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13 Novembre 2025
16:28

Tempesta geogmagnetica, vedremo l’aurora boreale dall’Italia stasera? Perché è così difficile prevederle

Non è possibile prevedere con certezza se l'aurora boreale sarà visibile anche dall'Italia, nonostante la tempesta geomagnetica G4 in corso. Per verificarsi, i fenomeni aurorali hanno bisogno di numerose condizioni: facciamo chiarezza su come avvengono e perché è difficile fare previsioni.

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Tempesta geogmagnetica, vedremo l’aurora boreale dall’Italia stasera? Perché è così difficile prevederle
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Aurora boreale avvistata a Pietra di Bismantova, provincia di Reggio Emilia nelle prime ore del 12 novembre 2025. Credit: Andrea Casali

Dopo la tempesta geomagnetica di categoria G4 (“severa”) che ha provocato aurore boreali visibili anche dall'Italia nelle prime ore di ieri, il disturbo geomagnetico sulla Terra è ancora in corso, attualmente come tempesta di categoria G1 (“minore”) con la previsione da parte del NOAA di un possibile aggravamento fino alla categoria G3 (“forte”) o G4 entro la giornata di oggi. Molti si stanno domandando se sarà quindi possibile ammirare ancora l'autora boreale questa notte, ma la verità è una sola: non lo sappiamo e non possiamo saperlo.

Nella giornata di ieri è fioccata una quantità enorme di contenuti online che annunciavano l'arrivo di nuove spettacolari aurore nella notte, che però non si sono verificate. La possibilità effettivamente c'era: l'espulsione di massa coronale (CME, Coronal Mass Ejection) provocata dal brillamento X5.1 partito dal Sole l'11 novembre ha raggiunto il nostro Pianeta nella serata di ieri, con tutte le potenzialità di produrre fenomeni aurorali ben visibili nel nostro Paese.

Tuttavia non è successo. Mossi dall'arrivo della potente CME, molti hanno fatto leva sul desiderio delle persone di avere nuove aurore da ammirare – quelle del 12 novembre sono state visibili tra le 3 e le 5 del mattino, quindi in un orario molto scomodo – ma la verità è che l'arrivo di una CME sulla Terra, anche di grossa entità come appunto quella di ieri, non garantisce minimamente l'effettivo verificarsi delle aurore boreali, e anzi la nostra capacità di prevedere le aurore boreali è estremamente ridotta, se non con pochissimo preavviso.

Il motivo sta nel fatto che il meccanismo che genera le aurore è molto complesso e dipende dal verificarsi contemporaneo di diverse condizioni. Semplificando, le aurore polari si formano quando un flusso consistente di particelle cariche provenienti dal Sole riesce a raggiungere l'alta atmosfera, dove “collide” con gli atomi o le molecole atmosferici, trasferisce loro energia che gli atomi riemettono sotto forma di luce, che è appunto la luce delle aurore.

Questa è la spiegazione concettuale semplice, ma l'esatta dinamica di quanto accade nell'alta atmosfera è molto complicata e dipende da un gran numero di variabili. Insomma, per dirla “terra terra” non è che arriva roba dal Sole e automaticamente abbiamo aurore. Ciò che (non) è successo ieri notte è la dimostrazione lampante proprio di questo.

Innanzitutto, è necessario che il plasma che arriva con il vento solare sia abbastanza, e abbastanza energetico, da perturbare il campo magnetico terrestre in modo significativo. Questa perturbazione si misura con un parametro che si chiama indice Kp: è lui a determinare quanto è intensa una tempesta geomagnetica. Con un Kp di 7 abbiamo una tempesta geomagnetica di categoria G3 (quindi “forte”) e la possibilità di avvistare aurore nel Nord Italia.

Ma attenzione: è solo una possibilità, perché contemporaneamente devono succedere altre cose. Innanzitutto le particelle cariche solari devono raggiungere l'alta atmosfera, e questo succede solamente se il campo magnetico interplanetario è “propenso” a farle entrare invece che deviarle lontano. Cos'è il campo magnetico interplanetario? È sostanzialmente quella parte del campo magnetico del Sole che si estende nel Sistema Solare “trasportato” dai venti solari. Possiamo interpretare la sua componente in direzione nord-sud, chiamata Bz, come una porta: se Bz è positivo, la porta è chiusa e le CME non arrivano in atmosfera; se è negativo, e abbastanza lontano dallo zero, la porta è aperta, le particelle entrano e la formazione di aurore polari è possibile.

Per buona parte della sera e della notte di ieri, per esempio, Bz era positivo, la porta era chiusa: non importa quanto fosse potente la CME, non potendo entrare non poteva nemmeno provocare aurore visibili dall'Italia. Che infatti non ci sono state, se non debolmente quando Bz è passato a essere leggermente negativo.

Ci sono altri parametri in gioco e altre condizioni, ma avete capito il concetto: il fenomeno della formazione delle aurore polari è più complesso di quanto viene comunemente raccontato e la sua previsione è un'arte estremamente difficile. Certo, abbiamo satelliti puntati verso il Sole che ci avvisano quando parte una CME, con che velocità e ci permettono di capire se è puntata verso la Terra. In tal caso enti come lo Space Weather Prediction Center (SWPC) del NOAA possono produrre stime sulle tempistiche di arrivo delle espulsioni coronali sul nostro pianeta. Il SWPC è naturalmente dotato anche di complessi modelli numerici per simulare cosa succederà quando la CME arriverà: è su questi che basa le sue previsioni e i bollettini di meteorologia spaziale emessi dal NOAA.

Questi modelli però dipendono da una grande quantità di dettagli che non possono essere noti a priori, quindi le previsioni dei modelli sono intrinsecamente incerte. Per questo esistono satelliti posizionati tra noi e il Sole, in un punto gravitazionalmente stabile chiamato L1 posto a un milione e mezzo di chilometri dal nostro pianeta, che raccolgono quanti più dati possibile sulle CME e sul vento solare e li trasmettono immediatamente a terra per produrre previsioni più convincenti. A questo punto però abbiamo soltanto 30 minuti circa prima che il plasma solare raggiunga il pianeta e produca – eventualmente – i suoi effetti. Per questo motivo le previsioni aurorali del NOAA sono di 30-90 minuti. Come potete capire, è un tempo molto breve che rende assolutamente non credibile chiunque affermi con certezza frasi del tipo «Stanotte avremo aurore visibili dall'Italia».

Quindi, in conclusione, vedremo di nuovo l'aurora boreale dall'Italia questa notte? Ribadite tutte le premesse di cui sopra, cioè che nessuno può affermare niente di certo, possiamo dire che al momento la possibilità di avere un Kp di almeno 7 non si può escludere e che al momento in cui questo articolo viene pubblicato Bz è positivo, quindi non lascia ben sperare per eventuali avvistamenti di aurore boreali soprattutto nel nostro Paese.

Fonti
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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator, Autore
Coordinatore editoriale di Geopop, autore di contenuti e responsabile del magazine geopop.it, dove scrivo principalmente di astronomia, spazio, fisica e meteorologia. Ho una laurea in Astrofisica, un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste e in passato ho fatto divulgazione scientifica con il progetto “Chi ha paura del buio?”.
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