Qualche giorno fa Simone Dellai, sindaco di Schiavon (VI), ha trovato un pettirosso morto che si era schiantato accidentalmente contro i vetri di una finestra della sua casa. L’episodio in sé è abbastanza comune considerato che, purtroppo, sono frequenti gli impatti mortali di uccelli contro vetrate e superfici riflettenti, ma ha fatto notizia perché il Sindaco, notando un anellino di metallo sulla zampa del piccolo pennuto, è riuscito a rintracciarne la provenienza. L’anello di riconoscimento era stato, infatti, applicato alla zampa del pettirosso da un gruppo di ornitologici del Museo di Storia Naturale di Helsinki, in Finlandia, e di lì l'uccello era partito per il lungo viaggio di migrazione invernale che lo ha portato all’Italia seguendo un tragitto di oltre 2.000 chilometri.
Il pettirosso migra di notte per spostarsi dal Nord Europa fino al bacino del Mediterraneo, nidifica nei boschi e nonostante la sua corporatura minuta è un coraggioso difensore della sua casa. Anche se in questo caso è stato sfortunato, il pettirosso è uno dei tanti migratori che ogni anno affrontano un viaggio pieno di minacce e di imprevisti alcuni di origine antropica, ma nonostante le trappole, le reti dei bracconieri e i fucili dei cacciatori, non è attualmente una specie a rischio.
Il pettirosso migra dal Nord Europa al Mediterraneo
Distribuito in tutta Europa e in buona parte del bacino del Mediterraneo, il pettirosso (Erithacus rubecula) è una specie prevalentemente migratrice a corto raggio (ossia si spostano in Europa e all'interno del bacino Mediterraneo). La strategia migratoria di questo uccello è complessa in quanto le popolazioni di pettirosso che in estate nidificano in Nord Europa, in Paesi come la Scandinavia e La Finlandia, compiono una migrazione autunnale obbligata e percorrono migliaia di chilometri per poter raggiungere prima dell’inverno i distretti più meridionali del Mediterraneo. Le popolazioni dell'Europa centrale compiono migrazioni relativamente brevi, mentre quelli che si riproducono nei territori con clima mite come la Spagna e la Grecia sono tutti uccelli stanziali. È comunque una specie capace di adottare strategie per minimizzare il tempo di migrazione.
Alle nostre latitudini e nelle zone di pianura la presenza del pettirosso è associata alla stagione fredda. In Italia arriva come migratore, svernante, ma è anche nidificante, quindi sosta per riprodursi. La nostra penisola ha anche funzione di crocevia per esemplari provenienti da zone geografiche molto lontane. I pettirossi viaggiano di notte e sostano in diverse località per un tempo variabile da poche ore a più giorni. Durante la sosta, soprattutto i giovani, accumulano grasso e aumentano rapidamente di peso in modo da poter affrontare le tappe successive del viaggio.
In generale, gli uccelli migratori riescono a orientarsi grazie a particolari “bussole interne” legate alla posizione del Sole o delle stelle oppure al campo magnetico terrestre.
La tecnica dell’inanellamento per tracciare le migrazioni
La tecnica utilizzata a livello internazionale per descrivere le rotte e il comportamento migratorio degli uccelli è l'inanellamento. I pennuti vengono dotati di un leggerissimo anellino metallico con un contrassegno alfanumerico individuale, diciamo quasi una sorta di codice fiscale dell'animale fissato alla zampa. L'anello ovviamente, per caratteristiche e peso, non dà alcun fastidio all'esemplare, ma può essere letto e riletto da un operatore in qualsiasi parte del mondo si trovi l'uccellino. Il rinvenimento del codice consente di tracciare a ritroso la migrazione di ciascun individuo o determinarne i tassi di sopravvivenza sotto l'effetto di svariate minacce fra cui il cambiamento climatico. L’inanellamento presuppone un continuo coordinamento internazionale che in Europa è assicurato dall’EURING.
Caratteristiche e abitudini del pettirosso
Il pettirosso è un piccolo uccello canoro passeriforme appartenente alla famiglia dei Muscicapidi che, nonostante una corporatura piuttosto esile (12-14 centimetri di lunghezza e 13,5 – 24,5 grammi di peso) è un coraggioso difensore del proprio territorio e un abile migratore. Quando deve difendere un buon sito di rifugio o un’area di foraggiamento, si mostra aggressivo nei confronti di altri esemplari gonfiando il piumaggio, saltellando rapidamente e mettendo in evidenza la vistosa colorazione rossa del petto, senza farsi intimidire anche da uccelli di dimensioni maggiori. Si alimenta di insetti (sia a terra che in volo), lumache e lombrichi e in genere le aree di alimentazione vengono scelte proprio se sono vicine a un rifugio sicuro. L'età massima di sopravvivenza degli individui osservata tramite i dati di inanellamento è pari a 17 anni e 3 mesi, ma la media degli esemplari vive molto meno.
Nidifica nei boschi utilizzando fessure e cavità degli alberi, ma si è ben adattato anche a parchi pubblici e giardini in città. Il nido, dove depone da 4 a 7 uova, è a forma di piccola tazza ed è realizzato con muschio, erba e fogliame. La riproduzione avviene, a seconda della latitudine, da inizio aprile fino a fine luglio. Fra i principali predatori delle uova ci sono il ghiro e la martora. Grazie alla sua elevata adattabilità attualmente soffre meno di altre specie i risvolti del cambiamento climatico e di altre minacce, non è in declino numerico e si trova, tutto sommato, in uno stato di conservazione soddisfacente.