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6 Dicembre 2024
10:45

“Brain rot” è la parola dell’anno 2024 secondo l’Oxford Dictionary: ecco cosa significa

I linguisti di Oxford non hanno dubbi: la parola che più di tutte descrive il 2024 è “brain rot“, ossia “marciume cerebrale”. Il neologismo (coniato in realtà nel 1854) indica descrive come ci sentiamo quando il cervello è sovraccarico di contenuti “vuoti” che non danno stimoli autentici.

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“Brain rot” è la parola dell’anno 2024 secondo l’Oxford Dictionary: ecco cosa significa
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In realtà, la parola dell'anno 2024 è composta da due parole, ed è brain rot, (tradotta dall'inglese significa “marciume cerebrale” o “putrefazione del cervello”). Il neologismo descrive «il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona come conseguenza di un consumo eccessivo di materiale – in particolare di contenuti online – considerato banale o poco stimolante».

Ad annunciare la parola dell'anno nelle scorse ore è stata l'Oxford University Press, casa editrice del famosissimo vocabolario di lingua inglese Oxford English Dictionary, che ogni anno da vent'anni sceglie la parola (o il neologismo) che riassume più di tutte le altre l’anno che sta per giungere al termine. Ma com'è che il brain rot è diventato così famoso? Grazie ai social: infatti il neologismo è stato condiviso sotto forma di hashtag su TikTok sin dai primissimi mesi dell'anno, diventando ben presto un trend anche su altre piattaforme social e che descrive perfettamente la situazione in cui moltissime persone si trovano a causa dello scrolling selvaggio.

Perché brain rot è la parola dell'anno 2024

Sommersi da miriadi di contenuti di bassa qualità che avvelenano il cervello, già all'inizio dell'anno sempre più utenti hanno sentito il bisogno di esprimere un malessere a parole, e così sulla piattaforma TikTok erano spuntati alcuni reels di giovanissimi che utilizzavano il termine "brain rot" per descrivere il momento in cui hanno capito che il loro cervello era andato in panne a causa dell'eccessivo utilizzo di contenuti vuoti e senza senso visti sui social. In questi reels c'è chi raccontava di comportamenti anomali, come aver preso in mano il telecomando della tv pensando che fosse il telefono, o di aver utilizzato un altro oggetto come lo schermo touch del proprio dispositivo.

Sulla piattaforma cinese l'utilizzo di questo neologismo è cresciuto sempre di più nei mesi, e la frequenza con cui è comparsa è aumentata sempre di più (fino al 250%). Proprio per questo motivo brain rot è emerso più di tutti gli altri nella rosa di termini candidati a “parola dell'anno” (demure, dynamic pricing, lore, romantasy e slop).

Un neologismo non proprio nuovo: risale al 1854

Secondo l’Oxford University Press, il neologismo brain rot è apparso per la prima volta nel libro "Walden" (1854) del filosofo statunitense Henry David Thoreau, in cui l'autore riflette riguardo alla connessione con il mondo naturale.

Tra le pagine del libro c'è spazio anche per una critica a coloro che preferiscono le spiegazioni semplici rispetto a quelle complesse, viste dall'autore come un'indicazione di declino degli sforzi mentali, simbolo di pigrizia comune che non accennava a diminuire.

In particolare, citò la "putrefazione dei cervelli" in un passaggio:

L’Inghilterra si sforza per curare la putrefazione della patate, ma nessuno si sforza di curare la putrefazione dei cervelli, che prevale in modo più vasto e fatale.

Rassicuriamo i lettori dicendo che non c’è alcuna prova del fatto che la “putrefazione cerebrale” sia un vero disturbo medico e che va preso semplicemente come un termine che descrive come ci sentiamo quando il cervello è sovraccarico di contenuti che non danno stimoli autentici.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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