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In questi giorni si sta tornando a parlare de La Niña, il fenomeno atmosferico che potrebbe causare eventi meteorologici estremi, come nubifragi o alluvioni lampo, durante la prossima stagione autunnale e invernale. Si tratta di un fenomeno oceanico e atmosferico opposto a El Niño e in grado di provocare effetti meteorologici intensi dovuti alla diminuzione di temperatura delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico equatoriale.
In effetti, secondo le proiezioni della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration, l’Agenzia federale statunitense che si occupa del monitoraggio degli oceani e dell'atmosfera), le acque superficiali dell’Oceano Pacifico si stanno raffreddando rapidamente: questo potrebbe indicare conseguenze a livello globale, da un aumento delle precipitazioni nel Sud-Est asiatico fino a inverni più freddi e rigidi in Europa.
Bisogna però specificare che La Niña non ha nulla a che vedere con il maltempo in arrivo sull'Italia nei prossimi giorni, che sarà invece causato da una depressione atlantica che attraverserà la Penisola tra martedì 9 e giovedì 11 settembre, causando instabilità soprattutto sulle regioni centro-settentrionali e precipitazioni localmente intense, in alcuni casi superiori ai 100-150 millimetri.
Che cos'è La Niña e quali sono gli effetti
Come accennato, La Niña è un fenomeno caratterizzato da un anomalo raffreddamento delle acque dell'Oceano Pacifico equatoriale, ossia l'opposto di quello che accade con El Niño, che invece comporta un riscaldamento delle acque oceaniche superficiali.

Insieme, El Niño e La Niña fanno parte di un più ampio schema climatico, definito El Niño-Southern Oscillation (ENSO). Nello specifico, La Niña si verifica quando la superficie del Pacifico registra temperature inferiori di 0,5 °C rispetto alla media, in un periodo di almeno 5 mesi.
Il problema è che questa anomalia di temperatura non produce effetti solo nelle aree circostanti, ma anche nel resto del mondo: questo squilibrio, infatti, altera la circolazione atmosferica globale, muovendo venti e correnti a livello globale. In particolare, durante La Niña la circolazione atmosferica diminuisce, facendo aumentare la pressione superficiale sul Pacifico equatoriale (all'altezza della Polinesia Francese) e abbassandola nel settore occidentale, vicino all'Australia. Allo stesso modo, il normale trasporto di acqua calda da est verso ovest si intensifica, favorendo l'abbassamento delle temperature oceaniche.
Le proiezioni della WMO sull'impatto de La Niña
Secondo le proiezioni della WMO (World Meteorological Organization), nel periodo settembre-novembre 2025 c’è una probabilità del 55% che le temperature superficiali dell’Oceano Pacifico si raffreddino: se invece guardiamo al trimestre ottobre-dicembre 2025, le probabilità che La Niña influenzi il clima dell'intero Pianeta salgono fino al 60%. Per il momento, quindi, non è certo che La Niña si verificherà entro la fine di quest'anno.
In generale, comunque, questo fenomeno tende ad avere un forte impatto sugli Stati Uniti, dove provoca inverni freddi e piovosi negli Stati settentrionali e un clima più caldo e siccitoso nel Sud del Paese (in Stati come Texas e Florida). Al tempo stesso, gli effetti di questo fenomeno atmosferico ricadono anche su America Latina, Australia e Africa, oltre che sull'Asia, dove La Niña causa un ulteriore rafforzamento dei monsoni.
Pur trovandosi più lontano, anche l'Europa potrebbe subire degli effetti, con inverni più rigidi e instabili e una maggiore probabilità di eventi estremi come nubifragi e alluvioni lampo.
La Niña, comunque, non ha nulla a che vedere con il maltempo in arrivo sull'Italia nei prossimi giorni, che sarà invece causato da una depressione atlantica, in questo momento presente ad ovest delle Isole Britanniche, che si dirigerà verso il Mediterraneo occidentale e attraverserà la Penisola tra martedì 9 e giovedì 11 settembre, portando condizioni di instabilità e di maltempo soprattutto sulle regioni centro-settentrionali, dove si prevedono precipitazioni localmente intense e in alcuni casi superiori ai 100-150 millimetri.