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Avete mai rotto un termometro a mercurio? Magari da piccoli, o per sbaglio mentre cercavate di scuoterlo per riportarlo a temperature più basse. Vedere scorrere quel liquido argenteo lungo il pavimento o il tavolo, mentre si divideva in palline minuscole simili a biglie, dava quasi l'impressione di stare davanti a una sostanza extraterrestre. Sicuramente qualcosa di molto affascinante, ma anche abbastanza pericoloso. Dal 2009 in Italia è vietata la vendita dei termometri a mercurio, in linea con una direttiva europea che mira a ridurre l’uso di questo metallo tossico.
Il mercurio, infatti, è volatile e i suoi vapori sono dannosi per il sistema nervoso e respiratorio, oltre a rappresentare un grande rischio per le donne in gravidanza. Eppure, per anni è stato usato proprio per le sue proprietà fisiche: si dilata con il calore, permettendo di misurare la temperatura corporea in modo semplice e preciso.
Per moltissimi anni, questi termometri sono stati i più diffusi in commercio: oggi sono stati sostituiti da quelli digitali o a infrarossi.
La pericolosità del mercurio
Quel liquido argenteo che si trovava dentro i termometri era appunto mercurio metallico, un elemento chimico molto particolare: di tutta la tavola periodica, è l'unico metallo che si trova in forma liquida a temperatura ambiente.

Proprio questa caratteristica comporta anche un rischio: il mercurio è altamente volatile, quindi tende a evaporare facilmente, rilasciando vapori che possono essere inalati. Una volta entrato nell'organismo, il mercurio può causare gravi danni a livello respiratorio (come tracheiti o bronchiti) e al sistema nervoso, sia centrale che periferico. Inoltre, essendo in grado di oltrepassare la barriera placentare, il mercurio rappresenta un grande rischio per le donne in gravidanza e per il bambino che portano in grembo. Non a caso, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito il mercurio tra le dieci sostanze chimiche che causano maggiori preoccupazioni per gli effetti sui cittadini.
Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha recepito nel 2008 una direttiva europea (2007/51/CE) che vieta la vendita al pubblico di termometri contenenti mercurio. Il divieto è entrato in vigore il 3 aprile 2009 e da quella data non è stato più possibile commercializzare questi strumenti in farmacia o in altri negozi. Questa decisione mira a eliminare progressivamente il mercurio dai prodotti di uso comune, in linea con gli accordi internazionali come la Convenzione di Minamata, firmata poi nel 2013.
Perché è stato usato proprio il mercurio?
Dotato di proprietà termometriche, il mercurio metallico si espande o si contrae con le variazioni di temperatura, il che lo rendeva un perfetto componente per la funzionalità dei vecchi termometri: quando viene riscaldato, gli atomi di mercurio vibrano e si muovono più velocemente, tanto da aumentare la distanza tra loro e aumentando complessivamente il volume del mercurio metallico.
Questo fenomeno si chiama dilatazione termica, ed è letteralmente alla base del funzionamento di un termometro: il mercurio contenuto nel tubicino di vetro, se soggetto a un aumento di calore, si dilata e risale lungo il capillare. L'altezza raggiunta corrisponde a una determinata temperatura, indicata sulla scala graduata. Appena la temperatura si abbassa, le particelle di mercurio si muovono di meno, il volume si restringe e noi vedevamo il mercurio "tornare indietro" alla posizione iniziale nel tubicino di vetro.
Non è difficile pensare quanto fosse ritenuto comodo per il funzionamento dei termometri, senza l'uso di batterie o di corrente elettrica, ma sfruttando un semplice fenomeno fisico.