I Big Men e le Big Women non sono uomini e donne fisicamente molto grandi, come si potrebbe pensare; sono invece leader di grande influenza, tipici di alcune società del Pacifico (in particolare negli arcipelaghi della Melanesia e della Micronesia), che, senza possedere alcun potere formale ufficiale, ottengono prestigio attraverso il loro carisma e la loro generosità. Il loro status si costruisce infatti accumulando e redistribuendo risorse (economiche e non), invece che attraverso l'esercizio della propria autorità. Oggi, il concetto di Big Men si riflette in qualche modo anche nella società occidentale, dove attivisti, celebrità e influencer esercitano un'influenza significativa sui loro follower senza una vera e propria autorità formale.
Chi sono i Big Men e perché si chiamano così?
I cosiddetti Big Men sono leader che emergono nelle società del Pacifico, in Melanesia e Micronesia. In questi contesti, non ci sono Stati centralizzati né gerarchie rigide: niente eserciti, polizia o tribunali. Qui, il potere viene negoziato giorno dopo giorno attraverso interazioni sociali, scambi e atti di generosità.
Il nome Big Men può però trarre in inganno: non si tratta infatti di uomini fisicamente molto grandi, ma di leader il cui aggettivo "big" è sinonimo di prestigio, autorità morale e capacità di influenzare. Questo prestigio non deriva da un carica politica o regale, ma dal riconoscimento della comunità per l'abilità del Big Man di accumulare e ridistribuire risorse, organizzare eventi collettivi e, soprattutto, dimostrare generosità. I Big Men non esercitano un potere autoritario o coercitivo; piuttosto, il loro status si basa sulla capacità di guadagnarsi la fiducia e il rispetto degli altri.
Oltre ai Big Men esistono anche le cosiddette Big Women. In alcune isole della Nuova Guinea, infatti, caratterizzate da società a discendenza matrilineare, a competere per lo status di leader sono sia le donne che gli uomini, che gareggiano per guadagnarsi il prestigio delle loro comunità indipendentemente dal loro sesso biologico.
La "scoperta" dei Big Men di Marshall Sahlins
Il primo a "scoprire" l'esistenza dei Big Men fu l'antropologo statunitense Marshall Sahlins in uno dei suoi viaggi nelle isole della Polinesia. Sahlins apprese che il termine "Big Men" veniva usato per descrivere dei leader che, pur senza un'autorità formale, si guadagnavano influenza e prestigio significativo all'interno delle loro comunità.
"Un Big Men non nasce tale e nemmeno viene eletto, è un uomo che deve costantemente dimostrare di meritare il suo titolo, attraverso atti di generosità, talento oratorio e carisma: è un leader con prestigio ma senza potere"
(Sahlins, 1963).
Come si diventa Big Men (o Big Women)?
Lo stesso Sahlins ci racconta come diventare Big Men o Big Women richieda un percorso complesso che varia da comunità a comunità, ma che generalmente si basa su abilità oratorie, generosità e la capacità di costruire e mantenere relazioni influenti all'interno della comunità. Per esempio, tra i kumdi-engamoi della Nuova Guinea diventare Big Men, anche chiamati wua nium (letteralmente "uomini ricchi, grandi e importanti") comporta diverse condizioni. Un aspirante leader deve:
- avere molte mogli, poiché la quantità di terra assegnata a un uomo è proporzionale al numero di mogli nella sua famiglia
- essere un abile oratore, è infatti necessario saper comunicare con efficacia e carisma alla propria comunità
- avere trenta o quarant'anni, poiché è raro che prima di quell'età si siano accumulate abbastanza esperienza, ricchezze, e relazioni sociali
Infine, una volta ottenuta la reputazione di wua nium, è necessario mantenerla attraverso un comportamento esemplare e un continuo lavoro a favore della propria comunità.
Il paradosso del prestigio senza potere
In effetti, se il cuore della leadership dei Big Men è l'obbligo di generosità, questi non possono semplicemente accumulare ricchezze per sé, ma devono creare un surplus da ridistribuire ai membri della loro comunità. In questo senso, i Big Men sono impegnati costantemente a dare più di quanto ricevono, costruendo la loro reputazione attraverso un continuo flusso di doni e beni. Così facendo, trasformano la loro generosità in prestigio e, paradossalmente, il prestigio in assenza di potere.
L'antropologo Sahlins, nei suoi scritti, rivela inoltre un paradosso affascinante: l'unica via che il Big Men ha a disposizione per rimanere tale è quella di produrre personalmente tutto ciò che serve per adempiere al suo "obbligo di generosità". In pratica, il Big Men si sottopone a un autentico auto-sfruttamento, lavorando senza sosta per accumulare risorse che poi redistribuisce alla comunità, spesso attraverso cerimonie collettive che ricordano i festeggiamenti potlach diffusi tra i nativi americani.
Questo processo non comporta sfruttare il lavoro altrui, poiché il Big Men non ha il potere coercitivo per farlo. In effetti, quello che si manifesta è un "contro-potere": il prestigio che il Big Men ottiene non è infatti sinonimo di autorità politica o coercitiva, ma è semplicemente un riconoscimento sociale collettivo.
Se egli cercasse di imporre il suo potere sulla comunità, i membri della tribù si opporrebbero, a dimostrazione del fatto che il Big Men è, in effetti, un capo senza potere. Il Big Men o la Big Women, con il suo grande prestigio ma con un potere limitato, diventa quindi un simbolo di come il prestigio può esistere senza potere.
I Big Men e il paragone con gli influencer
Oggigiorno, in un’era in cui informazione e comunicazione sono al centro del nostro mondo e a portata delle nostre mani, il paradosso del prestigio senza potere è un tema sempre più attuale. In effetti, i Big Men del Pacifico ci insegnano che, anche senza autorità coercitiva, è possibile influenzare le comunità. In altre parole, il vero potere può risiedere nella forza di persuasione e nel consenso sociale, piuttosto che nell’autorità.
Se dovessimo pensare a dei Big Men contemporanei nella nostra società potremmo prendere ad esempio diverse figure carismatiche come attivisti, intellettuali, celebrità o influencer che hanno il prestigio per influenzare fortemente l'opinione pubblica e promuovere cambiamenti significativi senza però avere un vero e proprio potere istituzionale. Questi Big Men contemporanei, come quelli del Pacifico, dimostrano che il vero potere è nel persuadere, non nel comandare.