La crisi climatica dovuta al riscaldamento globale starebbe seriamente rischiando di portare rapidamente il pianeta a superare 5 punti critici, che se venissero superati porterebbero a cambiamenti ambientali irreversibili in grado di compromettere l'abitabilità per gli esseri umani. A rivelarlo è il Global Tipping Points, il rapporto prodotto da un gruppo di oltre 200 ricercatori di 26 Paesi coordinati dall’Università di Exeter nel Regno Unito, in collaborazione con il Bezos Earth Fund, un'organizzazione filantropica con sede a Washington DC e creata dal fondatore di Amazon Jeff Bezos. A parteciparvi è stata anche l’Italia attraverso le Università di Padova e Brescia, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del CNR.
Quali sono i 5 punti critici
Il gruppo di ricerca ha analizzato 26 situazioni “di non ritorno”, individuando appunto che le cinque elencate in precedenza sono critiche, cioè prossime a essere superate: il collasso delle calotte glaciali della Groenlandia, il collasso nell’Antartide occidentale, la fusione diffusa del permafrost, la scomparsa delle barriere coralline e l'interruzione della corrente marina del Labrador nell’Atlantico settentrionale.
La fusione delle calotte polari, per esempio, porterebbe a un consistente aumento del livello dei mari, che aumenterebbe considerevolmente il rischio di inondazioni e di salinizzazione delle falde acquifere. Oppure, la fusione del permafrost porta alla liberazione del metano imprigionato dal suolo ghiacciato, liberando così nell'atmosfera grandi quantità di questo gas serra.
I rischi del superamento dei punti critici
A differenza di altri eventi meteo-climatici estremi indotti dal riscaldamento globale, come le ondate di calore e le precipitazioni più intense, i 5 punti critici menzionati in questo rapporto non progrediscono lentamente in base alle emissioni di gas serra, ma possono passare da uno stato a un altro completamente diverso in modo improvviso. Questo “shock” può alterare in modo permanente gli equilibri ambientali del nostro pianeta.
Inoltre, alcuni di questi punti critici possono creare effetti di retroazione che riscaldano ulteriormente la Terra o che alterano i modelli meteorologici fino a innescare altri punti critici. Per esempio, se la calotta glaciale della Groenlandia scomparisse potrebbe provocare un brusco spostamento della Circolazione Meridionale Atlantica, un'importante corrente che trasporta la maggior parte del calore alla corrente del Golfo. Questo, a sua volta, potrebbe intensificare l'oscillazione periodica di El Niño, uno dei fenomeni climatici naturali più potenti del pianeta.
I punti critici che potrebbero aggiungersi alla lista
Il rapporto Global Tipping Points ha rilevato che altri potrebbero presto aggiungersi alla lista. Tra questi vi sono la scomparsa delle mangrovie e delle praterie di fanerogame, che si prevede moriranno in alcune regioni se le temperature medie globali aumenteranno tra +1,5 e +2 °C rispetto all'epoca preindustriale, e le foreste boreali, che potrebbero subire un'alterazione già a partire da +1,4 °C.
Non mancano alcuni punti positivi
Ma, il rapporto offre anche qualche spiraglio, elencando i potenziali punti di svolta positivi nei sistemi sociali, politici ed economici che, se superati, potrebbero portare a benefici straordinari per il clima. Gli scienziati affermano che stanno già vedendo le prove di uno di questi punti di svolta, dal momento che la diminuzione del costo dell'energia eolica e dell'energia solare e la crescita delle vendite di veicoli elettrici spinge un numero sempre maggiore di investimenti ad abbandonare i combustibili fossili per passare all'energia pulita.