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22 Settembre 2024
18:30

Perché le acque del Mediterraneo sono sempre più calde? Gli effetti del cambiamento climatico

Il Mediterraneo si sta scaldando per effetto del cambiamento climatico. Qui gli effetti del riscaldamento globale sono particolarmente intensi, con potenziali impatti sugli habitat marini, ma anche sulle città costiere e il clima delle aree più vicine alla costa, su tre diversi continenti.

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Perché le acque del Mediterraneo sono sempre più calde? Gli effetti del cambiamento climatico
Anomalia temperatura mediterraneo con credits

Gli effetti del cambiamento climatico nel bacino del Mediterraneo sono ben evidenti nel nostro Paese, uno dei più colpiti da tutte le possibili conseguenze per la sua posizione centrale e la relativa vicinanza alla costa dell'intero territorio: il perdurare di stagioni siccitose, le temperature record estive e la violenza dei fenomeni temporaleschi anche fuori stagione fanno spesso notizia in giornali e testate online. Gli effetti negativi dell'aumento delle temperature sono però diversi e talvolta meno evidenti: l'aumento della temperatura media dell'acqua marina e la maggior acidità spinge al declino di specie animali locali (autoctone) e alla diffusione di quelle invasive (alloctone), mentre l‘innalzamento del mare porta alla scomparsa di territorio nelle coste. L'importanza a livello naturalistico e sociale delle aree mediterranee rende questi effetti particolarmente critici, perché in grado di influire sulle economie dei Paesi che vi si affacciano e favorire fenomeni come lo spopolamento di alcune aree e la migrazione di massa. Ma qual è di preciso la situazione del nostro mare, ad oggi?

Cosa sta succedendo al Mediterraneo: la variazione delle temperature medie

Dire che l‘area mediterranea sia una delle zone più colpite dal riscaldamento globale non è del tutto corretto: le zone che vedono aumentare più rapidamente le temperature medie sono infatti quelle più vicine ai poli, come la Siberia. L'area si è veramente scaldata più della media globale, di circa +1,5 C° rispetto alla media globale di +1° dall'era pre-industriale, ma questo accade alla maggior parte delle terre emerse rispetto ai più "freddi" oceani.

Se però ci concentriamo sul mare, il Mediterraneo si è comunque scaldato più degli oceani, fino a +0,4 °C ogni 10 anni rispetto a +0,2 °C: questo è dovuto principalmente alla scarsa profondità e il basso ricircolo delle sue acque a causa degli stretti passaggi di Gibilterra verso l'Atlantico e del canale artificiale di Suez verso il mar Rosso e l'oceano Indiano.

Altri fattori lo rendono un osservato speciale: all'aumento della temperatura dell'acqua, già pericoloso per le specie autoctone, si somma l'acidificazione delle acque (che assorbono parte della CO2 atmosferica, formando acido carbonico H2CO3): un problema sentito da specie come i coralli o i molluschi, che per l'ambiente acido faticano a sviluppare conchiglie e strutture protettive.

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Coralli e altre specie marine risentono dell’acidificazione dei mari, che contrasta la produzione di strutture in carbonato di calcio da parte degli organismi, sciogliendone i gusci [Fonte: NEOM, Unsplash]

Particolarmente critici sono gli aumenti delle temperature estive, che sommate all'alto inquinamento dell'aria sono un crescente rischio per la salute dei cittadini delle grandi città, da Barcellona e Marsiglia al Cairo. Si stima che giorni con temperature sopra i 37 °C potranno raddoppiare entro il 2050, passando dagli attuali 30 a 60 giorni all'anno in aree turistiche o densamente abitate come di Spagna, Egitto o Turchia.

Le altre conseguenze del riscaldamento nel Mediterraneo

Molte importanti città sono costiere, e quindi particolarmente vulnerabili all'innalzamento del livello del mare: già aumentato di circa 5 cm negli ultimi 10 anni, a seconda dell'andamento delle emissioni il livello potrebbe attestarsi tra i +40 e i +120 cm entro il 2100. La perdita di suolo può causare danni all'agricoltura, all'economia locale e al patrimonio culturale, ma soprattutto causare migrazioni di massa dalle aree più colpite e impoverite.

L'aumento delle temperature medie porta inoltre ad una diminuzione delle precipitazioni, soprattutto nei mesi più caldi, ad il contemporaneo verificarsi di eventi più intensi localmente. Alcuni modelli climatici ipotizzano una riduzione di –4% delle precipitazioni annuali per ogni grado di riscaldamento atmosferico: uno scenario preoccupante soprattutto per le aree sud ed est del bacino, già caratterizzate da climi aridi ed abitate da 3/4 della popolazione mediterranea.

I climi più caldi sono legati anche ai grandi incendi, favoriti dalle stagioni aride, e alla diffusione di malattie come il West Nile Virus, già presente in diverse aree dell'Italia.

I rischi per le economie che si affacciano sul Mediterraneo

Le economie del mediterraneo sono molto legate al il turismo e all'agricoltura, due comparti che possono subire pesanti conseguenze dai cambiamenti in corso.

Per quanto riguarda l'agricoltura, un mix di minori risorse idriche, precipitazioni più scarse e più violente e temperature più alte può impattare fortemente su alcune coltivazioni: ne è un esempio la vite, prodotto importante per le economie di Spagna e Italia (11 e 16% dei ricavi dal comparto agricolo) e fondamentale per quella francese (36% dei ricavi). L'uva risente particolarmente degli stress climatici e idrici, oltre che delle precipitazioni intense, e per questo motivo alcune varietà potrebbero non essere più adatte alla coltivazione nelle aree storicamente utilizzate, come Bordeaux o le Langhe.

Per quanto riguarda il turismo, l'area mediterranea accoglie circa il 30% del turismo mondiale ogni anno, principalmente nei mesi estivi: le alte temperature potrebbero scoraggiare l'afflusso, mentre la necessità di rispondere a picchi di richieste d'acqua nei mesi più siccitosi mette già oggi in crisi i sistemi idrici delle località più gettonate. Anche la qualità dell'aria nelle grandi città turistiche può risentire del maggiore traffico, proprio nei mesi in cui il caldo mette già in difficoltà le persone più vulnerabili come gli anziani.

Gli effetti negativi possono essere affrontati con opportune contromisure, da una gestione più accorta delle riserve d'acqua dolce alla manutenzione delle zone forestali per evitare i sempre più frequenti incendi estivi: solo il tempo potrà dirci se, finalmente, le istituzioni sapranno seguire le strade giuste e aiutare i nostri paesi ad affrontare le conseguenze del riscaldamento globale.

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