l'enorme spinta necessaria ad immettere Hera sulla giusta traiettoria, questa volta il Falcon 9 ha dovuto far uso di tutto il suo carburante a bordo. Ciò implica che non è stato possibile effettuare il rientro controllato del razzo a terra, marchio di fabbrica di Space X. Questo è stato quindi il 23° e ultimo volo del Booster 1061 del Falcon 9, che in precedenza ha lanciato ben 10 missioni Starlink e due voli con equipaggio per la NASA.
Gli obiettivi della missione dell'ESA
L'ESA, la NASA e quasi tutte le agenzie spaziali del mondo hanno programmi dedicati per l'identificazione e il tracciamento di asteroidi potenzialmente pericolosi. Cosa succederebbe però se ne avvistassimo uno in rotta di collisione con la Terra? Saremmo in grado di intercettarlo e deviarlo? Queste sono esattamente le domande che si sono posti la NASA e l'ESA e a cui hanno cercato di dare una risposta con le missioni DART e Hera.
Il 26 settembre 2022 la NASA ha fatto schiantare in maniera controllata la sonda DART sull'asteroide Dimorphos, uno dei due asteroidi del sistema binario 65803 Didymos, con l'obiettivo di testare la tecnica di deflessione di un asteroide da impatto cinetico. La missione è stata un successo, con la sonda DART in grado di diminuire il periodo orbitale del piccolo Dimorphos attorno al più grande Didymos di ben 33 minuti.
Tuttavia, diverse domande attendono ancora una risposta per trasformare la tecnica dell'impatto cinetico in un'effettiva arma di difesa planetaria. Per esempio, i dettagli esatti del cambiamento orbitale di Dimorphos sono ignoti (a meno della variazione di periodo) e non siamo a conoscenza delle dimensioni e della profondità del cratere scavato da DART, né tantomeno quali sia la mineralogia, la struttura e la massa di Dimorphos. La missione Hera mira proprio a dare una risposta a questa domande.
Com'è fatta e cosa farà la missione Hera: le caratteristiche
Hera sarà la prima sonda dell'umanità ad orbitare un sistema di asteroidi binari ed è la missione di difesa planetaria di punta dell'Europa. Costata 363 milioni di euro, la sonda ha le dimensioni di un'automobile, con un corpo principale a forma di cubo che misura circa 1,6 m di larghezza e due ali di pannelli solari da 5 metri. Il carico di Hera include anche due mini-satelliti, della dimensione di una scatola di scarpe, chiamati Juventas e Milani, in onore di Andrea Milani, pioniere nel monitoraggio degli asteroidi a rischio collisione. Milani è stato realizzato in Italia dall'azienda Tyvak International.

Hera e il suo carico sono diretti verso il sistema binario di asteroidi 65803 Didymos. Didymos ha le dimensioni di una montagna, mentre Dimorphos, più piccolo, della Grande piramide di Giza. Entrambi orbitano attorno al Sole a una distanza che oscilla tra 1 e 2,3 unità astronomiche (1 unità astronomica corrisponde a circa 150 milioni di chilometri). Hera raggiungerà il sistema binario di asteroidi a dicembre 2026, non prima di aver sfruttato nel 2025 la fionda gravitazionale di Marte.
Hera proseguirà la missione DART della NASA, verificando quali sono state le conseguenze dell'impatto di quest'ultima con Dimorphos. Poco è noto della collisione, al di fuori della riduzione della durata del periodo orbitale di Dimorphos attorno a Didymos di 33 minuti. Hera analizzerà la profondità e le dimensioni del cratere scavato da DART su Dimorphos e confermerà gli eventuali cambiamenti causati dall'impatto sull'asteroide rispetto alle simulazioni numeriche condotte a terra.
All'arrivo nel sistema binario, Hera rilascerà i due mini-satelliti Milani e Juventas. Il primo analizzerà la composizione mineraria di Dimorphos e delle polveri rilasciate dall'impatto con la sonda DART. Il secondo effettuerà invece la prima indagine radar sotterranea di un asteroide. Verso la fine della missione, della durata di sei mesi, Hera testerà anche una modalità sperimentale di guida autonoma che le consentirà di navigare autonomamente attorno agli asteroidi basandosi sul monitoraggio delle caratteristiche della superficie.
